La chiesa di Santa Maria della Gioia sorge a Varese in via Montello (all'altezza dei nr 51/53). E' situata in un' area di 2800 mq., in posizione defilata rispetto alla strada, circondata da un muricciolo in pietra e da alberature che ne occultano parzialmente la vista. Il complesso venne costruito nel 1976 per volere dei Frati Minori Francescani della vicina parrocchia di Sant' Antonio da Padova alla Brunella, al fine di soddisfare nuove richieste di spazi religiosi e oratoriali. L'opera venne affidata a Padre Costantino Ruggeri - già artista rinomato per l'innovazione dell'arte sacra - e all'architetto Luigi Leoni, che realizzarono questo gioiello di architettura moderna. Questa è la prima chiesa da loro edificata, cui ne seguirono più di 30, in Italia e nel mondo. Durante la loro vita professionale ebbero modo di confrontarsi coi principali architetti dell'epoca, da Giò Ponti a Le Corbusier, quest'ultimo particolarmente caro a Padre Costantino. L'area dove sorge è stata chiamata da Padre Costantino "golfo mistico"; per lui la chiesa è l'esterno e l'interno, un elemento del paesaggio e con esso si sposa. Intorno all'edificio vennero piantati cento alberi da bosco e duecento piante di rose canine. All'aperto si trovano inoltre un blocco di marmo botticino per le celebrazioni esterne e altri spazi dedicati ad attività oratoriali. L'edificio ospita al piano seminterrato alcune sale di aggregazione comunitaria, mentre al piano rialzato è collocata la chiesa. Il tetto era stato concepito come un giardino pensile affidato alla sapienza delle stagioni, dove gli uccelli potessero creare i loro nidi. Il sagrato coperto è un ambiente rustico, dove si trova il fonte battesimale: un masso di granito bagnato da acqua corrente, illuminato da un lucernario circolare, una delle tante innovazioni ricorrenti nelle opere di Costantino. Dal sagrato si apre una paratia che ci introduce all'interno della chiesa, dove tutto cambia sorprendentemente: entriamo nella bellezza dello spazio mistico voluto da Costantino, veniamo inondati dalla luce grazie alle sue grandi vetrate policrome (più di 120 mq.), ci troviamo in un luogo di silenzio, di gioia interiore e pace. L'aula si presenta con una pianta insolita, in parte rettangolare e in parte semicurva. Gli interni sono sobri ed essenziali, all'insegna dello spirito francescano di cui è intrisa tutta l'opera di Costantino. Da notare la pavimentazione in ardesia e l'andamento curvilineo dalle sedute, l'altare in bronzo, il ciborio/capocielo in bronzo che si squarcia per inondare di luce l'altare, il tabernacolo e tutti gli arredi sacri che vennero realizzati da lui prediligendo la spogliazione dal superfluo e dal decorativo. Una Madonna lignea del '700 è posata in uno spazio che volge sia all'interno della chiesa che all'esterno, quasi a salutare i fedeli che salgono alla chiesa. L'invocazione di Cesare Angelini accoglie il fedele: "in questa chiesa, aperta alla luce, entra, o uomo a salutare la Vergine, madre di ogni nostra letizia". Attualmente questo luogo è conservato principalmente da volontari che prestano la loro opera sia per la manutenzione dell'area esterna che per alcuni piccoli lavori di ristrutturazione dell'edificio, che necessiterebbe interventi straordinari e professionali di tutela, salvaguardia e valorizzazione.
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AMICI DI SANTA MARIA DELLA GIOIA
La chiesa di Santa Maria della Gioia sorge a Varese in via Montello (all'altezza dei nr 51/53). E' situata in un' area di 2800 mq., in posizione defilata rispetto alla strada, circondata da un muricciolo in pietra e da alberature che ne occultano parzialmente la vista. Il complesso venne costruito nel 1976 per volere dei Frati Minori Francescani della vicina parrocchia di Sant' Antonio da Padova alla Brunella, al fine di soddisfare nuove richieste di spazi religiosi e oratoriali. L'opera venne affidata a Padre Costantino Ruggeri - già artista rinomato per l'innovazione dell'arte sacra - e all'architetto Luigi Leoni, che realizzarono questo gioiello di architettura moderna. Questa è la prima chiesa da loro edificata, cui ne seguirono più di 30, in Italia e nel mondo. Durante la loro vita professionale ebbero modo di confrontarsi coi principali architetti dell'epoca, da Giò Ponti a Le Corbusier, quest'ultimo particolarmente caro a Padre Costantino. L'area dove sorge è stata chiamata da Padre Costantino "golfo mistico"; per lui la chiesa è l'esterno e l'interno, un elemento del paesaggio e con esso si sposa. Intorno all'edificio vennero piantati cento alberi da bosco e duecento piante di rose canine. All'aperto si trovano inoltre un blocco di marmo botticino per le celebrazioni esterne e altri spazi dedicati ad attività oratoriali. L'edificio ospita al piano seminterrato alcune sale di aggregazione comunitaria, mentre al piano rialzato è collocata la chiesa. Il tetto era stato concepito come un giardino pensile affidato alla sapienza delle stagioni, dove gli uccelli potessero creare i loro nidi. Il sagrato coperto è un ambiente rustico, dove si trova il fonte battesimale: un masso di granito bagnato da acqua corrente, illuminato da un lucernario circolare, una delle tante innovazioni ricorrenti nelle opere di Costantino. Dal sagrato si apre una paratia che ci introduce all'interno della chiesa, dove tutto cambia sorprendentemente: entriamo nella bellezza dello spazio mistico voluto da Costantino, veniamo inondati dalla luce grazie alle sue grandi vetrate policrome (più di 120 mq.), ci troviamo in un luogo di silenzio, di gioia interiore e pace. L'aula si presenta con una pianta insolita, in parte rettangolare e in parte semicurva. Gli interni sono sobri ed essenziali, all'insegna dello spirito francescano di cui è intrisa tutta l'opera di Costantino. Da notare la pavimentazione in ardesia e l'andamento curvilineo dalle sedute, l'altare in bronzo, il ciborio/capocielo in bronzo che si squarcia per inondare di luce l'altare, il tabernacolo e tutti gli arredi sacri che vennero realizzati da lui prediligendo la spogliazione dal superfluo e dal decorativo. Una Madonna lignea del '700 è posata in uno spazio che volge sia all'interno della chiesa che all'esterno, quasi a salutare i fedeli che salgono alla chiesa. L'invocazione di Cesare Angelini accoglie il fedele: "in questa chiesa, aperta alla luce, entra, o uomo a salutare la Vergine, madre di ogni nostra letizia". Attualmente questo luogo è conservato principalmente da volontari che prestano la loro opera sia per la manutenzione dell'area esterna che per alcuni piccoli lavori di ristrutturazione dell'edificio, che necessiterebbe interventi straordinari e professionali di tutela, salvaguardia e valorizzazione.