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O' BUVERO 'E SANT'ANTUONO (BORGO DI SANT'ANTONIO ABATE)

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NAPOLI

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O' BUVERO 'E SANT'ANTUONO (BORGO DI SANT'ANTONIO ABATE)
Borgo Sant’Antonio Abate a Napoli è un comparto urbano della città afferente i quartieri di San Lorenzo-Vicaria anche se, tuttavia, è paragonabile per densità demografica e per emergenze strutturali ad un quartiere a se stante, anche se di questa funzione non ne ha mai espletata la forma nè giuridica nè ambientale. E' già possibile osservarlo nella pianta di Alessandro Baratta del 1629 tracciato al di qua e al di là di un profondo solco segnato tra il fossato delle mura2 e lo stradone dell’Arenaccia. Una serie di varchi lasciati aperti dall’azione del Risanamento classe 1925 lungo tutto il fronte del Corso Garibaldi, che di fatto taglia in due il Borgo, sia a destra che a sinistra, in direzione di piazza Carlo III, nell’area resa celebre dalla letteratura e dalla mappatura di un territorio che configurerà ai margini con l’Albergo dei Poveri una situazione contestuale controversa. Già sulla carta topografica come nella realtà, il Borgo Sant’Antonio Abate è attraversato da una strada ad andamento sinusoidale, l’attuale vico Lungo a Sant’Antonio Abate, che gli studiosi farebbero corrispondere ad una forma primitiva di canale di raccordo d’acqua piovana affluente dai colli del Campo di Marte, e che poi, sarebbe stata sistemata come strada carrozzabile in età aragonese, e finita per esser poi una delle direttrici di penetrazione interna alla città. C’è anche chi avanza l’idea che la stessa direttrice di penetrazione interna fosse stata in tempi remoti, a sua volta influente sul prolungamento del canalone d’acqua proveniente dalla zona dei Vergini. Ma tutto però resta da ritenersi incerto per la presenza sul posto della chiesa omonima, il fulcro attivo del borgo, punto di permeabilità tra quest’ultimo e la zona delle paludi napoletane all’altezza dell’area che verrà poi occupata dal gigantesco Albergo dei Poveri, nell'ultimo tratto di Via Foria e dall’altro lato dalla chiesa di Sant’Anna a Porta Capuana. Dall'altro lato invece, chiude la sequenza immobiliare le due chiese di San Francesco di Paola, costruita sulla preesistente chiesa di San Sebastiano, che nelle alternate vicende storiche della città consolidata in rapporto al solo borgo di Sant’Antonio Abate, si configura come elemento di testata del comparto e la chiesa di Santa Caterina a Formiello. E’ possibile in definitiva accertare che le quattro chiese anzidette siano le sole emergenze fondamentali del tessuto più antico di questo pezzo di territorio un tempo addossato alle mura della città ancor più antica. Ed è proprio la chiesa di San Sebastiano che anticiperà le trasformazioni urbane che avverranno di lì a poco tra il fronte meridionale e lo sviluppo edilizio interno. Il lato esterno alle costruzioni del Risanamento che affacciano sul Corso Garibaldi, un tempo prima dell’avvento dello stile neorinascimentale, risulterà fino a tutto il Seicento ancora zona profondamente incolta e selvaggia.

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Borgo Sant’Antonio Abate a Napoli è un comparto urbano della città afferente i quartieri di San Lorenzo-Vicaria anche se, tuttavia, è paragonabile per densità demografica e per emergenze strutturali ad un quartiere a se stante, anche se di questa funzione non ne ha mai espletata la forma nè giuridica nè ambientale. E' già possibile osservarlo nella pianta di Alessandro Baratta del 1629 tracciato al di qua e al di là di un profondo solco segnato tra il fossato delle mura2 e lo stradone dell’Arenaccia. Una serie di varchi lasciati aperti dall’azione del Risanamento classe 1925 lungo tutto il fronte del Corso Garibaldi, che di fatto taglia in due il Borgo, sia a destra che a sinistra, in direzione di piazza Carlo III, nell’area resa celebre dalla letteratura e dalla mappatura di un territorio che configurerà ai margini con l’Albergo dei Poveri una situazione contestuale controversa. Già sulla carta topografica come nella realtà, il Borgo Sant’Antonio Abate è attraversato da una strada ad andamento sinusoidale, l’attuale vico Lungo a Sant’Antonio Abate, che gli studiosi farebbero corrispondere ad una forma primitiva di canale di raccordo d’acqua piovana affluente dai colli del Campo di Marte, e che poi, sarebbe stata sistemata come strada carrozzabile in età aragonese, e finita per esser poi una delle direttrici di penetrazione interna alla città. C’è anche chi avanza l’idea che la stessa direttrice di penetrazione interna fosse stata in tempi remoti, a sua volta influente sul prolungamento del canalone d’acqua proveniente dalla zona dei Vergini. Ma tutto però resta da ritenersi incerto per la presenza sul posto della chiesa omonima, il fulcro attivo del borgo, punto di permeabilità tra quest’ultimo e la zona delle paludi napoletane all’altezza dell’area che verrà poi occupata dal gigantesco Albergo dei Poveri, nell'ultimo tratto di Via Foria e dall’altro lato dalla chiesa di Sant’Anna a Porta Capuana. Dall'altro lato invece, chiude la sequenza immobiliare le due chiese di San Francesco di Paola, costruita sulla preesistente chiesa di San Sebastiano, che nelle alternate vicende storiche della città consolidata in rapporto al solo borgo di Sant’Antonio Abate, si configura come elemento di testata del comparto e la chiesa di Santa Caterina a Formiello. E’ possibile in definitiva accertare che le quattro chiese anzidette siano le sole emergenze fondamentali del tessuto più antico di questo pezzo di territorio un tempo addossato alle mura della città ancor più antica. Ed è proprio la chiesa di San Sebastiano che anticiperà le trasformazioni urbane che avverranno di lì a poco tra il fronte meridionale e lo sviluppo edilizio interno. Il lato esterno alle costruzioni del Risanamento che affacciano sul Corso Garibaldi, un tempo prima dell’avvento dello stile neorinascimentale, risulterà fino a tutto il Seicento ancora zona profondamente incolta e selvaggia.
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