I Luoghi del Cuore
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CHIESA MADRE MATER (SALVATORIS)

CHIESA MADRE MATER (SALVATORIS)

BIVONA, AGRIGENTO

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CHIESA MADRE MATER (SALVATORIS)
Fine sec. XVII L’edificio, che nasce sulla chiesa della Maddalena, ristrutturata dai Gesuiti a partire dalla fine del XVII sec., comprendeva anche il collegio, ubicato nei locali della sede degli uffici comunali. In seguito, nel 1781, divenne chiesa Madre, con il nome di Santa Maria Mater Salvatoris. Vi furono trasferite molte opere di grande valore artistico provenienti dalla vecchia Matrice, che si aggiunsero a quelle già presenti e venne interamente riorganizzata la sistemazione delle cappelle. La chiesa, ad unica navata, coperta da volte a botte con stucchi e decorazioni in oro zecchino, presenta lungo le pareti sei cappelle asimmetriche. La prima cappella di sinistra ospite la statua dell’Addolorata, del Cristo con la Croce ed il Crocifisso in legno ebanizzato degli inizi del XVI sec., un tempo molto venerato perché ritenuto miracoloso; nella seconda è posta la statua lignea policroma settecentesca dell’Immacolata Concezione, proveniente dalla non più esistente chiesa di San Francesco; la terza, vicino il presbiterio, custodisce una tela del 1676 raffigurante San Francesco Saverio e Sant’Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, che tiene in mano le Regole Compagnia. Sull’altare maggiore, in una nicchia, si ammira la statua marmorea della Madonna della Candelora della scuola dei Gagini, proveniente dalla vecchia Matrice. Nelle cappelle del lato destro troviamo: nella prima, vicino il presbiterio, l’antico fonte battesimale in marmo del XIV sec. ed un Crocifisso in legno policromo, detto il Cristo Spirante; la terza, invece, è dedicata al Sacro Cuore di Gesù. Una piccola cappella vicino l’ingresso, ospita la statua di Santa Lucia. Lungo la parete della navata destra è posto il monumento funebre del vescovo bivonese Damasco Pio De Bono, nella parete sinistra si trova un pulpito ligneo. Il portale della chiesa, affiancato da due lesene e sormontato da un cornicione mistilineo, risale alla metà del XVII secolo. Nel corso degli anni l’edificio ha subito numerosi interventi di ristrutturazione, l’ultimo dei quali negli anni Ottanta, che vide la restaurazione della volta, della sagrestia e la costruzione di alcuni nuovi vani in un’aula dell’ex collegio dei Gesuiti attigua alla sagrestia.

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Fine sec. XVII L’edificio, che nasce sulla chiesa della Maddalena, ristrutturata dai Gesuiti a partire dalla fine del XVII sec., comprendeva anche il collegio, ubicato nei locali della sede degli uffici comunali. In seguito, nel 1781, divenne chiesa Madre, con il nome di Santa Maria Mater Salvatoris. Vi furono trasferite molte opere di grande valore artistico provenienti dalla vecchia Matrice, che si aggiunsero a quelle già presenti e venne interamente riorganizzata la sistemazione delle cappelle. La chiesa, ad unica navata, coperta da volte a botte con stucchi e decorazioni in oro zecchino, presenta lungo le pareti sei cappelle asimmetriche. La prima cappella di sinistra ospite la statua dell’Addolorata, del Cristo con la Croce ed il Crocifisso in legno ebanizzato degli inizi del XVI sec., un tempo molto venerato perché ritenuto miracoloso; nella seconda è posta la statua lignea policroma settecentesca dell’Immacolata Concezione, proveniente dalla non più esistente chiesa di San Francesco; la terza, vicino il presbiterio, custodisce una tela del 1676 raffigurante San Francesco Saverio e Sant’Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, che tiene in mano le Regole Compagnia. Sull’altare maggiore, in una nicchia, si ammira la statua marmorea della Madonna della Candelora della scuola dei Gagini, proveniente dalla vecchia Matrice. Nelle cappelle del lato destro troviamo: nella prima, vicino il presbiterio, l’antico fonte battesimale in marmo del XIV sec. ed un Crocifisso in legno policromo, detto il Cristo Spirante; la terza, invece, è dedicata al Sacro Cuore di Gesù. Una piccola cappella vicino l’ingresso, ospita la statua di Santa Lucia. Lungo la parete della navata destra è posto il monumento funebre del vescovo bivonese Damasco Pio De Bono, nella parete sinistra si trova un pulpito ligneo. Il portale della chiesa, affiancato da due lesene e sormontato da un cornicione mistilineo, risale alla metà del XVII secolo. Nel corso degli anni l’edificio ha subito numerosi interventi di ristrutturazione, l’ultimo dei quali negli anni Ottanta, che vide la restaurazione della volta, della sagrestia e la costruzione di alcuni nuovi vani in un’aula dell’ex collegio dei Gesuiti attigua alla sagrestia.
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