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CASTELLO DI PIETRAROSSA

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CASTELLO DI PIETRAROSSA
Castello di Pietrarossa venne costruito su una rocca a picco su un burrone che dominava la vallata fino al fiume Salso. Le origini del castello sono controverse ma la versione più accreditata vuole che il promontorio dove sorge il castello inizialmente fu abitato dalle popolazioni dei Sicani che abitavano il vicino villaggio, battezzato dagli storici Nissa, dimostrato dalla presenza di simboli dell'alfabeto sicano. Nel VII secolo a.C. vi si stanziarono i siracusani e il promontorio fu infruttuosamente attaccato dagli ateniesi. Sembra che i romani, dopo la seconda guerra punica, lo abbiano utilizzato come fabbrica, prima che cadesse nelle mani degli Ostrogoti. Ma il nucleo vero e proprio del castello fu edificato dai bizantini tra il 750 e l'800. Il Castello infine cadde in mano araba che lo ribattezzarono Qalat-an-Nisa. Nel 1086 Ruggero conquista Caltanissetta, roccaforte musulmana tradotto nella nostra lingua in castra foeminarum. Da Idrisi nel 1150 ca. Qal'at an-Nisa è ricordata come rocca di bella costruzione. Nel 1282 il castello sarà saccheggiato durante la guerra del Vespro e nello stesso anno Pietro d'Aragona nomina Bernardo de Sarrià castellano di Caltanissetta dopo la rimozione di Ruggiero Barresi. Durante il periodo aragonese il castello raggiunse il massimo del suo prestigio, essendo stato scelto come sede di tre Parlamenti generali siciliani: nel 1295, quando vi si volse il convegno dei baroni di Sicilia; nel 1361, quando Federico III vi si rifugiò per sfuggire alla morsa dei baroni siciliani; nel 1378, quando, alla morte di Federico III, vi si riunirono i quattro Vicari per spartirsi il governo dell'Isola. Nel 1407 il castello venne concesso in feudo da re Martino a Matteo II Moncada e ai suoi eredi, nelle mani dei quali rimase fino alla soppressione del Feudalesimo. Nella notte del 27 Febbraio 1567, forse per una scossa di terremoto, il castello crollò. Rimasero in piedi solo un muro diroccato, una torre di guardia in pietra viva, terrapieni, bastioni ed un ponte di comunicazione. Da un elenco di spese effettuate per conto del principe Moncada del 1591 si evince che parte del castello viene conservata con lavori di manutenzione e che contemporaneamente però inizia l'utilizzo della rocca come cava di pietra da costruzione. Nel corso del XVII secolo continuerà la demolizione del castello, parzialmente crollato. La pietra verrà utilizzata per le principali costruzioni dell'epoca e nel 1827 il decurionato di Caltanissetta delibera che per la costruzione della via del Monastero di Santa Croce la pietra dovrà sbarbicarsi e tagliarsi dalla parte meridionale del castello di Pietrarossa. Il castello, ubicato al margine orientale del centro storico di Caltanissetta, si erge su una serra calcarea e sfruttando la morfologia del terreno si affaccia sulla valle del fiume Salso. Situato all'estremità inferiore del quartiere Angeli, primo nucleo dell'attuale abitato urbano di Caltanissetta, era accessibile, attraverso un ripido percorso, esclusivamente dal fronte rivolto verso la città. La sua posizione geografica consentiva il controllo di un'importante via di comunicazione intema, qual era il fiume Salso, ed il collegamento visivo con il castello di Pietraperzia. Adibito esclusivamente a funzioni militari, inadeguato come residenza nobiliare, decadde rapidamente con l'avvento dei Moncada, responsabili del successivo abbandono. Il castello deve il suo nome al tipo di pietra usata per la costruzione, parte della quale è ancora visibile, riutilizzata, nella muratura dell'attiguo convento dei padri Riformati. Nel linguaggio popolare è denominato murra di l'Anciuli, con un chiaro riferimento alla limitrofa chiesa di Santa Maria degli Angeli ed al materiale usato poichè il termine murra, nel dialetto siciliano, individua sabbia o pietra rossa.

