I Luoghi del Cuore
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MONTEACUTO DELLE ALPI

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MONTEACUTO DELLE ALPI
MONTEACUTO DELLE ALPI Monteacuto delle Alpi è un bellissimo paese medioevale, ricco di storia. La prima citazione risale al 1105 circa, in una bolla di Papa Pasquale II dove Monteacuto è detto «cappella»; sembra che non esistesse ancora un paese propriamente detto ma forse soltanto un piccolo agglomerato. Gli abitanti sono detti «zingari» (nel senso di girovaghi), perchè Monteacuto era un notevole centro mercantile fra i secoli XII e XV, posto su un'importante via di comunicazione fra Emilia e Toscana. Altra denominazione, più tarda, è «capucìn», dovuta al fatto che il paese sorge su un cucuzzolo («capuccio» nel dialetto locale). La possibilità di incrementare i propri guadagni con il commercio attirò qui fin dal XIV secolo varie famiglie del Belvedere e anche di fuori, come si vedrà. Il paese è composto da vari rioni, distinti da un nome antico. Le Tegge: Monteacuto aveva vocazione mercantile, ma è pur vero che era ricco anche di bestiame (in particolare ovino) che doveva essere alloggiato e nutrito. Nel dialetto locale il vocabolo «teggia» indica una costruzione rustica, spesso porticata, che svolge entrambe le funzioni: vi si custodivano gli animali e il foraggio per nutrirli. Il fatto che sia al plurale può essere indizio di una certa concentrazione di «tegge» in questo luogo, dalla forma di una piazzetta quadrangolare, con ai lati edifici del XVI e XVII secolo. Dal «Dizionario corografico… » dell'abate Serafino Calindri (1781) si apprende che a quel tempo quello delle Tegge era il rione più popoloso del paese, con ben 21 famiglie residenti. Tra esse vi erano i Francia, così detti da un esponente emigrato Oltralpe. Maltempo: una possibile spiegazione per questo toponimo è data dalla sua posizione, esposta verso il Corno alle Scale e quindi alle burrasche di neve. Qui si trovava l'unica sorgente del paese, che però in estate subiva la scarsità di piogge e si fermava. Esiste ancora la cisterna, recentemente restaurata, che raccoglieva l'acqua di questa sorgente e che risale al XVIII secolo. Il Fossato: il nome di questo luogo è di significato chiaro, ma la presenza dell'acqua a Monteacuto era scarsa e perciò preziosa. Fino al 1883 vi erano alcune cisterne che raccoglievano l'acqua piovana da destinare a tutti gli usi: due di queste cisterne nel 1600 erano private, ma messe a disposizione di tutti dai proprietari. Nel 1883 un abitante del paese di grande ingegnosità, Pasquale Poli, quasi ottantenne riuscì a compiere un'impresa ardita, per l'epoca: portare l'acqua a Monteacuto da una sorgente distante alcuni chilometri mediante una conduttura di cóppi di terracotta. Inizialmente subì l'aperto contrasto degli abitanti, che per ragioni non chiare non volevano che si realizzasse questo progetto ma poi, vista la comodità accolsero di buon grado l'acqua in paese. Da qui parte una bella mulattiera selciata, costruita da Pasquale Poli per raggiungere più comodamente il Mulino della Squaglia, di sua proprietà; dalla stessa strada si raggiunge anche il Santuario di Madonna del Faggio (1722). Le famiglie più note sono quelle dei Guccini e dei Poli, questi ultimi detti «placàn», pelacani. I Trèbbi: dal «Dizionario corografico… » di Serafino Calindri si apprende che alla fine del Settecento qui abitava una sola famiglia, fatto quanto mai strano e non spiegato, poichè siamo in pieno paese. Il nome di questo rione deriva dal latino «trivium», col significato di «incontro di tre strade»: qui infatti convergono tre vie, anche se non tutte della stessa importanza. Nel vicino territorio di Montese (MO) la parola trèbbo indica una piccola corte comune ad un borgo, un luogo destinato alle attività collettive e al ritrovarsi per «far trèbbo», cioè fare chiacchiere con amici, come il nostro «far rugletto». Questo spazio aveva quasi certamente anche una funzione pratica, lega

