L’Anfiteatro Flavio è la terza arena più grande del mondo romano, dopo quelle di Roma e Capua. Costruito nel primo sec d.C., l’anfiteatro andava a sostituirne uno di età repubblicana che, ormai, non riusciva più a contenere la grande mole di pubblico. I sotterranei sono tra i migliori preservati nel mondo e permettono di comprendere perfettamente i meccanismi attraverso i quali, mediante carrucole e ascensori, venivano trasportate persone ed animali dai sotterranei all’arena e viceversa. Nell’anfiteatro sono state eseguite anche molte condanne a morte. Da ricordare è quella di san Gennaro, patrono di Napoli, e dei martiri puteolani, condannati dal persecutore Dragonzio con la condanna “ad bestias”, cioè ad essere sbranati vivi. Tuttavia ciò non avvenne e la storia tramanda che le bestie si inginocchiarono a piedi dei santi, cosa che però non fu necessario a risparmiarli in quanto trovarono comunque la morte presso la Solfatara, attraverso una seconda condanna. Nell’anfiteatro sorge ancora un’antica cappella detta “Carcere di San Gennaro” realizzata nel ‘600 per ricordare l’ultima prigione dei santi Gennaro, Procolo e Sossio prima del martirio.