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SANTUARIO NOSTRA SIGNORA DEL DESERTO

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MILLESIMO, SAVONA

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SANTUARIO NOSTRA SIGNORA DEL DESERTO
In questa valle già chiamata del Deserto nel 1500, si trovano solo boschi di castagno, unica risorsa di questo luogo fino al 1950 circa. In questi boschi erano presenti degli essiccatoi, delle piccole case in muratura con all’interno una grata sul quale venivano appoggiate le castagne che si facevano seccare. Proprio su uno di questi essiccatoi, di cui è testimonianza della reale esistenza una parte del muro interno, presente dietro l’altar maggiore, era stata dipinta, da uno sconosciuto, molto rozzamente, la Madonna con il Bambino seduta su di un trono. Questa sacra immagine, con il passare degli anni, è stata ritoccata varie volte, modificandone anche l’aspetto. Nel 1964, grazie al professor Gabriele Cena, è stata riportata alla luce la prima immagine. Nel 1725, la tradizione popolare vuole che la Madonna del Deserto abbia compiuto, tra gli altri, un importante miracolo. Per uno dei sentieri che collega la Liguria con il basso Piemonte, camminava una donna con suo figlio cieco dalla nascita. Quella madre giungeva da Finale Ligure (SV) e doveva raggiungere la città di Ceva (CN), dove aveva saputo che c’era un dottore che curava i ciechi. Alla sera, giunta presso la Madonna del Garbazzo o delle tre fonti, chiamata anche così perché questo luogo è ricco di acqua, e avendo trovato quell’essiccatoio dove poter dormire, si era messa a pregare davanti alla sacra effigie, forse chiedendo aiuto per il lungo cammino che doveva ancora compiere e forse per ottenere la grazia della guarigione. La mattina seguente la donna pregò ancora la Madonna del Deserto e, ripartendo, il figlio, che mai vide, le disse: «Mamma come sei bella!». Ecco il grande miracolo. La donna corse verso la frazione che rimane ai piedi della valle, annunciando il fatto. Si cominciò allora, da ogni luogo, a raggiungere la Madonna del Deserto che ha compiuto e compie ancora ora miracoli e grazie. Già nel 1726 si parlava di 5 - 6 mila persone nei giorni festivi. Nel settembre 1726 venne dato dal Vescovo di Alba, diocesi che comprendeva la Valle del Deserto, il permesso per la costruzione della prima chiesa cui è stato dato il titolo di SS. nome di Maria. Nell'inverno tra il 1726 e il 1727, la chiesetta venne costruita e finita dai fedeli delle zone vicine che lavorarono instancabilmente. Il 22 maggio 1727, lunedì dopo Pentecoste, la chiesa venne benedetta e si celebrò la Prima Messa alla quale partecipò una folla di 5.000 persone. Nel 1796 la Rivoluzione francese danneggiò la chiesetta distruggendo ogni documento storico e incendiando quadri e altri oggetti di pietà e di valore, questo per due volte. Fortunatamente la chiesa si salvò e venne restaurata nelle parti rovinate. Nel 1809 Papa Pio VII, che pernottò anche a Millesimo, concesse l’indulgenza plenaria a quanti confessati e comunicati avessero pregato secondo le sue intenzioni. Per la mancanza di spazio, dovuta alla molteplice folla che giungeva al Santuario, nel 1867 si pensò di costruire un Tempio più grande. Il Santuario attuale, a forma di croce greca, con una navata centrale dove sono disposti otto piloni ad esagono, ai lati due cappelle e con una cupola rotonda alta, da terra, 53 metri, è stato terminato, ma non finito secondo il disegno del geometra Bertero di Carmagnola, nel 1878 grazie al lavoro di tutti i fedeli che giungevano qui al Deserto. Nel 1893 ci fu la prima incoronazione della Madonna e del Bambino, concessa dal Papa sotto la domanda di Monsignor Placido Pozzi, al tempo Vescovo di Mondovì. Per abbellire al meglio il nuovo Santuario, dal 1946 al 1952 il Canonico don Ruffino, all’ora rettore, fece dipingere l’abside dal Maestro Adalberto Migliorati, seguito, dopo la sua morte (1952), da due suoi allievi, i maestri Bruschetti e Belletti, che terminarono la cupola e il cupolino.

