04 settembre 2023
Nella scorsa newsletter di fine maggio vi avevamo proposto un sondaggio su quale fosse il vostro Bene FAI preferito.
Oggi siamo qui a raccontarvi il vincitore, ma vogliamo anche proporvi qualche riflessione sul vostro Bene del FAI più amato, e in generale sulla fragilità che accompagna alcuni Beni della Fondazione.
Il Bene del FAI preferito da voi volontari è dunque Villa del Balbianello, la romantica ed elegante dimora del XVIII secolo edificata su una penisola che si estende sul ramo sinistro del Lago di Como, lasciata in eredità al FAI da Guido Monzino nel 1988.
La Villa è il più visitato fra i Beni della Fondazione (170.000 visitatori all’anno) ed è molto amato anche dal turismo straniero.
A inizio agosto, però, il FAI ha dovuto prendere una decisione importante, quella di contingentare gli ingressi alla Villa per la prima volta nella sua storia: una scelta dolorosa ma necessaria per tutelare il Bene da un eccesso di turismo che si riversa sempre più sul Lago di Como e che non solo mette a serio rischio la conservazione di un bene culturale come questo, obbligando a manutenzioni sempre più frequenti e onerose, ma danneggia anche la sua immagine, il suo valore immateriale, perché snatura il luogo, banalizza la sua storia e ne attenua il fascino. A risentirne alla fine è la qualità della visita, che rischia di impoverirsi e di perdere il significato di esperienza culturale, suggestiva e formativa, per come la intende il FAI.
I Beni del FAI sono luoghi speciali di particolare bellezza da vivere ogni giorno, ma proprio per questo motivo sono anche fragili, delicati e sottoposti, come tutta Italia, a eventi metereologici estremi legati al cambiamento climatico.
Il 31 maggio proprio Villa del Balbianello è stata seriamente colpita da venti fortissimi e una grandinata mai vista che hanno letteralmente devastato il giardino. «La situazione è stata molto complicata, ma per fortuna non ci sono stati danni permanenti. Siamo stati tutti al lavoro dall’alba anche con il supporto di aziende esterne», ha raccontato Giuliano Galli, Area Manager – FAI Lombardia Prealpina. «Purtroppo abbiamo dovuto ricomprare e rimettere tutte le fioriture stagionali, ripristinare il fondo dei vialetti, il ghiaino, far pulire e controllare tutti i tetti, e molto altro ancora. Nel giorno di chiusura ci si è impegnati per garantire la riapertura al pubblico il giorno successivo. Eventi meteorologici avversi come questo saranno purtroppo sempre più frequenti».
Con l’inizio dell’estate vi è stata un’escalation di eventi estremi: il 23 giugno è stata infatti la volta dell’alluvione in Umbria, che ha provocato l’esondazione del torrente Tescio, causando ingenti danni al Bosco di San Francesco: allagamenti, fango e smottamenti. L’esondazione ha colpito l’area oltre il ponte di Santa Croce, spazzando via il sentiero che costeggiava la sponda destra del fiume, occludendo anche il sentiero che a sinistra conduce all’installazione di Michelangelo Pistoletto Terzo Paradiso. Torre Annamaria e gli attigui scavi archeologici sono stati ricoperti dal fango, gli oliveti sono stati in parte distrutti e in parte danneggiati, l'area picnic è stata per metà cancellata e anche le arnie delle api sono state travolte.
A luglio, invece, due trombe d’aria hanno provocato danni in Veneto e Lombardia: a Villa dei Vescovi per fortuna, dopo un pronto intervento dello staff, si è potuta riprendere la regolare attività, mentre Villa Necchi Campiglio è stata la più colpita: alle prime ore del 25 luglio il giardino appariva irriconoscibile, travolto dall’onda d’urto del violentissimo nubifragio che ha travolto Milano verso le 4 del mattino. Il vento, che ha soffiato a quasi 100 chilometri orari, ha spezzato gli enormi rami del platano che, cadendo sulla casa del custode, ne hanno fatto crollare il tetto, fortunatamente senza feriti. La tempesta, accompagnata da fulmini continui, ha sradicato altri due alberi, abbattuto piante e scagliato nel giardino detriti di ogni tipo.
Luca Dell’Acqua, il giardiniere della Villa, ha commentato con poche parole: «Il lavoro degli ultimi sei anni è svanito in pochi minuti».
Dunque anche nei Beni FAI la crisi ambientale si tocca con mano. Tuttavia sono molte le iniziative nei Beni sia di mitigazione che di adattamento al cambiamento climatico, che li vedono come veri e propri “laboratori” per reagire alla crisi: «Facciamo in modo di essere da esempio con iniziative virtuose, ma il problema non si risolve nell’immediato, ci vorrà tempo. Nel mentre dobbiamo cercare di adattarci anche selezionando per i nostri Beni realtà botaniche adatte alle nuove condizioni atmosferiche», ha commentato Giuliano Galli dopo la grandinata a Villa del Balbianello.
La varietà straordinaria dei Beni FAI, dalle Alpi alla Sardegna, dai pascoli alle zone umide, dal Negozio Olivetti in Piazza San Marco a Venezia al Giardino della Kolymbethra nella Valle dei Templi di Agrigento, consente di approfondire i diversi effetti del cambiamento climatico che minaccia gli ecosistemi naturali, la biodiversità e le colture tradizionali, ma anche i paesaggi urbani e i monumenti storici: la salute dell’ambiente e la nostra.
Insieme a #salvailsuolo e #salvalacqua il FAI rafforza oggi la sua campagna di sensibilizzazione e attivazione sul tema urgentissimo del cambiamento climatico: #FAIperilclima.
Il tempo per agire è adesso, ricordiamocelo sempre.
nei Beni FAI tutto l'anno
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