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MONTEACUTO DELLE ALPI Monteacuto delle Alpi è un bellissimo paese medioevale, ricco di storia. La prima citazione risale al 1105 circa, in una bolla di Papa Pasquale II dove Monteacuto è detto «cappella»; sembra che non esistesse ancora un paese propriamente detto ma forse soltanto un piccolo agglomerato. Gli abitanti sono detti «zingari» (nel senso di girovaghi), perchè Monteacuto era un notevole centro mercantile fra i secoli XII e XV, posto su un'importante via di comunicazione fra Emilia e Toscana. Altra denominazione, più tarda, è «capucìn», dovuta al fatto che il paese sorge su un cucuzzolo («capuccio» nel dialetto locale). La possibilità di incrementare i propri guadagni con il commercio attirò qui fin dal XIV secolo varie famiglie del Belvedere e anche di fuori, come si vedrà. Il paese è composto da vari rioni, distinti da un nome antico. Le Tegge: Monteacuto aveva vocazione mercantile, ma è pur vero che era ricco anche di bestiame (in particolare ovino) che doveva essere alloggiato e nutrito. Nel dialetto locale il vocabolo «teggia» indica una costruzione rustica, spesso porticata, che svolge entrambe le funzioni: vi si custodivano gli animali e il foraggio per nutrirli. Il fatto che sia al plurale può essere indizio di una certa concentrazione di «tegge» in questo luogo, dalla forma di una piazzetta quadrangolare, con ai lati edifici del XVI e XVII secolo. Dal «Dizionario corografico… » dell'abate Serafino Calindri (1781) si apprende che a quel tempo quello delle Tegge era il rione più popoloso del paese, con ben 21 famiglie residenti. Tra esse vi erano i Francia, così detti da un esponente emigrato Oltralpe. Maltempo: una possibile spiegazione per questo toponimo è data dalla sua posizione, esposta verso il Corno alle Scale e quindi alle burrasche di neve. Qui si trovava l'unica sorgente del paese, che però in estate subiva la scarsità di piogge e si fermava. Esiste ancora la cisterna, recentemente restaurata, che raccoglieva l'acqua di questa sorgente e che risale al XVIII secolo. Il Fossato: il nome di questo luogo è di significato chiaro, ma la presenza dell'acqua a Monteacuto era scarsa e perciò preziosa. Fino al 1883 vi erano alcune cisterne che raccoglievano l'acqua piovana da destinare a tutti gli usi: due di queste cisterne nel 1600 erano private, ma messe a disposizione di tutti dai proprietari. Nel 1883 un abitante del paese di grande ingegnosità, Pasquale Poli, quasi ottantenne riuscì a compiere un'impresa ardita, per l'epoca: portare l'acqua a Monteacuto da una sorgente distante alcuni chilometri mediante una conduttura di cóppi di terracotta. Inizialmente subì l'aperto contrasto degli abitanti, che per ragioni non chiare non volevano che si realizzasse questo progetto ma poi, vista la comodità accolsero di buon grado l'acqua in paese. Da qui parte una bella mulattiera selciata, costruita da Pasquale Poli per raggiungere più comodamente il Mulino della Squaglia, di sua proprietà; dalla stessa strada si raggiunge anche il Santuario di Madonna del Faggio (1722). Le famiglie più note sono quelle dei Guccini e dei Poli, questi ultimi detti «placàn», pelacani. I Trèbbi: dal «Dizionario corografico… » di Serafino Calindri si apprende che alla fine del Settecento qui abitava una sola famiglia, fatto quanto mai strano e non spiegato, poichè siamo in pieno paese. Il nome di questo rione deriva dal latino «trivium», col significato di «incontro di tre strade»: qui infatti convergono tre vie, anche se non tutte della stessa importanza. Nel vicino territorio di Montese (MO) la parola trèbbo indica una piccola corte comune ad un borgo, un luogo destinato alle attività collettive e al ritrovarsi per «far trèbbo», cioè fare chiacchiere con amici, come il nostro «far rugletto». Questo spazio aveva quasi certamente anche una funzione pratica, lega
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