Sulla sommità di un crinale circondato dai boschi della Valle San Martino, tra Lecco e Bergamo, il Complesso di San Michele ospita le figure affrescate dei Peccati Capitali
Nella prealpina Valle San Martino, tra Lecco e Bergamo, sorge sulla sommità di un crinale circondato da boschi, torrenti e piccole frazioni un complesso religioso con una storia molto antica. Gli abitanti del territorio solevano percorrere a piedi la mulattiera che, con le stazioni della Via Crucis, permette di raggiungere questo luogo di preghiera. Documentato a partire dal 1177, il Plesso di San Michele trae probabilmente origine da una struttura difensiva, che nel Medioevo sfruttava la naturale posizione strategica.
Si articola in un gruppo di edifici, che comprende la chiesa, il campanile, la canonica e il più antico Oratorio di Santo Stefano, probabile cappella del precedente fortilizio, che risale infatti al XII secolo e conserva al suo interno ampi frammenti di un importante ciclo di affreschi del XIV-XV secolo. La chiesa, fondata nel XV secolo, ma più volte aggiornata, presenta decorazioni tardo-barocche e un notevole altare intarsiato. Sul lato destro è addossato un porticato esterno che funge da passaggio pedonale: più volte ricostruito, oggi è inagibile per la frana che mette in pericolo la struttura dell’intero edificio. La partecipazione a “I Luoghi del Cuore” ha permesso di riportare il complesso all’attenzione della sua stessa comunità di riferimento: benché fosse stata la chiesa matrice dell’area, aveva subito un lungo abbandono, dopo la costruzione della nuova chiesa parrocchiale.
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Avvolto nel verde, circondato da torrenti che ne scavano le rupi, giace una tra le più antiche strutture religiose della Valle San Martino. Torre de’ Busi, qui presente da secoli, posto in posizione strategica, sottoposto a rimaneggiamenti e ampliamenti che ne hanno cambiato e stravolto l’aspetto è il Plesso Storico di San Michele, formato da Oratorio di Santo Stefano, Chiesa di San Michele, Cappellette della Via Crucis e casa canonica. Importante luogo di preghiera richiamava non solo gli abitanti del Comune, ma per la Santa Messa domenicale i fedeli, giungevano da tutto il Comprensorio di Caprino. Il Plesso, è stato nei secoli musa per molti artisti che ne hanno pinto gli interni, i Cavagna, Capella, e gli esterni...le famose cascate della Sonna a San Michele, meta dei pittori Gozzi, Canella e Rosa. Ai giorni nostri è stato scelto come set per il film “Caso Mai” e le sue rupi, i suoi antichi muri, sono tele per gli amanti “dello scatto”. Negli anni ottanta dopo il crollo del tetto dell’ Oratorio, il Plesso fa parlare di sè, antichi affreschi vengono scoperti durante i lavori, salvaguardati e recuperati, ora sono visibili agli occhi di chi sale l’irta salita o discende per quelle antiche mulattiere. Ma cosa ha ancora da raccontare questo luogo? Poste sulla mulattiera che sale al Plesso, ad accogliere i pellegrini vi sono due statue, un Cristo che indica una via o come in Dante sembra dire “lasciate ogni speranza voi ch’entrate” e un San Michele, che posta la spada alla cinta, alza le mani al cielo. Due pose non convenzionali per l'iconografia della Chiesa, cosa raccontano? Quale è il disegno misterioso? Mentre nella Chiesa lo staccarsi casuale di parte dei calcinacci dai muri, ne sta ora portando alla luce delle pitture misteriose, perché nascoste? I vizi capitali, incatenati, appena visibili in cui balza subito all’occhio l’avarizia che è l’unica che volge lo sguardo dietro a tutti. Che sia questa una valle di avari? Ebbene sì, in un certo senso, qui siamo avari verso il nostro territorio, che amiamo, rispettiamo e nel possibile, conserviamo. Questo luogo però ora rischia di scomparire, la rocca nei secoli è stata posta a deterioramento, il portichetto è franato a valle più volte e più volte ricostruito ma, ad oggi la frana che da alcuni anni ne sta consumando e scavando i muri sottostanti, ora mette in pericolo anche la struttura della Chiesa che potrebbe con il portichetto finire nel fossato sottostante, portando con sè la propria storia e i propri misteri, che andrebbero perduti per sempre.
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