I Luoghi del Cuore
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SANTA MARIA IN PORTELLA (O SPORTELLA)

SANTA MARIA IN PORTELLA (O SPORTELLA)

AMANDOLA, FERMO

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SANTA MARIA IN PORTELLA (O SPORTELLA)
L’antica chiesa filiale di quella interna di San Tommaso si trova fuori dal centro abitato di Amandola, in località Merli. Dal 1524 al 1626 fu occupata dai Padri Cappuccini. Una lapide ricorda che nel 1580 l’edificio fu allungato quasi del doppio. Singolare, la cappella con la statua della Madonna dietro l’altare è scavata direttamente nello scoglio della falesia che fa anche da parete absidale estendendosi da nord a sud per oltre 1 km; all’esterno, dove vi era il cortile del convento, nella roccia è ricavato un lungo sedile e un altare per i riti all’aperto. Verso monti lo scoglio svela una grande grotta naturale parzialmente scolpita dall’uomo: o rifugio per eremiti o antico luogo di culto o stanza di tesori segreti. La chiesa ha pianta rettangolare ad unica navata su due livelli. Il piano di ingresso ha la navata separata in due ambiti: uno antico in conci in pietra e uno più recente del XVI sec in laterizio pieno e copertura a capriata. Al livello inferiore c’è la cripta con volte a crociera e ingresso prospiciente la facciata principale, dove sono presenti le buche pontaie per eventuali lavori di restauro. La caratteristica vela campanaria è posta in cima al rilievo roccioso. L’interno si presenta piuttosto semplice e austero nel tipico stile cappuccino. La grata di notevoli dimensioni originariamente era luogo di sosta dei pellegrini per onorare l’icona della Vergine. Il Prof. Enrico Giannini suppone una similitudine con la Casa di Maria di Nazareth trasportata sul promontorio di Loreto nel XIII sec che nel suo nucleo originario ha una parete di roccia viva e tre pareti costruite; spiegando così la grande devozione mariana che ha sempre accompagnato il culto di Santa Maria della Portella. Adiacente è ubicata un’abitazione civile un tempo dimora dei religiosi reggenti, in buono stato di conservazione perché mai abbandonata dalla famiglia attualmente proprietaria di spazi e terreni circostanti e di una parte della chiesa. Vicino si trova anche l’abbazia benedettina dei S.S. Vincenzo e Anastasio punto di riferimento religioso, amministrativo ed economico di tutto il territorio circostante, che secondo il Ferranti possedeva questa abbazia: nel 1542, l’abate generale della Congregazione benedettina informa i suoi priori che i Cappuccini si sarebbero trasferiti nella chiesetta. La Madonna della Sportella era nota per un miracolo: Amandola fu risparmiata dalla violenta soldatesca francese. Per onorare il voto, dal 1521 il Consiglio donò corone d’argento e libbre di cera riscossi dalla Confraternita di Santa Maria in Sportella. Perché potessero raggiungerla i forestieri, nel periodo di Pasqua le autorità concedevano un lasciapassare che permetteva anche ai criminali di viaggiare indisturbati per onorare la Vergine della Portella. Il Comune vi organizzava la mostra dei soldati, la Congregazione degli artisti vi andava in processione il 15 agosto (ascoltata la messa, ogni aggregato vi riceve, mercè il legato Gentili, due libbre di pane, un formaggio salato, e mezzo litro di vino). Poi, con i briganti che infestavano i boschi e la morte dell’ultimo rettore canonico, cessò l’officiatura, le feste e anche il rilievo religioso. Giunse nelle mani della famiglia Pasqualetti Ricci che, d’accordo con la Santa Sede, la restaurò a sue spese riaprendola all’officiatura il 15 agosto 1889. Le feste tornarono sul finire del XIX secolo, in misura ridotta ma pur sempre sentite, fino a quando un sanguinoso episodio le interruppe per sempre. Fino a qualche decennio fa la chiesa veniva curata dai locali che d’estate omaggiavano la Madonna con rose fresche e rosari serali. Scesi a valle gli ultimi anziani la chiesa è rimasta di nuovo sola, tenacemente ancorata allo scoglio. Una volta conquistato in cima, sorprende per la vista mozzafiato che offre: dal Gran Sasso al Vettore, le vette più belle dell’Italia centrale sorvegliano la piccola chiesetta. BIBLIOGRAFIA: Pietro Ferranti, Memorie storiche della Città di Amandola, 1891-2

