Nel 1343 venne edificato il complesso conventuale di Santa Chiara ad opera del giudice Pietro III d’Arborea, eretto su una preesistente chiesa dedicata a San Vincenzo. La chiesa, edificata in forme gotiche, conserva ancora l’antica abside e non pochi avanzi dell’antico monastero. Nell’arcone dell’abside e in un concio situato nella facciata della chiesa, sopra la porta d’ingresso, sono ancora evidenti gli emblemi della famiglia regnante. Tra i preziosi frammenti di affreschi trecenteschi conservati all’interno, uno sembra riprodurre il giudice Mariano IV, che pone il primogenito, futuro giudice Ugone III, sotto la protezione della Santa. Si conserva inoltre l’importante iscrizione del 1348 che ricorda la sepoltura nel complesso claustrale di Costanza di Saluzzo, moglie del giudice Pietro III. A partire dalla erezione del convento i giudici arborensi stabiliranno un rapporto particolare con il monastero e con la chiesa, da alcuni definita cappella palatina. È del 1356 il documento del pontefice Innocenzo VI che autorizza Timbora di Roccabertì, moglie del Giudice Mariano IV, ad avere libero accesso nel monastero, in compagnia delle due figlie Eleonora e Beatrice, per sette volte l’anno. Con un documento datato 19 aprile 1369, il sovrano Mariano IV fece al monastero una larga donazione annuale in favore di 13 suore, destinando al servizio religioso due suoi cappellani. L’archivio del convento custodisce documenti preziosi, sigilli di abbadesse e registri contabili del XV e XVI secolo