Gragnano è un comune italiano di 29.771 abitanti della provincia di Napoli in Campania. è conosciuta a livello europeo come la Città della Pasta. In Italia è infatti la città che produce ed esporta la maggior quantità di pasta, soprattutto maccheroni. Situato ai piedi dei Monti Lattari, in una posizione strategica per quanto concerne l'avvistamento. I primi insediamenti che diventeranno poi Gragnano risalgono al I secolo a.C., quando qui abitava l'antica popolazione italica degli Oschi, che parlavano appunto la lingua osca. Nell'89 a.C. si assiste alla nascita del primo nucleo urbano vero e proprio. Arrivò il console Lucio Cornelio Silla per domare la rivolta della vicina città di Stabia. Silla eresse in territorio gragnanese una fortificazione, l'oppidum sillanum da cui deriva l'attuale Sigliano. I rivoltosi stabiani si rifugiarono a Gragnano dando vita a un centro urbano che venne chiamato granianum, nome probabilmente derivato dalla gens Grania che qui aveva possedimenti. L'economia del piccolo centro era un'economia agricola. I ritrovamenti di antiche ville romane ci dimostrano che la popolazione era dedita all'agricoltura, in particolare alla coltivazione dell'olivo, della vite, del frumento e della frutta. Nelle località alte, la popolazione si dedicava all'allevamento e alla caccia, grazie alla selvaggina che abbondava nelle fitte foreste montane. Nel 79 d.C. Gragnano fu nuovamente meta di emigranti. La catastrofica eruzione del Vesuvio che distrusse Pompei, Ercolano e Stabiae spinse molti stabiesi a rifugiarsi nel piccolo centro allargando così il nucleo urbano. Il periodo che va dal V al X secolo d.C., epoca successiva al crollo dell'impero romano, è molto travagliato. I gragnanesi, come molte altre popolazioni dell'impero, per difendersi dai continui attacchi delle popolazioni barbariche, si rifugiarono sulle montagne dove costruirono le fortificazioni di Castello e di Aurano. Nel X secolo il territorio venne annesso pacificamente, tramite accordi alla repubblica marinara di Amalfi che si munì del castello di Lettere e di Gragnano per difendersi le spalle. Il castello di Gragnano, munito di tre cinta di mura costituiva, con il castello di Pino, il castello di Lettere, la torre Massi, nell'omonimo fondo ad Aurano ed il castello di Pimonte il baluardo difensivo verso nord del ducato amalfitano. Così Gragnano cadde nel 1131 nelle mani dei normanni. Il ducato di Amalfi, Gragnano compresa, cadde poi nelle mani del Principato di Salerno. La cittadina fu continuamente saccheggiata e fino all'ascesa al trono di Napoli di Guglielmo II, sopravvisse come regio demanio. Dopo questo per Gragnano cominciò un periodo di prosperità economica, caratterizzato dalla nascita dei primi pastifici, periodo che non mancò di catastrofi, come l'epidemia di colera del 1656 e i terremoti del 1684 e 1694, che provocarono molti morti e ingenti danni. Nel 1861 Gragnano, a seguito della sconfitta del Regno delle Due Sicilie, dovette passare sotto il controllo del sabaudo Regno d'Italia. Come in tutto il territorio del regno napoletano tra il 1861 e il 1969, anche qui si verificarono molti episodi del cosiddetto brigantaggio. I briganti (che erano in realtà partigiani del Re Francesco II di Borbone e strenui oppositori del nuovo regno dei Savoia) infatti si rifugiavano sulle montagne circostanti per scampare all'esercito piemontese. Gli anni della prima guerra mondiale misero in crisi l'economia locale e la cittadina ebbe 300 caduti per la patria. La seconda guerra mondiale fu altrettanto catastrofica. Gragnano fu pesantemente bombardata dagli alleati, che distrussero Piazza Trivione e San Vito. Anche il dopoguerra fu un periodo difficile. La situazione di generale arretratezza del Meridione colpì anche la cittadina. Molte attività economiche, come i pastifici, chiusero e molti gragnanesi furono costretti ad emigrare al nord in cerca di lavoro. Nonostante ciò la popolazione continuò a crescere e il boom demografico portò Gragnano da piccolo centro a