01 luglio 2022
In queste settimane, in Italia ma anche in tutta Europa, stiamo vivendo una situazione climatica di grande preoccupazione, con una gravosa siccità e temperature troppo elevate anche nel nord del nostro Continente.
Ciò che il mondo scientifico aveva da tempo annunciato è accaduto nella sua drammatica gravità: campi bruciati, fiumi e laghi letteralmente a secco, temperature di oltre 10° la media stagionale con i ghiacciai che scompaiono molto più in fretta delle peggiori aspettative. Pare che il delicato sistema delle alte e basse pressioni abbia di fatto spostato qualche migliaio di km verso nord una configurazione tipica del Nord Africa, non sappiamo se si tratta di fattori episodici ma questo trend si va consolidando da qualche anno ormai.
Si parla molto dell’eccezionalità di questa situazione, ma di fatto si è insinuata nella nostra quotidianità e quando ci tocca direttamente si alza il livello d’attenzione, se ne parla, si occupano le prime pagine dei giornali e delle testate radiotelevisive: però non basta, occorre agire e fare qualcosa di concreto, da subito e a tutti i livelli.
Il FAI con il Libro Blu, redatto in sinergia con tutti i principali attori del sistema idrico, chiede oggi al Paese un intervento strategico concreto per uscire da una situazione di ordinaria e crescente emergenza, per dirigersi verso un modello di gestione più resiliente, efficiente e sostenibile dell’acqua. Un modello già possibile nell’ottica di un’economia circolare, di cui il Libro Blu propone le 5 azioni necessarie per un primo approccio, che vi invito a scoprire qui.
Già da diversi anni il FAI ha avviato un progetto sul delicato tema Acqua. Era il novembre 2017 quando a Bologna la Fondazione organizzò uno specifico convegno e corso di formazione dal titolo Acqua a catinelle o mancanza d’acqua, seguito nel febbraio 2018 dal Convegno Nazionale dei Delegati e Volontari FAI a Palermo, dedicato proprio a “L’acqua di domani”. Per l’occasione la Fondazione lanciò la campagna di sensibilizzazione #salvalacqua, tuttora in corso in tutti i Beni FAI, esemplari modelli di riuso, recupero e ricircolo di questa preziosa risorsa.
Fummo quindi facili profeti? La situazione sin da allora era ormai chiara, ma in questi giorni si ripresenta con urgenza, drammaticità e vera e propria emergenza.
Non mi dilungo su tutti gli interventi strutturali che occorrono, ma vorrei iniziare a fare una riflessione dal punto di vista culturale ed educativo: se da un lato si sta iniziando finalmente a parlare di “Water Bank” - una banca dell’acqua per regolare i flussi in base ai periodi e alle zone indipendentemente che siano colpite o meno dalla siccità - dall’altro, dobbiamo iniziare, come già qualcuno ha sottolineato, a
“pensare l’acqua dal punto di vista delle nuvole e non del rubinetto”.
Noi dei Paesi ricchi industrializzati siamo stati abituati negli ultimi 100 anni a rapportarci con l’acqua come una risorsa “scontata” sempre disponibile, perché basta aprire un rubinetto. Non è più così, bisogna fare un salto culturale per stabilire un nuovo rapporto con questa vitale e preziosa risorsa. Clima e acqua sono uno la conseguenza dell’altro: in questa nuova consapevolezza e conoscenza bisogna ragionare in termini di sistema: clima - acqua - terra - vita.
Quella che stiamo vivendo è sicuramente una siccità prolungata, ma nulla al confronto di altre siccità diffuse per il mondo che durano da anni… eppure questa emergenza ha messo in evidenza le debolezze non solo del nostro sistema produttivo, ma anche le nostre debolezze sociali e culturali: l’ambiente nel quale come specie umana dominavamo incontrastati, improvvisamente muta, ed ecco che ci sentiamo deboli e vulnerabili. Una sensazione già vissuta solo un paio di anni fa, quando un microscopico virus ha cambiato molte delle nostre certezze e molto del nostro modo di vivere.
Occorre ritrovare quel “giusto equilibrio uomo-natura” che un progresso feroce e troppo veloce ha stravolto, ripensando molti dei nostri sistemi produttivi: dall’agricoltura all’energia, dalla pianificazione del territorio alle aree boschive e gli spazi verdi. Ancora e forse più di tutto, i comportamenti, l’alimentazione e la distribuzione delle risorse naturali.
Oltre ovviamente a una strategia complessiva per un nuovo approvvigionamento e utilizzo delle risorse idriche, una proposta immediata, semplice e forse banale, ma che può far crescere una sensibilità comune e una maggiore attenzione, può essere una legge o decreto governativo che da subito incentivi con benefici fiscali o altra forma di ritorno la costruzione di serbatoi o vasche di raccolta delle acque piovane in tutte le abitazioni private o produttive che abbiano giardini o orti da irrigare. Questo provvedimento ridurrebbe il consumo di preziosa acqua potabile soprattutto in periodi di limitazioni o divieti a usi che non siano strettamente indispensabili. Si potrebbe inoltre incentivare le amministrazioni locali affinché adottino regolamenti edilizi o piani urbanistici che sostengono e regolano la creazione di queste cisterne domestiche di raccolta.
Ci auguriamo dunque che questa maggiore attenzione collettiva dettata dall’emergenza, questa consapevolezza e tutte le proposte che stanno emergendo non svaniscano alle prime vere piogge (che speriamo tornino comunque al più presto!) o ai primi freschi (di freddo non si può quasi più parlare) autunnali.
Dall’emergenza siccità di questa bollente estate 2022 può nascere una grande opportunità per raggiungere quei criteri di sostenibilità che le Nazioni Unite hanno posto per il 2030. Uno stimolo, un’occasione, una crescita per dare e fare meglio.