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BASILICA DI MATERDOMINI

BASILICA DI MATERDOMINI

NOCERA SUPERIORE, SALERNO

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BASILICA DI MATERDOMINI
Il più antico Santuario Mariano della Campania sorge a Materdomini di Nocera Superiore (SA). Storia e leggenda si fondono negli antichi scritti, che narrano di un miracoloso ritrovamento dell'immagine di Maria ad opera di alcuni contadini del luogo. L'effige, di chiara fattura bizantina, è una Theotókos Odigitria, risalente, molto probabilmente, ad alcuni secoli prima dell'anno mille. Nel 1060 circa, Papa Niccolò II presiedette la solenne consacrazione della primitiva fabbrica, nella quale il culto di Maria Mater Domini (così venne titolata l'icona) crebbe rapidamente, alimentato dai numerosi miracoli che tuttora sono registrati negli archivi. Nel 1170 circa, al servizio del luogo sacro si prestò un gruppo di ex-soldati, tra i quali ricordiamo Pietro Ferrara, che ottennero di vivere secondo la regola di San Benedetto. Nel corso degli anni, il Santuario ottenne privilegi da molti imperatori e re, tra i quali ricordiamo Guglielmo II, Federico II e Carlo I d'Angiò, di cui il Santuario accolse momentaneamente le spoglie mortali della moglie, la regina Beatrice di Provenza, e tuttora accoglie i resti del principe Roberto, figlio di Carlo e Beatrice, morto prematuramente nel 1265, all'età di 7 anni. Dal 1446 l'abazia fu affidata agli Abati commendatari, che raramente si occuparono delle esigenze dei monaci. Nel 1631 papa Urbano VIII chiamò al servizio del Santuario i monaci Basiliani, provenienti dalla badia di Gottaferrata. I monaci si dedicarono con dedizione al restauro delle antiche reliquie e al rinnovamento della fatiscente fabbrica, nella quale operarono famosi artisti, tra i quali Schiavetti, Angelo Solimena, Giacinto Diano, Francesco Guarini, che lasciarono circa 30 opere, tra tele ed affreschi, la maggior parte tuttora presenti. Nel 1641 fu costruito il maestoso tempietto in marmi policromi che tuttora accoglie l'effige di Maria Materdomini. Il 29 settembre 1829 si insediarono nel Santuario i Frati Francescani, che tutt'ora vi risiedono. Nel 1923 Pio XI elevò il Santuario al rango di Basilica, che nel 1931 venne dichiarata monumento nazionale. Il 24 settembre 1943, nel pieno del secondo conflitto mondiale, il borgo di Materdomini fu bombardato dai soldati tedeschi. La chiesa e il convento annesso furono gravemente danneggiati, e con loro alcune delle opere artistiche conservate. I frati francescani si adoperarono per ricostruire gli edifici, che furono completi nel 1947, in tempo per accogliere il primo Congresso Mariano della regione, al quale parteciparono i più importanti studiosi e religiosi della Campania. La Basilica conserva, oltre alle già citate opere artistiche, diversi reliquiari di Santi, antichi paramenti, preziosi oggetti liturgici, tra cui un parato di 10 candelieri, croce e carte-gloria interamente in argento. Dietro l'altare maggiore troviamo un pregevole coro ligneo del 1832, donato ai monaci dal re di Napoli Ferdinando II di Borbone. Sulla cantoria è collocato un maestoso organo, tra i piú grandi del sud-italia.

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Il più antico Santuario Mariano della Campania sorge a Materdomini di Nocera Superiore (SA). Storia e leggenda si fondono negli antichi scritti, che narrano di un miracoloso ritrovamento dell'immagine di Maria ad opera di alcuni contadini del luogo. L'effige, di chiara fattura bizantina, è una Theotókos Odigitria, risalente, molto probabilmente, ad alcuni secoli prima dell'anno mille. Nel 1060 circa, Papa Niccolò II presiedette la solenne consacrazione della primitiva fabbrica, nella quale il culto di Maria Mater Domini (così venne titolata l'icona) crebbe rapidamente, alimentato dai numerosi miracoli che tuttora sono registrati negli archivi. Nel 1170 circa, al servizio del luogo sacro si prestò un gruppo di ex-soldati, tra i quali ricordiamo Pietro Ferrara, che ottennero di vivere secondo la regola di San Benedetto. Nel corso degli anni, il Santuario ottenne privilegi da molti imperatori e re, tra i quali ricordiamo Guglielmo II, Federico II e Carlo I d'Angiò, di cui il Santuario accolse momentaneamente le spoglie mortali della moglie, la regina Beatrice di Provenza, e tuttora accoglie i resti del principe Roberto, figlio di Carlo e Beatrice, morto prematuramente nel 1265, all'età di 7 anni. Dal 1446 l'abazia fu affidata agli Abati commendatari, che raramente si occuparono delle esigenze dei monaci. Nel 1631 papa Urbano VIII chiamò al servizio del Santuario i monaci Basiliani, provenienti dalla badia di Gottaferrata. I monaci si dedicarono con dedizione al restauro delle antiche reliquie e al rinnovamento della fatiscente fabbrica, nella quale operarono famosi artisti, tra i quali Schiavetti, Angelo Solimena, Giacinto Diano, Francesco Guarini, che lasciarono circa 30 opere, tra tele ed affreschi, la maggior parte tuttora presenti. Nel 1641 fu costruito il maestoso tempietto in marmi policromi che tuttora accoglie l'effige di Maria Materdomini. Il 29 settembre 1829 si insediarono nel Santuario i Frati Francescani, che tutt'ora vi risiedono. Nel 1923 Pio XI elevò il Santuario al rango di Basilica, che nel 1931 venne dichiarata monumento nazionale. Il 24 settembre 1943, nel pieno del secondo conflitto mondiale, il borgo di Materdomini fu bombardato dai soldati tedeschi. La chiesa e il convento annesso furono gravemente danneggiati, e con loro alcune delle opere artistiche conservate. I frati francescani si adoperarono per ricostruire gli edifici, che furono completi nel 1947, in tempo per accogliere il primo Congresso Mariano della regione, al quale parteciparono i più importanti studiosi e religiosi della Campania. La Basilica conserva, oltre alle già citate opere artistiche, diversi reliquiari di Santi, antichi paramenti, preziosi oggetti liturgici, tra cui un parato di 10 candelieri, croce e carte-gloria interamente in argento. Dietro l'altare maggiore troviamo un pregevole coro ligneo del 1832, donato ai monaci dal re di Napoli Ferdinando II di Borbone. Sulla cantoria è collocato un maestoso organo, tra i piú grandi del sud-italia.
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