Il Ponte della Gravina o Ponte Acquedotto è un 'importante struttura ad archi, alto 37 m. lungo 90 m. e largo 5,5 m. che collega le due sponde del torrente Gravina. Fu costruito per permettere l'attraversamento del Crapo (l'antico nome del torrente Gravina), e consentire ai fedeli di raggiungere la chiesetta della Madonna della Stella. Poco si sa circa la data della sua costruzione. Fonti storiche datano con certezza la sua esistenza almeno al 1686. Probabilmente il ponte, reso instabile dal sisma del 1686, crollò nel terremoto del 1722. Fu quindi la famiglia Orsini di Roma, che si era trasferita nel feudo di Gravina, a ordinare, intorno alla metà del Settecento, la ricostruzione e la trasformazione del ponte in acquedotto, per portare sotto le mura della città le acque delle sorgenti Sant'Angelo e San Giacomo. La struttura sulla quale poggiava la tubatura dell'acqua che collegava le due fontane (pilacci), ancora oggi esistenti ai due lati del ponte, era costituita da 25 archi disposti lungo la spalliera. In seguito all'alluvione dell'agosto del 1855, questi archi furono gravemente danneggiati e, poichè pericolanti, furono sostituiti da una spalliera in tufo. Nel 1860 vennero effettuati interventi di consolidamento e di restauro con la messa in opera di tiranti in ferro e di un selciato rustico di protezione.
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IL BENE
Imponente struttura ad archi, alta 37 metri, lunga 90 e larga 5,5, che collega le sponde del torrente Gravina, fu costruito per permettere l'attraversamento del Crapo (l'antico nome del torrente Gravina) e consentire ai fedeli di raggiungere la chiesa rupestre della Madonna della Stella. Attestato almeno dal 1686, crollò in un terremoto del 1722. Fu la famiglia Orsini di Roma, che si era trasferita nel feudo di Gravina, a ordinare, intorno a metà Settecento, la ricostruzione e la trasformazione del ponte in acquedotto, per portare oltre le mura della città le acque di due sorgenti, testimoniate dalle due fontane ancora oggi esistenti ai due lati opposti del ponte, che con i suoi 25 archi a doppio ordine segna in maniera potente il paesaggio di Gravina. Protagonista di una scena del film di James Bond, uscito al cinema nell' autunno 2021, “No time to die”, la struttura è da poco stata oggetto di un importante restauro, finanziato con circa 1,5 milioni dalla Regione Puglia.
PROGETTO SOSTENUTO
Al recupero reso possibile grazie al contributo della Regione Puglia si affiancherà l’intervento di valorizzazione sostenuto da FAI e Intesa Sanpaolo. In particolare l’intervento, richiesto dal Comune di Gravina in Puglia, proprietario del Bene, si concentra sull’illuminazione scenica e di sicurezza per il percorso pedonale e degli archi, al fine di rendere percorribile anche il secondo livello di arcate del ponte. Il Bene si è aggiudicato al censimento 2020 anche il premio speciale per il luogo più votato sul web (ai primi posti di questo “premio speciale” si sono posizionati sia la Ferrovia delle Meraviglie – 1° classificato al censimento 2020 - sia il Castello di Sammezzano - 2° classificato al censimento 2020 -, ma il premio in palio non era cumulabile con quello assegnato ai vincitori e per questo motivo è stato assegnato al Ponte Acquedotto), che lo renderà protagonista di un videostorytelling curato dal FAI, che ne racconterà il ruolo nella storia di Gravina e il rapporto con gli abitanti, realizzato dai due registi Gustav Hofer e Luca Ragazzi, vincitori di diversi premi internazionali.
LE PERSONE CHE HANNO RACCOLTO I VOTI
La raccolta voti è stata promossa dal comitato “Ponte dell’Acquedotto nel Cuore" nato per la volontà del Club Lions di Gravina in Puglia e di associazioni locali, che condividono l'importanza di valorizzare il patrimonio artistico e culturale della città di Gravina.
CONTRIBUTO: 25.000 euro
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