I Luoghi del Cuore
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CHIESA DI SANTA CROCE

CHIESA DI SANTA CROCE

NEPI, VITERBO

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CHIESA DI SANTA CROCE
L’edificio chiesastico di Santa Croce si trova ubicato nella parte nord-est del centro storico di Nepi a ridosso di uno degli antichi assi viari che dipanandosi dalla Via Amerina, arteria stradale principale in direzione nord-sud, attraversava orizzontalmente il tessuto urbano della città. La sua seicentesca facciata prospetta sul lato orientale della piazzetta dell’Ospedale intitolato anch’esso alla Santa Croce. Incastonata tra le abitazioni e l’Ospedale, circondata a sud da un muro che delimita un piccolo terreno a uso d’orto, questa bellissima testimonianza dell’architettura e della decorazione romanica, rimane nascosta alla vista dei più. Le sue strutture ci raccontano la storia di un susseguirsi di fasi costruttive ed evolutive che vanno probabilmente dal secolo IX–X al secolo XX. In quest’ampio spazio temporale la costruzione è passata, come è naturale, anche attraverso esperienze traumatiche di crolli, successive ricostruzioni, cambiamenti strutturali e variazioni stilistiche. Queste sono state in parte dovute anche a esigenze di spazio della Confraternita della Disciplina poi diventata del Gonfalone, la quale gestiva l’Ospedale e aveva la cura della chiesa. In questo suo percorso nel tempo e nella storia il monumento descrive, nella sua conformazione tipologica e strutturale, due momenti principali. Il primo è quello della chiesa romanica, rimasto integro, nella sua plastica composizione, solo nell’abside decorato con capitelli bicorporati e con una suggestiva corona di piccoli archi poggianti su mensole aggettanti in pietra, posizionate al disopra di una decorazione di blocchi di tufo intonacati e disposti a “denti di sega”. Il secondo è quello della chiesa settecentesca, nella sua conformazione planimetrica attuale, con la pianta a croce greca evidenziatasi dopo la costruzione delle due cappelle laterali. La cappella di destra, dedicata a San Pasquale Bajlon, costruita nel 1726 in seguito di proprietà della famiglia Brunetti e quella di sinistra, dedicata a Sant’Anna e San Luigi Gonzaga di proprietà della famiglia Melata, la cui costruzione fu terminata nel 1750. Le due cappelle con i loro colori e il modellato degli stucchi tipici del periodo tardo barocco sono rimaste, soprattutto quella dedicata a San Pasquale Bajlon, integre nella loro struttura, negli ornamenti plastici e nei colori. Il monumento resta vivo e liturgicamente utilizzato per circa novecento anni fino a quando, verso la fine degli anni ’50 del novecento, non è più usata per le celebrazioni quotidiane. In seguito l’edificio fu usato come deposito di materiale edile e poi abbandonata completamente. Da questo momento inizia un lento stato di declino che culmina nel 1970, con il crollo della copertura della cosiddetta “Sagrestia Nuova”. Il 7 maggio 1980 una capriata cede e la parte centrale della navata rimane scoperta, mentre la copertura del campanile era già andata in rovina in precedenza. Il tetto della “Sagrestia Vecchia”, seppur pericolante, resiste tutt’ora e continua a proteggere parzialmente l’edificio. L’assenza di parte del tetto, con relativo dilavamento delle pareti e allagamento dei pavimenti, ha permesso negli anni alle forze della natura di divorare le strutture della chiesa. Ormai abbandonato al suo destino, nonostante susciti sempre l’interesse di tanti appassionati di storia locale, la chiesa è chiusa al pubblico da tempo immemorabile e oggi l’edificio giace in uno stato di completo abbandono. -Tratto da "Chiesa di Santa Croce in Nepi: relazione delle indagini storiche e metrologiche" di Massimo Soldatelli

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L’edificio chiesastico di Santa Croce si trova ubicato nella parte nord-est del centro storico di Nepi a ridosso di uno degli antichi assi viari che dipanandosi dalla Via Amerina, arteria stradale principale in direzione nord-sud, attraversava orizzontalmente il tessuto urbano della città. La sua seicentesca facciata prospetta sul lato orientale della piazzetta dell’Ospedale intitolato anch’esso alla Santa Croce. Incastonata tra le abitazioni e l’Ospedale, circondata a sud da un muro che delimita un piccolo terreno a uso d’orto, questa bellissima testimonianza dell’architettura e della decorazione romanica, rimane nascosta alla vista dei più. Le sue strutture ci raccontano la storia di un susseguirsi di fasi costruttive ed evolutive che vanno probabilmente dal secolo IX–X al secolo XX. In quest’ampio spazio temporale la costruzione è passata, come è naturale, anche attraverso esperienze traumatiche di crolli, successive ricostruzioni, cambiamenti strutturali e variazioni stilistiche. Queste sono state in parte dovute anche a esigenze di spazio della Confraternita della Disciplina poi diventata del Gonfalone, la quale gestiva l’Ospedale e aveva la cura della chiesa. In questo suo percorso nel tempo e nella storia il monumento descrive, nella sua conformazione tipologica e strutturale, due momenti principali. Il primo è quello della chiesa romanica, rimasto integro, nella sua plastica composizione, solo nell’abside decorato con capitelli bicorporati e con una suggestiva corona di piccoli archi poggianti su mensole aggettanti in pietra, posizionate al disopra di una decorazione di blocchi di tufo intonacati e disposti a “denti di sega”. Il secondo è quello della chiesa settecentesca, nella sua conformazione planimetrica attuale, con la pianta a croce greca evidenziatasi dopo la costruzione delle due cappelle laterali. La cappella di destra, dedicata a San Pasquale Bajlon, costruita nel 1726 in seguito di proprietà della famiglia Brunetti e quella di sinistra, dedicata a Sant’Anna e San Luigi Gonzaga di proprietà della famiglia Melata, la cui costruzione fu terminata nel 1750. Le due cappelle con i loro colori e il modellato degli stucchi tipici del periodo tardo barocco sono rimaste, soprattutto quella dedicata a San Pasquale Bajlon, integre nella loro struttura, negli ornamenti plastici e nei colori. Il monumento resta vivo e liturgicamente utilizzato per circa novecento anni fino a quando, verso la fine degli anni ’50 del novecento, non è più usata per le celebrazioni quotidiane. In seguito l’edificio fu usato come deposito di materiale edile e poi abbandonata completamente. Da questo momento inizia un lento stato di declino che culmina nel 1970, con il crollo della copertura della cosiddetta “Sagrestia Nuova”. Il 7 maggio 1980 una capriata cede e la parte centrale della navata rimane scoperta, mentre la copertura del campanile era già andata in rovina in precedenza. Il tetto della “Sagrestia Vecchia”, seppur pericolante, resiste tutt’ora e continua a proteggere parzialmente l’edificio. L’assenza di parte del tetto, con relativo dilavamento delle pareti e allagamento dei pavimenti, ha permesso negli anni alle forze della natura di divorare le strutture della chiesa. Ormai abbandonato al suo destino, nonostante susciti sempre l’interesse di tanti appassionati di storia locale, la chiesa è chiusa al pubblico da tempo immemorabile e oggi l’edificio giace in uno stato di completo abbandono. -Tratto da "Chiesa di Santa Croce in Nepi: relazione delle indagini storiche e metrologiche" di Massimo Soldatelli
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