
In caso di particolare affluenza l’ingresso al luogo potrebbe non essere garantito.
Il Palazzo occupa un intero isolato posto tra la Piazza Umberto - già denominata nel Medio Evo Piano di San Giuliano, oppure Malfìtania per la presenza dei " Banchi" dei banchieri di Amalfi, e successivamente "Piazza della Foglia", per la presenza di un mercato di vegetali - la via Taranto e la via Infermeria così chiamata in quanto vi si affacciava l'Infermeria dell'Ospedale dei Fatebenefratelli.
Appartenne ai primi del ‘600 ai Bubeo e poi ad una delle più antiche e potenti famiglie baronali di Caltagirone: i Bonanno Chiaramonte baroni di Rosabia e di Gigliotto. Nel 1818, elevata Caltagirone a sede vescovile nel 1816, Silvio Bonanno, principe di Linguaglossa, dà in locazione il palazzo al primo Vescovo di Caltagirone, per cui fu sede dell'Episcopio dal 1818 al 1868, e da cui le denominazioni di "Stanza del Vescovo" di una salette del piano nobile, e di Volta del Vescovo per l'accesso al cortile del piano terra. Nel 1868 venne acquistato dal Notaio Giuseppe Libertini, barone di San Marco. Nel 1980 venne acquistato dal Comune e restaurato tra 2011 e 2013. Ospita gli Uffici dei Musei civici e dell'Assessorato ai BB.CC.
Costituito dall'accorpamento di diverse unità edilizie (elementi superstiti su via Infermeria, all'interno del cortile e nella base della balconata sulla Piazza), fastoso era il palazzo, i cui interni vengono lodati dal viaggiatore settecentesco inglese Henry Swinburne, ospite del barone che lo descrive "Vasto e comodo, diviso secondo il gusto moderno, e arredato con una eleganza che non sarebbe affatto fuori posto nelle capitali europee". Di quell'epoca rimangono la successione dei saloni di rappresentanza e alcuni affreschi, nella così detta Stanza del Vescovo e nella volta della Sala gialla. Giuseppe Libertini affidò al valente architetto Gesualdo Montemagno, formatosi culturalmente, come borsista stipendiato dal Comune di Caltagirone, a Siena, e Firenze, la riconfigurazione dei prospetti su via Taranto e sulla piazza, rimasti incompiuti. Il barone fece anche realizzare i cicli pittorici delle volte delle sale di rappresentanza, dipinti a tempera sopra gli affreschi settecenteschi oggi in qualche parte visibili per la caduta di quelli a tempera.
L'apertura nelle Giornate FAI prevede, oltre alla visita guidata all'esterno e all'interno dell'edificio, l'illustrazione degli affreschi e delle tempere dipinti sulle volte e sui muri delle sale di rappresentanza.
Istituto Superiore " Secusio" di Caltagirone
nei Beni FAI tutto l'anno
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