Scopri il progetto sostenuto da FAI e Intesa Sanpaolo
Voluta dalla Sezione locale dell’Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi di Guerra già dalla metà degli anni trenta, la costruzione fiu affidata all’ing. Venanzio Guerci, tra i massimi esponenti dell’architettura alessandrina del novecento, nasce nel 1938. L’obiettivo era quello di dare una sede moderna e decorosa alla predetta associazione e alle altre organizzazioni minori del settore. L’inaugurazione avvenne il 9 giugno 1940. Lo stile di Guerci non era allineato alle tendenze razionalistiche dell’epoca, ma era ancora legato a canoni di inizio novecento. L’edificio, pertanto, presenta alcune caratteristiche tipiche del razionalismo, ma anche moderniste. La Casa del Mutilato, con una pianta a forma di C, è composta da un piano seminterrato e 3 piani fuori terra, con una grande balconata a forma di arengario verso la piazza. Il modernismo dell’edificio è evidente soprattutto nell’illuminazione della scala interna ricoperta di marmo bianco di Carrara. Infatti, la finestra a tutta altezza, presente nella parte d’angolo, consente un’ottima illuminazione della scala e dei locali d’ingresso. Il basamento verso piazza d’Annunzio è coperto da grandi lastre di marmo con linee semplici. I piani superiori sono caratterizzati da una serie di aperture delimitate da sottili cornici. Nel complesso il progetto riflette la solennità, la grandiosità e la commistione fra funzionalità e magnificenza, tipici dell’edilizia pubblica di quel periodo. Nel seminterrato si trovavano un salone, un bar, una biblioteca, e il sacrario. Al piano rialzato, invece, vi era il salone delle adunanze, capace di duecentocinquanta posti a sedere. Nei piani superiori i locali erano destinati alle varie associazioni e all’abitazione del custode. Molti furono gli artisti chiamati a decorare la nuova costruzione. Il pittore Pietro Morando realizzò una ciclo di affreschi per l’area seminterrata, ove si trovava il “Sacrario”, comprendente un grande dipinto centrale e dieci “Santi Guerrieri”. Il grande dipinto andò perduto dopo la II Guerra Mondiale, mentre i ritratti dei Santi furono staccati dalle pareti negli anni '70. Il salone delle adunanze, invece, è stato decorato con il grande dipinto murale di Alberto Caffassi, con il quale si voleva celebrare il “Sacrificio del Reduce” e la Vittoria italiana nella Grande Guerra. Tale dipinto, a causa dell’umidità che lo ha danneggiato, necessita di urgenti interventi di recupero. Molti artisti della provincia alessandrina furono chiamati a contribuire all'apparato decorativo: lo scultore Pietro Lagostena collaborò con un “San Sebastiano” mutilo, Filippo Bausola, scultore cieco di guerra, con una “Pietà” e la pittrice Dina Bellotti, con una tempera a decorazione della sala del direttorio. Quando nel 2004 l’edificio fu venduto a una società immobiliare, queste opere andarono disperse e si trovano ora in altre sedi; alcune sono state cedute dall’A.N.M.I.G alle Collezioni Civiche del Comune di Alessandria. A seguito del fallimento della società acquirente, l’immobile ha conosciuto anni di abbandono e degrado. Recentemente è stato acquistato da Confindustria Alessandria, che, dopo importanti lavori di recupero, vi trasferirà i propri uffici. La Casa del Mutilato diverrà anche sede di una Fondazione, creata da Confindustria Alessandria ma aperta a tutti, privati ed enti pubblici, che si occuperà di sostenibilità d’impresa, di welfare, di progetti di formazione, cultura, sostenibilità e transizione ecologica.
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