
In caso di particolare affluenza l’ingresso al luogo potrebbe non essere garantito.
Uno dei più sontuosi palazzi del centro storico di Piacenza risalente agli anni '50 del Settecento che si svela in tutta la sua magnificenza con la facciata posta lungo via Mandelli. Segno distintivo sono le due balconate d'angolo curvilinee decorate che, nello spirito dello stupore barocco, appaiono come un colpo di scena nell'ordinata struttura urbana del centro storico. Oltre alla facciata, di grande rilievo è il vastissimo atrio da cui parte un elegante scalone che porta ai piani superiori.
Nel 1737 figuravano proprietari degli immobili ove sorge il palazzo, il conte Giuseppe Ferrari Sacchini e il Marchese Giuseppe Mandelli; nel 1765 quando il palazzo era da tempo terminato, ne era unico proprietario il marchese Giuseppe Mandelli. Tutta la proprietà della famiglia si concentrò nel 1812 nelle mani del marchese Bernardino Mandelli che fu l'ultimo erede, non sposato, e nella sua vita si distinse sia come benefattore sia come mecenate delle Arti. Morì il 28 maggio 1827 e fu sepolto nella tomba familiare nella chiesa di San Giovanni. Con i suoi testamenti olografi stabilisce che il palazzo dovesse andare ad un ramo della famiglia Mandelli che era rimasta Maccagno in Lombardia.
I lavori furono iniziati verso il 1745 dal Marchese Giuseppe, terminati nel 1759, e probabilmente compiuti dal capomastro Francesco Tomba di Sarmato, padre del celebre architetto Lotario. Gian Andrea Boldrini fu probabilmente l'architetto progettista di tutto l'edificio, che porta sul frontale di ingresso lo stemma familiare con i tre leopardi passanti al naturale. Il palazzo divenne oggetto di contestazione tra i possibili coeredi e nel 1831, in occasione dei moti anti ducali parmensi, la duchessa di Parma Maria Luisa d'Austria si rifugiò a Piacenza, prendendo alloggio nel palazzo, che le era stato concesso in affitto dai curatori dell'eredità giacente. Qui alloggiarono anche il duca di Parma Carlo III di Borbone, nel 1849, e la sua vedova Luisa Maria nel 1855. Tra il 1860 e il 1887 fu sede della Prefettura; l'8 maggio 1860 via alloggiò il primo re d'Italia Vittorio Emanuele II di Savoia in occasione della sua visita a Piacenza. Al termine di infinite contestazioni ereditarie, la proprietà passò a Giambattista Crespi Reghizzi di Como che fece eseguire importanti lavori per mettere a reddito l'edificio. Nel 1913 lo affittò alla Banca d'Italia, cui finì per venderlo nel 1916. In questi ultimi anni furono condotti all'edificio imponenti restauri, ripristini e adattamenti.
Uno straordinario palazzo storico settecentesco, normalmente non visitabile poiché sede della Banca d'Italia, che conserva tutta l'atmosfera della dimora storica del suo tempo, tra eleganti architetture e ricche decorazioni d'epoca. Accolti dal sontuoso atrio colonnato decorato a stucchi si percorre il luminoso scalone d'onore a doppia altezza con balaustra in marmo rosa e nero, una vera e propria scenografia che conduce al piano nobile. Qui si potranno ammirare un'infilata di sale decorate che conservano ancora le antiche porte laccate e le decorazioni pittoriche sulle volte. Attraverso le finestre, scorci insoliti della chiesa di San Dalmazio, oratorio ducale che si trova su via Mandelli, e la vista privilegiata dal balcone d'angolo. Al termine della visita torneremo a piano terra accedendo all'elegante cortile con disegno ispirato al giardino all'italiana.
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