28 giugno 2022
I primi 5 mesi del 2022 si sono rivelati i più secchi degli ultimi 63 anni. La mancanza di precipitazioni, unita alle alte temperature estive, ha fatto della siccità una vera emergenza che sta portando diverse regioni a chiedere lo stato di calamità e a procedere al razionamento.
Una crisi annunciata, troppo spesso trascurata. Il FAI, già nel 2018, ha lanciato la campagna di sensibilizzazione #salvalacqua, ponendo l’accento sulla necessità per il Paese di dotarsi di una Strategia Nazionale per l’Acqua.
La Fondazione si è spinta oltre: ha riunito i principali attori del sistema idrico (dagli enti di ricerca ai gestori delle reti, dai consorzi di bonifica agli agricoltori, dalle amministrazioni pubbliche alle imprese) fondando e sottoscrivendo un “Patto per l’acqua”, fatto non solo di principi, ma anche di una serie di proposte concrete a vari livelli, per affrontare le carenze infrastrutturali nazionali, gli effetti del cambiamento climatico globale e una gestione integrata tra i diversi impieghi dell’acqua, così da innescare cicli virtuosi di RISPARMIO, RECUPERO E RIUSO. Il Patto per l’acqua è stato presentato a Roma il 30 novembre del 2018.
Oggi, un ulteriore frutto di questo lavoro - a seguito del Patto per l’acqua - è il Libro Blu. Questo documento chiede al Paese un intervento strategico concreto per uscire da una situazione di ordinaria e crescente emergenza, per dirigersi verso un modello di gestione più resiliente, efficiente e sostenibile dell’acqua. Un modello già possibile nell’ottica di un’economia circolare, di cui il Libro Blu propone le 5 azioni necessarie per un primo approccio.
• Diviene fondamentale investire in tecnologie per processi produttivi a bassa intensità idrica nel comparto agricolo e nell’industria, migliorando il recupero e il reimpiego dell’acqua, soprattutto nei processi industriali.
• I gestori idrici, invece, dovranno adottare piani di sicurezza delle acque, con strategie di prevenzione, riduzione delle perdite, connessione tra le reti, manutenzione e potenziamento degli acquedotti. Nelle aree che presentano criticità stagionali, si possono riqualificare gli invasi esistenti e programmare nuovi invasi a uso plurimo.
• Grossi potenziali si possono trovare nell’incremento del recupero delle acque piovane e grigie in ambito domestico e/o a scala comunale, ma soprattutto nella filiera industriale e produttiva. L’acqua così recuperata consente di ridurre i consumi di acqua potabile e i consumi energetici per il trasporto della stessa.
• Introdurre incentivi fiscali per favorire interventi per il risparmio e il recupero delle acque, nel segno della fiscalità circolare (serbatoi di accumulo per i condomini o abitazioni singole, interventi per la separazione delle acque grigie da quelle nere, installazione di rain garden e di tetti verdi: un “Bonus acqua o Idrobonus”:
• Supportare la realizzazione di nuove “infrastrutture blu” sui territori qua e valutarne i servizi ecosistemici per rendere “trasparente” gli effetti attesi e i valori emergenti, ma soprattutto per mobilitare le diffuse risorse finanziarie private a sostenere campagne di raccolte obbligazionarie di scopo: “Idrobond”.
• Sviluppare un “Certificato Blu”, analogo a quello “bianco” in vigore per l’efficienza energetica, dedicato al supporto degli investimenti in efficientamento idrico da parte dei soggetti del comparto agricolo, industriale e dei servizi.
• Favorire interventi a IVA agevolata per favorire nuovi impianti in edilizia civile o industriale, per la separazione e il riutilizzo delle acque grigie per dare nuova vita alle acque potabili utilizzate, che oggi vanno direttamente in rete fognaria, per usi non potabili.
Per ridurne i consumi, il percorso di efficientamento deve essere supportato da un adeguato monitoraggio dell’uso e del consumo di acqua, necessario per poter stimare il bilancio idrico, favorendo la diffusione di tecnologie di misurazione, in particolare digitali. La misurazione deve diventare una parte integrante di tutti i processi produttivi e di gestione, fino all’ambito domestico dove una contabilizzazione trasparente dei consumi (Bolletta blu) può favorire una maggiore responsabilità anche da parte dei consumatori.
• Con l’obiettivo di ridurre il degrado della qualità delle acque è necessario rivolgere particolare attenzione al tema della qualità della comunicazione dei dati di monitoraggio, avendo cura di restituire informazioni aderenti alla realtà, che stimolino la responsabilizzazione civile.
L’Italia deve ancora ratificate il Protocollo Acqua e Salute della Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite (UNECE), approvato dall’Ufficio regionale per l’Europa dell’Organizzazione mondiale della sanità, che rappresenta la strategia chiave per i singoli paesi per garantire il coinvolgimento di tutti i settori in materia di acqua e servizi igienico-sanitari nella gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie. Questo protocollo rafforza la protezione del ciclo dell’acqua e la qualità delle risorse idriche negli ambienti naturali; promuove l’uso e il riutilizzo sicuro e sostenibile delle acque; sostiene una comunicazione equilibrata e partecipata sulla qualità dell’acqua per le persone e le comunità.
Il Libro Blu vuole fare una sintesi della visione e delle istanze dei partner scientifici che hanno aderito al Patto per l’acqua: Davide Chiaroni del Politecnico di Milano - Energy & Strategy Group; Vito Felice Uricchio del CNR-IRSA e Marco Marcatili di Nomisma. Al Tavolo sono stati invitati a partecipare oltre ai partner scientifici tutti gli aderenti al Patto per l’acqua: AIAPP, ANBI, ANCI, ANIE, ANIMA Confindustria, ASVIS, Coldiretti, Confcooperative, Federbim, Comuni Virtuosi, CSI-ANIE, Istituto Superiore di Sanità, Kyoto Club, Legambiente, Touring Club Italiano, Utilitalia e WWF Italia. La partecipazione è stata estesa anche a Confindustria e a UIL Bonifiche.