26 agosto 2022
Il panorama dei boschi del FAI compone un mosaico rappresentativo della ricchezza e della varietà del capitale naturale del nostro Paese: dai boschi alpini alle aree boschive lungo l’Appennino, fino alla macchia mediterranea; dalle maestose foreste con alberi centenari ai più giovani boschi cedui. I boschi sono ambienti naturali complessi e intrecciano parte della loro storia con quella dell’uomo, in un alternarsi di lotta e pacificazione: l’uomo ne è predatore e creatore insieme, ma, oggi, è nella gestione sostenibile che si favorisce l’efficienza funzionale del bosco, prevenendo rischi, migliorando la biodiversità e riducendo i danni. Questa è l’azione del FAI.
Tra i principali rischi per i boschi vi sono gli incendi, il consumo di suolo che non risparmia le aree protette, il dissesto idrogeologico e il cambiamento climatico con l’avvicendarsi di eventi meteorologici straordinari, come la Tempesta Vaia dell’ottobre del 2018. Non ultimo, lo spopolamento delle aree interne con l’abbandono dei coltivi, boschi inclusi, sostituiti dalle monoculture lignee in pianura.
I boschi sono una grande risorsa: per aiutarci a comprenderne il valore, si usa un sistema di calcolo in grado di fornirne una valutazione in milioni di euro, grazie all’analisi dei servizi ecosistemici. Infatti, gli ecosistemi, attraverso la biodiversità, producono beni e funzioni che diventano servizi ecosistemici, nel momento in cui generano benefici diversi e tutti indispensabili per la sopravvivenza e il benessere dell’uomo sul Pianeta. I servizi ecosistemici calcolano i benefici sociali, produttivi ed ecologici: dal ruolo svolto dal bosco per la mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico o al dissesto, al ciclo dell’acqua, dei nutrienti e la formazione del suolo, al beneficio per le economie dei territori (produzione di legno, acqua e cibo) e per la nostra salute fisica e mentale, oltre al valore culturale, storico e paesaggistico.
I boschi del FAI sono rappresentativi della ricchezza del patrimonio di natura dell'Italia da nord a sud. Si parte dai boschi alpini, intervallati da prati a pascolo, che troviamo a Monte Fontana Secca a Quero Vas (BL) e all’Alpe Pedroria e Madrera a Talamona (SO). Qui il FAI sta svolgendo un'azione di recupero per ricomporre il mosaico del paesaggio alpino che rappresenta non solo un habitat di tante specie sia vegetali che animali, ma anche un valore culturale.
Il paesaggio delle nostre montagne, infatti, non è un ambiente naturale selvaggio, ma è il frutto di una secolare interazione dell’uomo che da sempre ha gestito i boschi se non addirittura li ha creati. È il caso di Oasi Zegna, Bene patrocinato dal FAI dal 2014 in provincia di Biella. Qui, grazie a un piano di gestione sostenibile si sta intervenendo su un patrimonio arboreo, piantato negli anni Trenta del secolo scorso per volere di Ermenegildo Zegna, diversificando le specie, la struttura, l’età e scegliendo le varietà più idonee a fronteggiare le attuali condizioni climatiche.
Scendendo lungo l’Appennino troviamo il Bosco di San Francesco, che si estende ai piedi della Basilica del Santo d’Assisi: qui il FAI ha avviato un piano di gestione sostenibile intervenendo sul bosco ceduo (il bosco da taglio destinato in passato all’approvvigionamento del legname) per favorire una maggiore resilienza del bosco rispetto al cambiamento climatico; specie come il carpino nero, ad esempio, mostrano difficoltà a sopravvivere a causa delle sempre più frequenti ondate di calore estive; vanno dunque rimosse le piante morte o in sofferenza che minano la sicurezza del percorso di visita, a favore di specie maggiormente resilienti.
Ancora diverso è il caso di Parco Villa Gregoriana, Bene del FAI a Tivoli, un bosco creato nel 1832 da papa Gregorio XVI intorno a una grandiosa opera di ingegneria idraulica progettata per contenere le esondazioni dell’Aniene. Un patrimonio fragile: le piogge intense lo scorso inverno, unite a una gelata improvvisa, hanno causato il cedimento di una porzione di un versante, con il crollo di 40 metri cubi di roccia, un danno recuperato nel giro di pochi mesi grazie a tutti gli italiani che hanno partecipato all’appello lanciato dal FAI e ai preziosi contributi di Kuwait Petroleum Italia, di Fondazione Angelini e al sostegno di Sara Assicurazioni.
Ancora più a sud del Paese, in Campania a Massa Lubrense (NA), si incontra la macchia mediterranea della Baia di Ieranto, donata al FAI nel 1986 da Italsider dopo la dismissione del sito industriale, sottratta a minacce di speculazione, oggetto di un importante recupero ambientale e oggi area naturale protetta.
Infine, in Calabria, i Giganti della Sila (CS). Questo maestoso bosco ultracentenario, affidato in concessione al FAI nel 2016, è oggi una Riserva Naturale Guidata Biogenetica all’interno dell’omonimo Parco Nazionale. Qui pini, larici e aceri montani piantati nel Seicento dai Baroni Mollo sono diventati centenari: gli aceri montani hanno alla base un tronco di circa 2 metri di diametro e il pino di maggiori dimensioni ha un diametro di 187 cm per 43 metri di altezza. In questo caso, nella Riserva nulla può essere toccato per lasciare alla natura il suo corso spontaneo, oggetto di studio e fonte di conoscenza continua.
Il Bosco «Carmela Cortini» di Valzo, donato al FAI nel 2021 da Franco Pedrotti, professore emerito dell'Università degli Studi di Camerino in memoria della moglie, copre un’area di 32 ettari all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Si tratta di un bosco ceduo, tra gli 800 e i 1.100 metri di altitudine, formato da roverella, con presenza di carpino nero, cerro, castagno, leccio e – nella parte più alta – anche faggio, a cui si aggiunge una variegata componente arbustiva, principalmente ginestra e ginepro. Qui il FAI, in coerenza con i vincoli testamentari, lascerà che gli alberi seguano il loro ciclo naturale completo – dal seme allo sviluppo della pianta fino alla caduta – sperimentando così la trasformazione spontanea in un bosco di alto fusto.
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