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Castello di Pietrarossa venne costruito su una rocca a picco su un burrone che dominava la vallata fino al fiume Salso. Le origini del castello sono controverse ma la versione più accreditata vuole che il promontorio dove sorge il castello inizialmente fu abitato dalle popolazioni dei Sicani che abitavano il vicino villaggio, battezzato dagli storici Nissa, dimostrato dalla presenza di simboli dell'alfabeto sicano. Nel VII secolo a.C. vi si stanziarono i siracusani e il promontorio fu infruttuosamente attaccato dagli ateniesi. Sembra che i romani, dopo la seconda guerra punica, lo abbiano utilizzato come fabbrica, prima che cadesse nelle mani degli Ostrogoti. Ma il nucleo vero e proprio del castello fu edificato dai bizantini tra il 750 e l'800. Il Castello infine cadde in mano araba che lo ribattezzarono Qalat-an-Nisa. Nel 1086 Ruggero conquista Caltanissetta, roccaforte musulmana tradotto nella nostra lingua in castra foeminarum. Da Idrisi nel 1150 ca. Qal'at an-Nisa è ricordata come rocca di bella costruzione. Nel 1282 il castello sarà saccheggiato durante la guerra del Vespro e nello stesso anno Pietro d'Aragona nomina Bernardo de Sarrià castellano di Caltanissetta dopo la rimozione di Ruggiero Barresi. Durante il periodo aragonese il castello raggiunse il massimo del suo prestigio, essendo stato scelto come sede di tre Parlamenti generali siciliani: nel 1295, quando vi si volse il convegno dei baroni di Sicilia; nel 1361, quando Federico III vi si rifugiò per sfuggire alla morsa dei baroni siciliani; nel 1378, quando, alla morte di Federico III, vi si riunirono i quattro Vicari per spartirsi il governo dell'Isola. Nel 1407 il castello venne concesso in feudo da re Martino a Matteo II Moncada e ai suoi eredi, nelle mani dei quali rimase fino alla soppressione del Feudalesimo. Nella notte del 27 Febbraio 1567, forse per una scossa di terremoto, il castello crollò. Rimasero in piedi solo un muro diroccato, una torre di guardia in pietra viva, terrapieni, bastioni ed un ponte di comunicazione. Da un elenco di spese effettuate per conto del principe Moncada del 1591 si evince che parte del castello viene conservata con lavori di manutenzione e che contemporaneamente però inizia l'utilizzo della rocca come cava di pietra da costruzione. Nel corso del XVII secolo continuerà la demolizione del castello, parzialmente crollato. La pietra verrà utilizzata per le principali costruzioni dell'epoca e nel 1827 il decurionato di Caltanissetta delibera che per la costruzione della via del Monastero di Santa Croce la pietra dovrà sbarbicarsi e tagliarsi dalla parte meridionale del castello di Pietrarossa. Il castello, ubicato al margine orientale del centro storico di Caltanissetta, si erge su una serra calcarea e sfruttando la morfologia del terreno si affaccia sulla valle del fiume Salso. Situato all'estremità inferiore del quartiere Angeli, primo nucleo dell'attuale abitato urbano di Caltanissetta, era accessibile, attraverso un ripido percorso, esclusivamente dal fronte rivolto verso la città. La sua posizione geografica consentiva il controllo di un'importante via di comunicazione intema, qual era il fiume Salso, ed il collegamento visivo con il castello di Pietraperzia. Adibito esclusivamente a funzioni militari, inadeguato come residenza nobiliare, decadde rapidamente con l'avvento dei Moncada, responsabili del successivo abbandono. Il castello deve il suo nome al tipo di pietra usata per la costruzione, parte della quale è ancora visibile, riutilizzata, nella muratura dell'attiguo convento dei padri Riformati. Nel linguaggio popolare è denominato murra di l'Anciuli, con un chiaro riferimento alla limitrofa chiesa di Santa Maria degli Angeli ed al materiale usato poichè il termine murra, nel dialetto siciliano, individua sabbia o pietra rossa.
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