CAPPELLA DEL SIMONINO | ph. FAI | © Ph. Luca Chiaudano © FAI

Aula del Simonino

Un luogo in cui ascoltare una storia del 1475, che ha molto da insegnare ai cittadini di oggi e di domani

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Aula del Simonino

tipologia

Bene aperto al pubblico

L'aula, situata all’interno di Palazzo Bortolazzi Larcher Fogazzaro di Trento, è stata lasciata in eredità al FAI nel 2018 da Marina Larcher Fogazzaro.

L’Aula del Simonino, finora nota come Cappella del Simonino, situata all’interno di Palazzo Bortolazzi Larcher Fogazzaro, in Via del Simonino, nel centro storico di Trento, è stata donata al FAI da Marina Larcher Fogazzaro nel 2018, perché fosse restaurata e valorizzata.

Dopo i primi lavori di restauro, dapprima sulla facciata del Palazzo, scoprendone così le finestre quattrocentesche e restituendo colore e leggibilità alle figure e alle iscrizioni dipinte nel Settecento, la Fondazione ha riallestito lo spazio interno per realizzare un progetto di valorizzazione culturale inedito e originale, che consiste in un “racconto sonoro” dedicato alla vicenda del piccolo Simone da Trento. Il pubblico, seduto su panche lignee come quelle di un coro, ascolterà in cuffie wireless, concepite per offrire un audio di elevata qualità, una narrazione di circa 20 minuti, informativa, didattica, ma anche di grande suggestione e con particolare effetto immersivo, ideata e curata dal FAI, affidata alla voce dell’attrice trentina Daria Deflorian e prodotta da Chora Media.

Qui, infatti, dov’era la sua casa natale – come chiarisce l’iscrizione in facciata -, si trovava nel Settecento, e probabilmente ancor prima, la “Cappella del Simonino”, cioè Simone Lomferdorm, un bambino di poco più di due anni, trovato morto il 24 marzo del 1475 nel fossato di una casa lungo l’Adige di proprietà di un ebreo, e protagonista suo malgrado di una incredibile storia di antisemitismo, intolleranza religiosa e ingiustizia, che merita di essere ricordata e raccontata.

Le autorità cittadine di allora, infatti, in nome di uno storico odioso pregiudizio antiebraico, alimentarono la falsa credenza dell’omicidio rituale, ovvero accusarono gli ebrei di aver ucciso il bambino per ricavarne il sangue da usare nel rito della Pasqua. Il piccolo Simone divenne così, fin da subito, un martire cristiano, e poi ufficialmente un beato, popolarissimo destinatario di un culto vero e proprio, con luoghi deputati, come questa ex Cappella, processioni annuali e un campionario...

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Questo luogo è uno dei Beni che il FAI ha restaurato con cura e aperto al pubblico, perché tutti possano scoprirlo e amarlo.

Per mantenerlo intatto e curarlo in modo adeguato, questo luogo - come tutti gli altri salvati dal FAI - necessita di un’attenta manutenzione, sia ordinaria che straordinaria, e periodici interventi di restauro. Inoltre, i costi di gestione che permettono l’apertura al pubblico sono significativi. Per questo abbiamo bisogno di un aiuto concreto da parte di chi, come noi, vuole mantenere vivi per sempre luoghi unici e speciali.

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