29 marzo 2024
XI Censimento 2022 – 26.261 voti, 4° posto nella classifica nazionale
Dalla segnaletica escursionistica a un sistema di pannelli culturali per raccontare il territorio attraversato: nel corso della primavera verrà avviata una serie di attività volta a valorizzare il percorso della Via Vandelli, un cammino di 171 chilometri a cavallo delle Alpi Apuane, nato nel Settecento per collegare le allora capitali del Ducato Estense, Modena e Massa.
Conosciuta come “la madre di tutte le strade moderne”, rappresenta un unicum nel variegato panorama dei Cammini italiani e non solo. Si tratta infatti di un’infrastruttura stradale settecentesca, in molti tratti conservatasi in maniera stupefacente, che collegava – e collega tuttora, pur con l’intersezione di alcune strade costruite nell’ultimo secolo -–Modena e Sassuolo, sede dei Palazzi Ducali della famiglia Estense, con Massa e il Mar Tirreno, che il duca Francesco III d’Este aveva acquisito all’epoca della realizzazione della Via.
Il progetto sostenuto da FAI e Intesa Sanpaolo prevede l’installazione di una necessaria e omogenea segnaletica escursionistica attraverso le due regioni in collaborazione con il CAI, con frecce direzionali, cartelli segna-tappa e vernice bianco/rossa, con l’utilizzo dell’acronimo VV. Sarà inoltre posato un pannello didattico in ognuno dei 21 Comuni attraversati, per spiegare ai camminatori le peculiarità del territorio.
XI Censimento 2022 – 10.226 voti, 22° posto nella classifica nazionale
Tra i boschi e i torrenti della Valle San Martino sono partiti i lavori di conservazione e restauro delle pitture murali nel campanile della chiesa: figure umane incatenate e diavoli in fiamme, un ciclo pittorico raffigurante “i vizi capitali”, risalente al XV secolo.
Documentato a partire dal 1177, il Plesso di San Michele trae probabilmente origine da una struttura difensiva, che nel Medioevo sfruttava la naturale posizione strategica. Costruito sopra uno sperone roccioso circondato su due lati da valli profonde sul fondo delle quali scorrono i torrenti Bratta e Ovrena, il plesso comprende la chiesa, il campanile, la canonica e il più antico Oratorio di Santo Stefano, probabile cappella del precedente fortilizio.
Il progetto sostenuto da FAI e Intesa Sanpaolo prevede il restauro del prezioso ciclo pittorico affrescato risalente alla prima metà del Quattrocento e in grave stato di degrado. Nonostante la difficoltà di lettura complessiva dell’insieme, la visione ravvicinata dei frammenti ha permesso di individuare alcune iscrizioni che consentono di identificare le figure rappresentate nella porzione superiore nelle allegorie dei sette vizi capitali. Gli affreschi presentano lacune a seguito degli interventi edilizi effettuati nei secoli, ma il restauro rappresenterà anche un’importante occasione di studio e per indagare la probabile esistenza di altre porzioni dipinte.
XI Censimento 2022 – 9.333 voti, 24° posto nella classifica nazionale
Nell’antica salina, dove ancora si produce il sale come un tempo attraverso il sistema della raccolta giornaliera, è stato avviato il progetto di sistemazione del capanno ligneo posto al centro delle vasche salanti, che ne consentirà la rinascita dopo l’alluvione dello scorso anno.
La storica salina è l’ultimo fondo salifero artigianale dalla struttura originaria e per questa sua straordinarietà costituisce la sezione all’aperto di MUSA - Museo del Sale di Cervia. A mantenere viva e attiva la salina sono i volontari del Gruppo culturale Civiltà salinara che conservano i “saperi” della produzione con l’antico sistema artigianale. Gravemente danneggiata dall’alluvione che ha colpito l’area ravennate nel maggio 2023, la salina e le sue strutture necessitavano di una serie di interventi di cura e riqualificazione, anche per poter assicurare la prosecuzione della suggestiva esperienza “salinaio per un giorno”, che permette a chiunque di fare esperienza in prima persona di un mestiere secolare, parte integrante della vocazione di questo territorio.
Il progetto sostenuto da FAI e Intesa Sanpaolo prevede la sistemazione dell’area di accoglienza della salina e la realizzazione degli attrezzi tradizionali in legno, distrutti dall’acqua, che torneranno a essere utilizzati dai volontari per la produzione del sale e dai visitatori per calarsi nei loro panni.
XI Censimento 2022 – 7.777 voti, 33° posto nella classifica nazionale
Al via il restauro conservativo di un ciclo affrescato nella piccola chiesa nolana intitola a Maria Jacobi, che coniuga i temi sacri del Trecento a preesistenze profane di fine Duecento: una delle poche testimonianze in Campania di decorazioni laiche medievali.
Situata nel centro storico di Nola, la chiesa costituisce il nucleo più antico del complesso monastico di Santa Chiara, realizzato nel XIV secolo sui resti di un palazzo nobiliare e che nel corso dei secoli ha subito diverse trasformazioni, inclusa la trasformazione in scuola dopo la soppressione del convento. Le pareti dell’unica navata erano ricoperte da un ciclo di affreschi a carattere religioso, strappati da decenni e riposizionati su pannelli appesi alle stesse pareti. Il loro distacco per ragioni conservative ha fatto riemergere la precedente decorazione profana, del tardo XIII secolo, indicativa di un diverso utilizzo dei luoghi: motivi floreali e uccelli, stemmi delle più importati famiglie baronali legate alla corte angioina, un vivace episodio di caccia con cani e la leggenda di Aristotele e Fillide.
Il progetto sostenuto da FAI e Intesa Sanpaolo prevede il restauro conservativo della parete affrescata centrale sinistra e delle murature medievali a vista della chiesa, che integrerà il recupero già in corso sulla parete di fronte. Gli affreschi trecenteschi saranno invece ricollocati nell’antico coro superiore della chiesa, oggi parte del Museo Diocesano diffuso.
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