I Luoghi del Cuore
Il censimento dei luoghi italiani da non dimenticare
VALLE DI SCALVE E I SUOI TESORI DELL'ACQUA

VALLE DI SCALVE E I SUOI TESORI DELL'ACQUA

VILMINORE DI SCALVE, BERGAMO

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VALLE DI SCALVE E I SUOI TESORI DELL'ACQUA
Acqua: fonte di vita e incontenibile forza distruttiva; energia che plasma e crea ed elemento devastante.
Due aspetti indissolubilmente legati nella natura dell’acqua e nella genesi del Luogo del Cuore denominato "Valle di Scalve e i suoi tesori dell'acqua": ci troviamo a Vilminore di Scalve (Bergamo), dove la Pro Loco Vilminore e la Fucina di Teveno APS sostengono la candidatura di due luoghi fortemente segnati dalla presenza dell’acqua.

La Fucina di Teveno è l’unica sopravvissuta fra le numerose – circa una trentina – che popolavano la Val di Scalve, lavorando per secoli il materiale estratto dalle numerose miniere della zona.
La Fucina di Teveno è situata nell’omonima località lungo l’antica strada della Valbona (importante via di comunicazione intervalliva), nello stesso luogo dove si trovavano anche una segheria e un mulino a macina. Di questa sorta di “zona industriale” alimentata dalle impetuose acque del torrente Nembo, oggi sopravvive quasi intatta solo la Fucina. Da duecento anni custodisce le attrezzature per la produzione e la riparazione di utensili, rese possibili dalla forza del maglio, dal calore della forgia e dall’aria impetuosa della tromba idroeolica: tutti e tre alimentati – seppur con modalità diverse – dalla forza dell’acqua.
Particolarmente interessante la tromba eolica, un meccanismo di concezione leonardesca in grado di produrre energia sfruttando lo spostamento delle masse d’aria spinte dalla caduta dell'acqua: benché non funzionante, l’esemplare nella Fucina di Teveno si presenta in ottimo stato di conservazione, uno dei rarissimi esemplari in tutta Italia.

Se nella Fucina uomo e natura si incontravano in armonia, la storia della Diga del Gleno è segnata dal presuntuoso tentativo umano di dominare la natura.
Il 1° dicembre – quando da poche ore l’invaso si era completamente riempito per la prima volta – nel mezzo dello sbarramento realizzato sul torrente Gleno si aprì un enorme squarcio.
La Diga crollò, riversando a valle milioni di metri cubi d’acqua che travolsero e cancellarono interi paesi, causando centinaia di vittime (il numero oggi più accreditato parla di 356 morti). Di quella che doveva essere un’impresa tecnologia all’avanguardia (la prima diga al mondo realizzata combinando struttura a gravità e ad archi multipli), rimangono oggi solo due tronconi, monumento a una delle più grandi tragedie della bergamasca. La piana della Diga del Gleno, a 1.534 metri di altitudine, è oggi una meta turistica, dove la bellezza della natura convive con il valore della memoria.

"Valle di Scalve e i suoi tesori dell'acqua": la memoria della tragedia della Diga del Gleno e il ricordo della fiorente attività della Fucina di Teveno accomunati dall’incontro dell’uomo con l’acqua.

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Acqua: fonte di vita e incontenibile forza distruttiva; energia che plasma e crea ed elemento devastante.
Due aspetti indissolubilmente legati nella natura dell’acqua e nella genesi del Luogo del Cuore denominato "Valle di Scalve e i suoi tesori dell'acqua": ci troviamo a Vilminore di Scalve (Bergamo), dove la Pro Loco Vilminore e la Fucina di Teveno APS sostengono la candidatura di due luoghi fortemente segnati dalla presenza dell’acqua.

La Fucina di Teveno è l’unica sopravvissuta fra le numerose – circa una trentina – che popolavano la Val di Scalve, lavorando per secoli il materiale estratto dalle numerose miniere della zona.
La Fucina di Teveno è situata nell’omonima località lungo l’antica strada della Valbona (importante via di comunicazione intervalliva), nello stesso luogo dove si trovavano anche una segheria e un mulino a macina. Di questa sorta di “zona industriale” alimentata dalle impetuose acque del torrente Nembo, oggi sopravvive quasi intatta solo la Fucina. Da duecento anni custodisce le attrezzature per la produzione e la riparazione di utensili, rese possibili dalla forza del maglio, dal calore della forgia e dall’aria impetuosa della tromba idroeolica: tutti e tre alimentati – seppur con modalità diverse – dalla forza dell’acqua.
Particolarmente interessante la tromba eolica, un meccanismo di concezione leonardesca in grado di produrre energia sfruttando lo spostamento delle masse d’aria spinte dalla caduta dell'acqua: benché non funzionante, l’esemplare nella Fucina di Teveno si presenta in ottimo stato di conservazione, uno dei rarissimi esemplari in tutta Italia.

Se nella Fucina uomo e natura si incontravano in armonia, la storia della Diga del Gleno è segnata dal presuntuoso tentativo umano di dominare la natura.
Il 1° dicembre – quando da poche ore l’invaso si era completamente riempito per la prima volta – nel mezzo dello sbarramento realizzato sul torrente Gleno si aprì un enorme squarcio.
La Diga crollò, riversando a valle milioni di metri cubi d’acqua che travolsero e cancellarono interi paesi, causando centinaia di vittime (il numero oggi più accreditato parla di 356 morti). Di quella che doveva essere un’impresa tecnologia all’avanguardia (la prima diga al mondo realizzata combinando struttura a gravità e ad archi multipli), rimangono oggi solo due tronconi, monumento a una delle più grandi tragedie della bergamasca. La piana della Diga del Gleno, a 1.534 metri di altitudine, è oggi una meta turistica, dove la bellezza della natura convive con il valore della memoria.

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