In caso di particolare affluenza l’ingresso al luogo potrebbe non essere garantito.
Girolamo Bonaparte (fratello di Napoleone) che, dopo aver vissuto nel palazzo dei marchesi Nannarini a Fermo, fece costruire questa Villa in stile neoclassico. Il progetto fu commissionato all'architetto Ireneo Aleandri, al tempo impegnato nella edificazione dello Sferisterio di Macerata, e fu portato a termine dal 1825 al 1829. Bonaparte acquistò terreni e palazzi nell'area designata ad accogliere la sua dimora. Per far posto alla struttura molte abitazioni vennero abbattute e e la sua principale porta d'accesso fu addirittura inglobata nel corpo di fabbrica della villa (ancora visibile).
Bonaparte fece arrivare da Trieste, dove precedentemente risiedeva, i mobili in stile impero e le suppellettili. Di lì a breve arrivarono a Porto San Giorgio tutti i familiari: sua moglie Caterina e 3 figli. Egli, già re di Westfalia, alla caduta del fratello Napoleone aveva scelto la nostra provincia per poter ordire la liberazione del nipote dalla sua dorata prigionia di Schombrunn, rivendicare il trono di Francia ai discendenti di Napoleone, cospirare contro il Papa e i Borbone a Napoli. La Villa divenne così un'importante sede di attività politica. Furono però proprio queste a causare l'allontanamento del Bonaparte, che così vi soggiornò solamente dal 1829 al 1932. La Villa venne espropriata dallo Stato Pontificio e acquistata dal Conte Luigi Pelagallo nel 1837 fino a tempi recenti.
Ha forma ad "U" con cortile quadrato aperto verso ovest e facciata principale rivolta ad est. Un giardino pensile all'italiana a semicerchio con palme, scalinata esterna e viale di lecci. Il prospetto è perfettamente simmetrico con ampio portico a tre arcate sormontato da tre portefinestre (che si aprono su di un piccolo balcone corrispondente al piano nobile della villa), con alla sommità delle mensole che sorreggono dei timpani, sormontate a loro volta da ulteriori tre semplici finestre. Si notano elementi decorativi e fregi con trofei che onorano la guerra e le imprese militari, intervallati tra finestra e finestra. Nel giardino, vasi in marmo con le iniziali di Bonaparte. Sul lato nord dell'edificio una scalinata porta all'orangerie realizzata dall'architetto fermano Giambattista Carducci per la famiglia Pelagallo. Negli spazi interni durante il periodo invernale venivano mantenuti ad una temperatura mite e costante gli agrumi e/o altre piante da frutto (anche esotiche). L'orangerie si sviluppa su tre piani: le stalle, una serra priva di vetri e l'alloggio del custode. La facciata è in bugnato liscio con cinque finestroni a tutto sesto, sormontati da 6 piccole teste leonine.
Nell'ampio parco retrostante, vi è una fontana con un pannello dal soffitto a forma di conchiglia e di fronte ad essa una balconata per il passeggio. All'interno ci sono quattro piani ma esternamente se ne notano tre perché i primi due sono più bassi e si affacciano sotto l'altezza del portico stesso; questo permette al salone d'onore di avere un'altezza di ben otto metri. Dopo un atrio con dei resti lapidei, due rampe portano al mezzanino o verso lo scalone d'onore che conduce al piano nobile. Il piano nobile è organizzato in salone d'onore, sala da pranzo e due piccoli salotti. Le altre sale, poste lungo le ali laterali, hanno una forma esagonale e circolare. Quella circolare, con il pavimento lenticolare più basso al centro di otto centimetri per fungere da cassa armonica, era la sala destinata alla musica. Le decorazioni interne della villa presentano motivi ornamentali a grottesche. Nel salone d'onore troviamo affreschi monocrmomi con gli stemmi reali di Westfalia e del WWurttemberg. Villa Bonaparte è il corpo di fabbrica principale da cui dipendeva la Casetta, o casa del custode di Villa Tinti, come veniva chiamata negli anni '50 la sua dependance.
Apprendisti Ciceroni Liceo Scientifico "T. C. Onesti", Liceo Classico “A. Caro” di Fermo, Liceo Scientifico “Carlo Urbani” di Porto Sant’Elpidio, ITI “G. e M. Montani” di Fermo"