26 luglio 2023
Alle prime ore del 25 luglio il giardino di Villa Necchi appariva irriconoscibile, travolto dall’onda d’urto del violentissimo nubifragio che ha spazzato la città verso le 4 del mattino.
Il vento, che ha soffiato a quasi 100 chilometri orari, ha spezzato gli enormi rami del platano che, cadendo sulla casa del custode, ne hanno fatto crollare il tetto, fortunatamente senza feriti. La tempesta, accompagnata da fulmini continui, ha sradicato altri due alberi, abbattuto piante e scagliato nel giardino detriti di ogni tipo.
Luca Dell’Acqua, il giardiniere della Villa, ha commentato con poche parole: «Il lavoro degli ultimi sei anni è svanito in pochi minuti».
Oltre al tetto della casa del custode sono rimaste danneggiate anche le strutture della Villa. Le raffiche ne hanno divelto parte della grondaia e le forti piogge hanno allagato il basement.
«I danni sono ragguardevoli – afferma Marco di Luccio, Direttore dei Beni FAI – considerando il valore storico e naturalistico di un giardino come questo, a cui dedichiamo le stesse meticolose cure che riserviamo alle opere d’arte che la residenza custodisce. Le piante e gli alberi che lo compongono sono parte del patrimonio che quotidianamente tuteliamo. È grave il crollo parziale del tetto della casa del custode, un edificio storico compreso nell’originario complesso della Villa e progettato anch’esso dal Portaluppi. Da questa notte tutto il personale di Villa Necchi è all’opera per ripulire, rimettere ordine e, per quanto possibile nell’immediato, riparare i danni. Avremo modo di valutare a breve anche l’impatto economico a cui la Fondazione dovrà fare fronte per ripristinare le strutture e le aree verdi, e contiamo di accogliere i visitatori in sicurezza già da questa settimana».
I cambiamenti climatici hanno tropicalizzato il meteo del nostro Paese. L’Italia, già esposta strutturalmente a frane e alluvioni, è diventata un luogo ancora più delicato, e i Beni del FAI vivono la fragilità del territorio italiano, come testimoniano la recente alluvione del torrente Tescio nella piana del Bosco di San Francesco ad Assisi o il versante franato a Parco Villa Gregoriana a Tivoli.
Non si tratta più di un nubifragio in sé ma al contrario del susseguirsi di quelle che vengono ormai definite le «frustate del clima», eventi estremi e frequenti di segno diverso quando non opposto.
Di fronte a un fenomeno ormai conclamato, oggi è dunque necessario concentrarsi su mitigazione e adattamento, cioè sulle misure da mettere in campo per frenare l’innalzamento delle temperature e per difenderci dalle conseguenze del riscaldamento globale.
Ancora una volta appare evidente come mitigazione e adattamento debbano trovare quelle applicazioni strutturali che garantiscano la sicurezza dei territori in momenti cruciali come quelli che stiamo vivendo: per citare le cronache odierne, incendi, prolungate siccità e ondate di calore, «tempeste tropicali», esondazioni e frane.
I cambiamenti climatici rendono sempre più ricorrenti gli eventi calamitosi e sempre più precario l'ambiente in cui viviamo.
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