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L’antica chiesa filiale di quella interna di San Tommaso si trova fuori dal centro abitato di Amandola, in località Merli. Dal 1524 al 1626 fu occupata dai Padri Cappuccini. Una lapide ricorda che nel 1580 l’edificio fu allungato quasi del doppio. Singolare, la cappella con la statua della Madonna dietro l’altare è scavata direttamente nello scoglio della falesia che fa anche da parete absidale estendendosi da nord a sud per oltre 1 km; all’esterno, dove vi era il cortile del convento, nella roccia è ricavato un lungo sedile e un altare per i riti all’aperto. Verso monti lo scoglio svela una grande grotta naturale parzialmente scolpita dall’uomo: o rifugio per eremiti o antico luogo di culto o stanza di tesori segreti. La chiesa ha pianta rettangolare ad unica navata su due livelli. Il piano di ingresso ha la navata separata in due ambiti: uno antico in conci in pietra e uno più recente del XVI sec in laterizio pieno e copertura a capriata. Al livello inferiore c’è la cripta con volte a crociera e ingresso prospiciente la facciata principale, dove sono presenti le buche pontaie per eventuali lavori di restauro. La caratteristica vela campanaria è posta in cima al rilievo roccioso. L’interno si presenta piuttosto semplice e austero nel tipico stile cappuccino. La grata di notevoli dimensioni originariamente era luogo di sosta dei pellegrini per onorare l’icona della Vergine. Il Prof. Enrico Giannini suppone una similitudine con la Casa di Maria di Nazareth trasportata sul promontorio di Loreto nel XIII sec che nel suo nucleo originario ha una parete di roccia viva e tre pareti costruite; spiegando così la grande devozione mariana che ha sempre accompagnato il culto di Santa Maria della Portella. Adiacente è ubicata un’abitazione civile un tempo dimora dei religiosi reggenti, in buono stato di conservazione perché mai abbandonata dalla famiglia attualmente proprietaria di spazi e terreni circostanti e di una parte della chiesa. Vicino si trova anche l’abbazia benedettina dei S.S. Vincenzo e Anastasio punto di riferimento religioso, amministrativo ed economico di tutto il territorio circostante, che secondo il Ferranti possedeva questa abbazia: nel 1542, l’abate generale della Congregazione benedettina informa i suoi priori che i Cappuccini si sarebbero trasferiti nella chiesetta. La Madonna della Sportella era nota per un miracolo: Amandola fu risparmiata dalla violenta soldatesca francese. Per onorare il voto, dal 1521 il Consiglio donò corone d’argento e libbre di cera riscossi dalla Confraternita di Santa Maria in Sportella. Perché potessero raggiungerla i forestieri, nel periodo di Pasqua le autorità concedevano un lasciapassare che permetteva anche ai criminali di viaggiare indisturbati per onorare la Vergine della Portella. Il Comune vi organizzava la mostra dei soldati, la Congregazione degli artisti vi andava in processione il 15 agosto (ascoltata la messa, ogni aggregato vi riceve, mercè il legato Gentili, due libbre di pane, un formaggio salato, e mezzo litro di vino). Poi, con i briganti che infestavano i boschi e la morte dell’ultimo rettore canonico, cessò l’officiatura, le feste e anche il rilievo religioso. Giunse nelle mani della famiglia Pasqualetti Ricci che, d’accordo con la Santa Sede, la restaurò a sue spese riaprendola all’officiatura il 15 agosto 1889. Le feste tornarono sul finire del XIX secolo, in misura ridotta ma pur sempre sentite, fino a quando un sanguinoso episodio le interruppe per sempre. Fino a qualche decennio fa la chiesa veniva curata dai locali che d’estate omaggiavano la Madonna con rose fresche e rosari serali. Scesi a valle gli ultimi anziani la chiesa è rimasta di nuovo sola, tenacemente ancorata allo scoglio. Una volta conquistato in cima, sorprende per la vista mozzafiato che offre: dal Gran Sasso al Vettore, le vette più belle dell’Italia centrale sorvegliano la piccola chiesetta. BIBLIOGRAFIA: Pietro Ferranti, Memorie storiche della Città di Amandola, 1891-2
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