In caso di particolare affluenza l’ingresso al luogo potrebbe non essere garantito.

La parte meridionale del territorio gussaghese è tutta pianeggiante se non per la breve collinetta di Sale, ai cui piedi sorge palazzo Caprioli Baratti. L'imponente costruzione si distingue anche da lontano tra le verdi alberature del giardino e la lunga cinta muraria. Parcheggio nei pressi del palazzo.

I Caprioli, investiti del feudo di Capriolo dall'imperatore Arrigo III nel 1036, fecero parte dell'antica nobiltà bresciana e entrarono nel consiglio cittadino. Nei sec. XIV e XV il loro potere e ricchezza, basati su vasti possedimenti terrieri, crebbero tramite prestazioni militari e matrimoni importanti. Nel 1533 furono nominati conti palatini da Carlo V. Il più celebre è Tomaso, generale nell'esercito dell'imperatore Rodolfo II (1593-1606). Ebbero diverse dimore, sia in città (palazzo di via Marsala), sia nel contado. A Gussago acquisirono terreni e palazzo tramite il matrimonio di Bartolomeo con Benvenuta Rovedo/Rovati (circa 1460). Nell'800 Camilla Caprioli sposò il dottor Filippo Grasso ed ora tramite discendenza femminile è proprietà della famiglia Baratti.

L'edifico, costruito in vari tempi secondo le necessità, ha come elemento unitario il marcato cornicione sotto gronda. Iniziato nel sec. XV, poi ampliato e nel ‘700 arricchito del salone da ballo. È la tipica abitazione del signore potente e, pur non essendo un castello, conserva molti tratti di una costruzione difensiva. Non ostenta eleganza ma mostra un tono sicuro di singolare distinzione. Non ha portici né loggiati, le porte sono poche e strette; le finestre alte da terra e munite di inferriate. Accentuano il carattere militare le due torri quadrate della facciata sud con al loro interno scale a chiocciola di sapore medievale. Dal solenne portale d'ingresso si entra in un vasto cortile e poi si accede immediatamente - cosa singolare - nel vasto salone da ballo. La volta, dipinta nella prima metà del XVIII sec. con decorazione attribuita a Amigoni e Zugn, celebra l'apoteosi della casata con le allegorie della Fama e del Tempo e gli stemmi dei Caprioli e dei Martinengo. Grande camino in pietra con cariatidi e bella trave a metope. Una scenografica scala a due rampe, con ringhiera in ferro battuto in parte dorata, porta al piano rialzato, dove si susseguono sale con soffitti a cassettoni del sec. XVI.

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La visita si concentra sul grande salone, prosegue attraverso il bel giardino e si conclude con la chiesetta di S. Adriano, aperta solo in occasione della festa del santo, un tempo dedicata S. Maria della Passione. La bella stele funeraria neoclassica del 1829, di evidente ispirazione canoviana, nell'iscrizione ricorda la tragica fine di Tom Luigi morto a 29 anni per le ferite riportate durante una battuta di caccia nell'autunno del 1821. Sull'altare, al posto del quadro di Francesco Zugno, ora si trova una moderna crocifissione di Adriano Grasso Caprioli. L'opera ripropone il classico soggetto secondo l'interpretazione personale del pittore che scompone le figure, usa colori tenui con stesura piatta, mantenendo movimento e drammaticità con l'aggiunta di un tema a lui carissimo, quello del cavallo.

Testo scritto da Gruppo FAI di Ebino Franciacorta

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