La chiesa dedicata alla Madonna delle Grazie è considerata, dalla tradizione locale, come il più antico edificio di culto presente nella città di Fasano. Secondo quanto riporta lo storico locale Giuseppe Sampietro, una delle più importanti testimonianze relative all’esistenza di questa chiesa è data dalla Visita Pastorale di mons. Capilupo nel 1696, il quale non manca di fare un elenco di tutte le piccole chiese urbane della città. Anticamente questo edificio di culto era denominato della Madonna dell’Arco, perché indicava la presenza di un arco accanto ad essa; il quale fu aperto, a quanto pare, nel muro di cinta quando fu ristrutturata, nella prima metà dell’Ottocento, la chiesa del Rosario o delle monache, per metterla in comunicazione con la vecchia terra. Di forma rettangolare ed interamente rivestita di colore giallo, un tempo la chiesetta apparteneva all’Università di Fasano ed aveva un piccolo campanile.
Il piccolo complesso si presenta sobrio per quello che riguarda l’ornamento esterno, con un unico ingresso ed una sola finestra che permette l’accesso della luce all’interno. Ad aula unica, la chiesa presenta una volta a botte interamente affrescata; dipinte anche le pareti laterali, in una delle quali sono ritratte scene del Nuovo Testamento ed immagini di santi.
All’interno della chiesa, fino a qualche tempo fa, era collocato un dipinto del pittore locale Ferdinando Schiavone, raffigurante l’assalto dei Turchi a Fasano (2 giugno 1678), con l’immagine della Madonna del Pozzo che appare nel cielo per proteggere la città, come vuole la leggenda popolare. Attualmente l’opera è stata rimossa per consentirne il restauro; sulla parete destra dalla parte di chi entra, un’iscrizione ricorda quel significativo episodio della storia fasanese, entrato a pieno diritto nella tradizione e nel folklore popolare col nome di Scamiciata.
L’unico altare presente all’interno consta di un affresco, sul quale è possibile scorgere un saggio di restauro, raffigurante la Madonna delle Grazie che allatta al seno il Bambino Gesù, mentre due piccoli angioletti sorreggono una corona sul capo nimbato della Madonna. Secondo quanto riportato dallo storico locale Giuseppe Sampietro, “avanti all’immagine della Vergine, dipinta nel muro sopra l’altare, ardeva continuamente una lampadina”. Questa immagine è inscritta in una cornice in legno dorato costituita, ai lati, da paraste scanalate, culminanti con capitelli in stile composito. Un cornicione, caratterizzato da sporgenze e rientranze e decorato con elementi fitomorfi, separa l’affresco da un timpano che si apre, al centro, con la raffigurazione dello Spirito Santo. Alla base, infine, il vero e proprio altare, scolpito in pietra locale, che presenta al centro, in un cartiglio, un piccolo bassorilievo