La chiesa di S.Siro a Lasino sorge a poca distanza dal centro abitato in posizione elevata, lungo la strada che scavalcando i Monti scende ai Masi (località Pergolese) e raggiunge la piana del Sarca.
L'edificio attuale è costituito dall'accorpamento di edifici risalenti a diverse epoche. Dell'antica chiesa romanica del XII secolo sopravvive infatti solo l'abside semicircolare costruita a pietre squadrate, che risulta addossata sul lato orientale della chiesa ad aula rettangolare e abside a settentrione eretta a partire dal 1610 in sostituzione di quella precedente e consacrata al termine dei lavori il giorno 11 giugno 1625. A destra della facciata dell'edificio principale è addossato il campanile di fondazione romanica, la cui parte superiore in cotto veronese risale alla fine del XIII - inizio XIV secolo L'intero complesso edificale, restaurato nel 1958 – 59, ha inoltre subito modifiche nel 1890 che hanno conferito all'abside l'attuale aspetto neogotico. Nel 1937 lungo la strada di accesso è avvenuta la sistemazione delle edicole con rilievi rappresentanti le stazioni della Via Crucis, acquistati in Veneto con il contributo delle famiglie di Lasino. La chiesa originaria era intitolata a San Siro, santo vescovo di Verona. L'abside e l'arco trionfale della chiesetta romanica sono tuttora decorati da un ciclo pittorico, realizzato ad affresco, che raffigura un santo vescovo, l'Annunciazione, il Cristo in Maestà tra i simboli degli Evangelisti e gli Apostoli. Secondo Antonio Morassi (1934) il ciclo è di carattere popolaresco ed esecuzione grossolana e forse fu realizzato prima della fine del Quattrocento.
Con il restauro condotto nel 1984 è stato possibile recuperare la leggibilità delle superfici pittoriche, che da tempo presentavano un consistente velo biancastro con incrostazioni superficiali ed estese ridipinture stese sulle cromie originali in occasione di interventi manutentivi effettuati nel corso del tempo per nascondere sgocciolature di cera e nerofumo dovuti alla combustione delle candele. Nel corso del lavoro, rimovendo uno spesso strato di scialbo, è stato altresì possibile mettere in luce estesi lacerti dell'Annunciazione sull'arco santo, che sono risultati essere contemporanei alla stesura degli altri affreschi, come dimostra la complanarietà degli strati di intonaco. E il frammentario Angelo Annunziante, tuttora contraddistinto da una pellicola pittorica a tinte brillanti, permette di intuire il preziosismo cromatico originario del ciclo, dal momento che la maggior parte delle campiture, sia nella teoria degli Apostoli sia nella calotta absidale, sono irrimediabilmente o alterate, o fortemente abrase o scomparse, lasciando emergere in più zone l'intonaco grigiastro del supporto.