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In questa valle già chiamata del Deserto nel 1500, si trovano solo boschi di castagno, unica risorsa di questo luogo fino al 1950 circa. In questi boschi erano presenti degli essiccatoi, delle piccole case in muratura con all’interno una grata sul quale venivano appoggiate le castagne che si facevano seccare. Proprio su uno di questi essiccatoi, di cui è testimonianza della reale esistenza una parte del muro interno, presente dietro l’altar maggiore, era stata dipinta, da uno sconosciuto, molto rozzamente, la Madonna con il Bambino seduta su di un trono. Questa sacra immagine, con il passare degli anni, è stata ritoccata varie volte, modificandone anche l’aspetto. Nel 1964, grazie al professor Gabriele Cena, è stata riportata alla luce la prima immagine. Nel 1725, la tradizione popolare vuole che la Madonna del Deserto abbia compiuto, tra gli altri, un importante miracolo. Per uno dei sentieri che collega la Liguria con il basso Piemonte, camminava una donna con suo figlio cieco dalla nascita. Quella madre giungeva da Finale Ligure (SV) e doveva raggiungere la città di Ceva (CN), dove aveva saputo che c’era un dottore che curava i ciechi. Alla sera, giunta presso la Madonna del Garbazzo o delle tre fonti, chiamata anche così perché questo luogo è ricco di acqua, e avendo trovato quell’essiccatoio dove poter dormire, si era messa a pregare davanti alla sacra effigie, forse chiedendo aiuto per il lungo cammino che doveva ancora compiere e forse per ottenere la grazia della guarigione. La mattina seguente la donna pregò ancora la Madonna del Deserto e, ripartendo, il figlio, che mai vide, le disse: «Mamma come sei bella!». Ecco il grande miracolo. La donna corse verso la frazione che rimane ai piedi della valle, annunciando il fatto. Si cominciò allora, da ogni luogo, a raggiungere la Madonna del Deserto che ha compiuto e compie ancora ora miracoli e grazie. Già nel 1726 si parlava di 5 - 6 mila persone nei giorni festivi. Nel settembre 1726 venne dato dal Vescovo di Alba, diocesi che comprendeva la Valle del Deserto, il permesso per la costruzione della prima chiesa cui è stato dato il titolo di SS. nome di Maria. Nell'inverno tra il 1726 e il 1727, la chiesetta venne costruita e finita dai fedeli delle zone vicine che lavorarono instancabilmente. Il 22 maggio 1727, lunedì dopo Pentecoste, la chiesa venne benedetta e si celebrò la Prima Messa alla quale partecipò una folla di 5.000 persone. Nel 1796 la Rivoluzione francese danneggiò la chiesetta distruggendo ogni documento storico e incendiando quadri e altri oggetti di pietà e di valore, questo per due volte. Fortunatamente la chiesa si salvò e venne restaurata nelle parti rovinate. Nel 1809 Papa Pio VII, che pernottò anche a Millesimo, concesse l’indulgenza plenaria a quanti confessati e comunicati avessero pregato secondo le sue intenzioni. Per la mancanza di spazio, dovuta alla molteplice folla che giungeva al Santuario, nel 1867 si pensò di costruire un Tempio più grande. Il Santuario attuale, a forma di croce greca, con una navata centrale dove sono disposti otto piloni ad esagono, ai lati due cappelle e con una cupola rotonda alta, da terra, 53 metri, è stato terminato, ma non finito secondo il disegno del geometra Bertero di Carmagnola, nel 1878 grazie al lavoro di tutti i fedeli che giungevano qui al Deserto. Nel 1893 ci fu la prima incoronazione della Madonna e del Bambino, concessa dal Papa sotto la domanda di Monsignor Placido Pozzi, al tempo Vescovo di Mondovì. Per abbellire al meglio il nuovo Santuario, dal 1946 al 1952 il Canonico don Ruffino, all’ora rettore, fece dipingere l’abside dal Maestro Adalberto Migliorati, seguito, dopo la sua morte (1952), da due suoi allievi, i maestri Bruschetti e Belletti, che terminarono la cupola e il cupolino.
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