L’asilo da “Sala di custodia dei bimbi”, assurge oggi alla dignità di Casa per una Grande Famiglia. E della casa ha le dodi di gioconda accoglienza di scrupolosa igiene di serena spiritualità.
Le norme costruttive adeguandosi a tali esigenze si risolvono in una architettura che spalanca le pareti verso il sole, il verde, la luce, la natura.
GIUSEPPE TERRAGNI Como, 7 Marzo 1935
A una visita veloce l’asilo Sant’Elia appare semplice, rassicurante, lineare, persino distaccato nel suo sollevarsi dal terreno. Ma è solo una prima impressione: in questo edificio succede qualcosa di molto più affascinante e misterioso.
Succede che la nostra immaginazione fa di nuovo esperienza dell’infanzia, di quel periodo della vita dove si riesce a far lievitare i corpi delle persone, a far parlare i giochi, a trasportare oggetti su un tappeto volante oppure a modificarne la forma con una semplice bacchetta magica.
In quest’architettura dell’Asilo Sant’Elia, come nella grande letteratura o in un capolavoro musicale, il corporeo si dissolve in essenze senza dimora, essenze che nelle vetrate si trasformano in un volo d’angeli, in un prato sconfinato o in una caduta rovinosa.
L’architettura tiene assieme gli opposti; il visibile dei grandi e l’invisibile dell’infanzia, il dettaglio della finestra e la figura della luce, la mobilità del gioco e l’arresto del pranzo, la vicinanza nell’aula e la distanza dell’ingresso.
Mentre stiamo al suo interno la geometria dell’incerto prende a poco a poco il sopravvento, non solo come il dissolversi dell’architettura in un’esperienza luminosa, ma come la dispersione dei luccichii sulla superficie dell’acqua del lago.
Questa è la costellazione dell’asilo: ed è ciò che di affascinate e misterioso accade. Una costellazione dove i pensieri non possono mai essere ridotti all’oggetto stesso ma compresi nell’esperienza della loro dissoluzione, nel nostro dissolverci in un epoca mitica della nostra vita.
ATTILIO TERRAGNI
Milano, 24 Ottobre 2024
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È un edificio in stile razionalista progettato nel 1935 e realizzato nel 1936-1937 da Giuseppe Terragni al fine di poter venire incontro alle esigenze del nuovo quartiere operaio che in quegli anni stava nascendo nella zona.
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