
In caso di particolare affluenza l’ingresso al luogo potrebbe non essere garantito.
La scuola, che occupa l'antico convento di San Clemente, si trova centro storico della città, nel cuore della civitacula vetus, all'interno dei confini di quella che era la Brixia romana. Il complesso sorge in un'area decisamente antropizzata, per la presenza sia dei palazzi nobiliari delle famiglie più antiche della città, sia di complessi religiosi. Non lontano c'è la chiesa di Sant'Angela Merici, antica basilica martyrum. Proprio l'antichità di questo culto ha probabilmente "attratto" l'edificazione di luoghi sacri, che si sono nei secoli concentrati nell'arco di poche centinaia di metri.
Nel 1516 Venezia emana la famosa ordinanza della "spianata" che prevede l'abbattimento, fra gli altri, della chiesa domenica di San Fiorano ai Ronchi, che era stata già fortemente danneggiata durante il conflitto. A due monaci di San Fiorano viene affidata dal vicario vescovile Capironi la cura di san Clemente e dei suoi parrocchiani. La manovra non piacque ai Deputati pubblici e i nostri monaci furono cacciati a Sant'Eufemia, ma non si diedero per vinti. Tanto fecero che nel 1519 grazie a una bolla di Leone X tornarono a pieno titolo a San Clemente. Il convento vive la sua vita fino al 1770, quando viene soppresso, la chiesa, invece, rimane parrocchiale. Nel 1837 si aprì nella sale del secondo chiostro il primo asilo infantile per iniziativa del nobile avvocato Saleri.
Il chiostro grande che è caratterizzato dalla presenza del cosiddetto capitello composito a campana scanalata e rudentata, una tipologia tipicamente lombarda (impiegato nei suoi prototipi da Michelozzo e da Leon Battista Alberti alla fine del '400 e, a Brescia, per la prima volta presso palazzo Maggi al teatro romano). Se nel chiostro di Santa Giulia, a Brescia, troviamo la rosetta a cinque petali, qui troviamo quella a quattro petali, ampiamente attestata nella Brescia malatestiana. Si riconosce una serie più antica, relativa alle colonne del portico occidentale, che nasce contemporaneamente alla muraglia d'ambito est della chiesa, ormai datata con sicurezza al 1536-37. Nelle lunette corrispondenti alle arcate sul muro di confine del cancelliere di casa Ganassoni, si intravedono altri episodi sacri, ma di sapore diverso, ove prevalgono i toni caldi del giallo e del rosso, datati da Begni Redona agli ultimi decenni del XVI secolo. In tutto il complesso sono sparse tracce dell'antica struttura affiancate da eleganti opere ottocentesce dovute al graduale adattamento dal complesso alla funzione scolastica, in particolare spiccano alcuni camini in pietra rosa, e alcuni soffitti lignei cassettonati recentemente recuperati.
Il gruppo viene accolto nella piazzetta antistante alla scuola, spazio che probabilmente, in origine, era il sagrato dell'oratorio di Santa Cecilia, antico nucleo religioso attestato nella pergamena del 954. Si entra dunque nel chiostro grande per osservarne i dettagli e le importanti tracce artistiche. Da qui si prosegue negli ambienti interni e la prima è l'aula della musica che presenta un bel camino di marmo rosa e una graziosa finestra ovale decorata in ferro battuto che guarda nel chiostro; il percorso procede nella sala che vede due grandi colonne di stile dorico-tuscanico, frutto dei lavori di restauro fatti nell'800 quando l'antica "sindacaria" o sala del capitolo venne modificata per essere adattata ad aula scolastica del nuovo asilo "Saleri". Di seguito si visiterà l'attuale palestra, che era l'antico refettorio, in origine a doppia altezza, in cui si possono osservare delle imponenti colonne di ordine dorico-tuscanico.Dalla palestra si vede la bugadera, antico nucleo originario del complesso, risalente al XV secolo. La visita continua con altre aule. In particolare spicca la prima, detta del camino, è dotata di un soffitto ligneo a cassettoni.
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