La fortezza di Santo Niceto nel comune di Motta San Giovanni costituisce lunico esempio di fortezza bizantina dellItalia meridionale che si sia conservata in uno stato ottimale superando i deleteri effetti del tempo.Scriveva A. M. De Lorenzo nel suo libro Le quattro Motte estinte presso Reggio di Calabria: << A due miglia e mezzo dal mare, e a dieci chilometri per diritto filo da Reggio, in mezzo a dirotte montagne, posava la Motta S. Niceto. Nellapprossimarsi da Reggio a Pellaro, vi è un tratto,donde,percorrendo la ferrovia del lido,puoi discovrire,attraverso un vano dei colli litoranei,il cono di S.Aniceto,con la sua cima incoronata tuttora dalla cinta dellantico castello >>. Infatti seguendo le istruzioni del De Lorenzo, procedendo da Reggio verso Lazzaro e allaltezza del centro abitato di Pellaro volgendo lo sguardo verso le colline, è possibile ancora oggi vedere la cinta muraria di quello che fu dal periodo bizantino e fino al 1465 HAGHIOS NIKITAS,fortezza bizantina. Uno dei problemi irrisolti circa Santo Niceto è quello della data di edificazione. Infatti non esistono ne atti ne altri documenti attestanti tale avvenimento. Santo Niceta fu un ammiraglio bizantino vissuto tra il 675 e il 741 che ritiratosi dalla vita militare si dedicò alla vita ascetica divenendo motivo di grande culto nel mondo greco-bizantino. Infatti, lipotesi maggiormente accreditata dagli storici circa ledificazione di questo fortilizio si rifà proprio al culto di Niceto. Nel corso del IX° secolo d.C. la Sicilia cadde definitivamente nelle mani degli arabi e numerosi furono i profughi che attraversarono lo Stretto e si stanziarono sulle coste calabre per scampare gli attacchi turcheschi. Furono con molta probabilità questi esuli a costruire questo castron in una zona che a loro avviso andava sicuramente fortificata attribuendogli il nome di S. Niceto in onore del loro santo-monaco. Da questo momento in poi le notizie circa S. Niceto si fanno via sempre più frequenti;se ne fa espresso riferimento per ben tre volte nel Brebion-un elenco dei beni di proprietà della chiesa reggina-redatto intorno al 1050 circa e successivamente in tutta una serie di atti notarili di età normanna e aragonese. Santo Niceto per quanto attestato da questi atti controllava un territorio particolarmente vasto e strategicamente importante che andava dal torrente Valanidi alla fiumara Annà lungo la costa fino poi a raggiungere le cime aspromontane costituendo così nella prima età di Mezzo un baluardo strategico per il presidio dello Stretto a difesa del thema di Calabria. Per tutta letà medievale la baronia di Santo Niceto seguirà tutte le vicende tipiche del periodo storico: più volte infeudato,numerose volte ceduto,altre acquistato e passato di mano in mano. Parlando del castron di Santo Niceto e dellarea ricadente sotto il suo controllo è opportuno fare un rapido accenno alle chiese presenti in questo territorio. Infatti, ai piedi della collina sulla cui cima si erge il castello furono individuate ben quattro chiesette tutte di epoca bizantina e in una di queste situata proprio ai piedi della salita che conduce al portale del castello,denominata dellAnnunziata,è stato individuato sulle pareti dellabiside ormai crollato,visto lo stato di deplorevole incuria in cui versa,un affresco raffigurante un Cristo aureolato detto Pantocratore con ai suoi lati San Giovanni e una Madonna in preghiera. Purtroppo ormai di quelle immagini non resta più nulla, solo vecchie foto riusciranno a conservare ciò che luomo non è riuscito a fare. Il De Lorenzo ci fornisce anche la notizia di una chiesa anche allinterno della cinta muraria ma allo stato degli studi non è stato ancora possibile individuarla. Si tratta tutte di chiese di culto bizantino perché larea di Motta S. Giovanni rientra in quella fascia della diocesi di Reggio Calabria definita da tutti gli storici greci perché fino al XVII° secolo inoltrato il rito praticato fu proprio quello greco con una naturale e ininte