Nel cuore della città di Imola esiste un palazzo che per cinque secoli venne abitato dalla stessa famiglia, quella dei conti Tozzoni e che dal 1981, quando venne donato al Comune, è aperto al pubblico come casa museo.
I Tozzoni, toscani d’origine, si trasferirono a Imola nel corso del Quattrocento ed acquistarono due case contigue su quella che era una delle vie più importanti della città. Solo tra 1726 e 1738, a coronamento dello stato sociale prestigioso raggiunto, le case vennero trasformate in palazzo.
Il linguaggio architettonico è quello scenografico del Sei e Settecento bolognese , così come settecentesca è la sistemazione dello spazio del cortile dove al centro, si trova la grande vasca dall’elegante profilo mistilineo che sappiamo essere stata ricostruita nel 1792, ammodernando una vasca più semplice, presistente. Nella vasca confluiva un ramo del Canale dei Mulini, sul quale i conti Tozzoni vantavano un privilegio di utilizzo. La vasca aveva una funzione di raccolta dell’acqua ed era collegata ad una cisterna a pozzo e alle cantine, grazie ad un sapiente lavoro sulle condutture, dove l’acqua era elemento fondamentale per trattare la vinificazione del mosto che arrivava dai poderi di proprietà dei conti.
Infatti il cortile del palazzo era di fatto, il cuore delle attività domestiche e anche di quelle agricole; dalla porta carraia sugli orti della Mezzaluna, anche’essi di proprietà Tozzoni, entravano i carri a castellata che trasportavano i barili del primo mosto e i sacchi di grano dai poderi attorno alla città. Nel cortile erano presenti anche due “conserve” e dietro la vasca spicca la collinetta erebosa della ghiacciaia. Conserve e ghiacciai erano luoghi sotterrani dove la neve dell’inverno veniva pressata e, durante la stagione calda manteneva freschi gli alimenti facilmente deperibili.
Attualmente la vasca non ha la possibilità di essere riempita per problemi di infiltrazione e anche la muratura richiederebbe un restauro manutentivo per poter recuperare la sua bellezza settecentesca, cosa che arricchirebbero il cortile e ripristinerebbero almeno in parte il senso di vitalità e di paicevolezza di un cortile vivo com’era quello di palazzo Tozzoni.