In caso di particolare affluenza l’ingresso al luogo potrebbe non essere garantito.

Costruito all'esterno del circuito murario medievale del paese, lungo la via che conduce biforcandosi ai vicini paesi, il Palazzo ci appare come un baluardo circondato ai quattro angoli da sottili torrioni cilindrici a leggera scarpa, che rammentano passate architetture angioine, ma che in realtà furono realizzati agli inizi dell'Ottocento per volere di Andrea Valiante, massone e rivoluzionario giacobino.

Sui resti di una precedente palazzina, realizzata dall'avv. Saverio Valiante intorno alla metà del 700 e data alle fiamme il 3 giugno del 1799 dalle truppe borboniche, viene edificata, tra il 1806 e il 1809, una dimora signorile in forma di castello segno tangibile del benessere e del prestigio raggiunto dalla famiglia. Andrea, nato a Jelsi nel 1761, si era a lungo dedicato al commercio del grano tra questa città e Napoli, ed è qui che si avvicina alle idee provenienti dalla Francia e decide di iscriversi alla massoneria e appoggiare la causa giacobina. Durante il periodo francese di Giuseppe Bonaparte nel palazzo di famiglia, con le sue ampie e sontuose stanze arredate con mobili in stile impero e dai soffitti affrescati riceve e intrattiene la nuova borghesia agraria e commerciale.

Il palazzo è a forma di fortilizio con 4 torri cilindriche ai lati con feritoie per le canne degli archibugi. Varcato il portale d'ingresso si accede nell'androne coperto da una volta a botte decorata al centro dallo stemma di famiglia con alabarde, vessilli e corona. Dalle scale si accede alle stanze di rappresentanza che se pur prive dei mobili originari, trafugati anni fa, conservano ancora i parati e i tendaggi che furono fatti arrivare dalla Francia. Il 1° salone in stile Impero ha un soffitto ricoperto da un'imbottitura affrescata con elementi in stile Direttorio, chiari i simboli massonici: un cerchio con la riga e il compasso. Proseguendo troviamo il salone, Luigi XV, con parato in lino con foglie e infiorescenze contornato da una mantovana in raso drappeggiata all'imperiale. Sul fregio del camino e sulla placca che fa da fermo all'embrasse delle tende le iniziali di "A V" del proprietario. Papier paint con temi paesaggistici e animali sovrastano le porte e i balconi. Nella seconda metà dell'800 il palazzo fu acquistato dal sacerdote Don Francesco Capozio e oggi è di proprietà dei suoi familiari. Durante la seconda guerra mondiale fu requisito e utilizzato prima dai tedeschi e poi dall'ottava armata anglo/americana come sede dei propri comandi.

COSA SCOPRIRETE DURANTE LE GIORNATE FAI?

Durante le Giornate FAI di primavera sarà eccezionalmente aperto Palazzo Valiante-Capozio, solitamente chiuso perchè di proprietà privata. Accompagneremo i visitatori nei due livelli che caratterizzano la struttura, quelli di servizio al piano terra e quelli di rappresentanza al primo piano. Racconteremo la storia avventurosa del suo proprietario, le sue fortune, i suoi esili e la sua tragica fine. Mostreremo anche le conseguenze che il presidio tedesco prima e anglo americano dopo hanno lasciato sull'edificio e sui suoi arredi. Sarà possibile anche ammirare la lavorazione delle spighe di grano con cui vengono realizzate "Le Traglie", antiche slitte in legno trainate da buoi che, carichi di grano finemente lavorato, sfilano per le strade e i vicoli del paese in onore e a devozione di S. Anna il 26 luglio.

Testo scritto da Delegazione FAI Campobasso

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