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Il Museo del Compito si colloca nel luogo dove in età romana sorgeva un piccolo abitato: col termine Compitum gli antichi erano soliti indicare un incrocio di strade pertanto la via Emilia si doveva in questo punto incrociare con un'altra strada che scendeva dalle colline. Chi risiedeva al Compito erano persone modeste, considerata la tipologia dei corredi rinvenuti nella necropoli rintracciata nel 1995, anche se, lungo la Via Emilia, dovevano essere collocate anche alcune tombe monumentali appartenute a personaggi di spicco.
A partire dal 1930 fu iniziata dal sacerdote Don Giorgio Franchini, cui oggi è intitolato il Museo, l'opera di raccolta dei materiali archeologici emergenti dai terreni del Compito, che trovarono una prima collocazione nei locali della canonica della Pieve di S. Giovanni. I ritrovamenti, col passare degli anni, si moltiplicarono e Don Franchini costituì una raccolta significativa, che contava al suo interno frammenti architettonici e scultorei, terrecotte figurate, centinaia di monete, bronzetti, vetri, ceramiche e reperti fossili e osteologici. Il Museo subì un grave furto nel 1978 e perdette molti dei suoi più importanti reperti. Chiuso per vent'anni, è stato riaperto al pubblico nel 1998, nell'attuale sede, a poca distanza dalla Pieve.
L'esposizione attuale segue un percorso cronologico puntuale, a testimonianza di una frequentazione dell'area già a partire dell'età preistorica. La vita in questa località si intensificò in età protostorica dato l'importante ritrovamento di 12 fornaci per ceramica dell'età del ferro, una delle quali è oggi musealizzata, le altre visibili ancora in situ. Il massimo sviluppo dell'abitato tuttavia si fa risalire all'età romana, tra la fine della repubblica e i primi due secoli dell'impero: il vicus del Compitum doveva essere dotato di vari servizi, probabilmente un luogo di culto, alcune locande, abitazioni, edifici pubblici e sicuramente una necropoli. L'abitato declina nel V/VI secolo d.C., quando la popolazione si rifugia nell'attuale area collinare di Castelvecchio. Tuttavia, come dimostrano le numerose tombe rinvenute in occasione di scavi di emergenza, non c'è mai stata una vera e propria soluzione di continuità nella frequentazione di questo luogo, che ebbe sicuramente dal VII secolo in poi un grossa importanza in ambito cristiano.
Nelle Giornate FAI sarà possibile scoprire lo spazio museale del Museo del Compito e la Pieve di San Giovanni in Compito attraverso il racconto dei Giovani Ciceroni. All'interno del Museo Archeologico il percorso partirà dalle prime tracce di frequentazione della zona del Compito a partire dall'età neo-eneolitica (IV-III, millennio a.C.), passando per i reperti dell'età del ferro fino ad arrivare all'età romano repubblicana. Saranno inoltre presentati i ritrovamenti dei recenti scavi del 2018, comprendenti la tomba principesca di epoca preromana e la sepoltura della ricca compitana di età romana. Durante il fine settimana delle Giornate Fai sarà possibile visitare la vicina Pieve di San Giovanni in Compito, che da sempre è considerata il primo Museo del Compito, poiché sia in facciata sia all'interno compaiono diversi materiali antichi di reimpiego. Durante la visita sarà possibile osservare anche i pregevoli capitelli e l'acquasantiera di tipo cubico dell'XI secolo e sarà posta particolare attenzione ai materiali di recupero in essa contenuti quali frammenti di mosaico, vari elementi lapidei e la parte superiore di un letto funebre.
Venerdì 22 marzo alle ore 20:45, Inaugurazione delle Giornate FAI di Primavera con Conferenza “La Basilica Sancti Petri. Dalle fonti scritte ai ritrovamenti archeologici” presso il Museo del Compito (evento libero fino ad esaurimento posti)
Domenica 24, ore 17:00, Concerto della Scuola di Musica Secondo Casadei di Savignano sul Rubicone, presso la Pieve di S. Giovanni in Compito (evento gratuito)