11 marzo 2025
Queste trentatreesime Giornate FAI di Primavera (ricordo bene la prima… sembra ieri!) sono speciali per due motivi.
Il primo è che questo grandioso evento ormai entrato nella percezione degli italiani come una delle date canoniche del calendario nazionale cade nell’anno del nostro cinquantesimo anniversario con la conseguenza che il clima di festa che pervade ogni nostra iniziativa, l’orgoglio per i risultati raggiunti (13 milioni di italiani che nelle scorse trentadue edizioni hanno visitato e conosciuto oltre 16.000 monumenti d’arte e di natura) e la consapevolezza di offrire – come abbiamo celebrato poco più di un mese fa alla Scala di Milano in occasione del Convegno Nazionale – un civile servizio al Paese rendono tutto ciò che facciamo ancora più gioioso, più intenso e più coinvolgente.
Il clima di festa cambia, in un certo senso, i connotati alla normalità (se di normalità si può parlare trattando della Giornata FAI di Primavera) esattamente come succede nel giorno del nostro compleanno…; è un giorno come gli altri, ma è sempre speciale….
Credo di ripetere da trent’anni quanto ci lasci ogni volta esterrefatti la lista dei luoghi speciali e poco conosciuti che le 373 eroiche, generose, civili e mai abbastanza lodate Delegazioni del FAI sfoderano ogni anno estraendola anche dagli anditi più sconosciuti del territorio nazionale, sempre così rinnovando l’incredulità e l’emozione per un catalogo che da trentatré anni aggiunge sorprese a sorprese, confermando la capillarità e la vastità praticamente inesauribile del nostro Patrimonio culturale; motivo di immenso orgoglio da un lato, ma altresì di una giustificata ansia per la sua tutela e la sua valorizzazione che meriterebbero forze e disponibilità ben superiori – come il Ministro ben sa – e che qualche buontempone (chiamiamolo così) vorrebbe addirittura ulteriormente diminuire se non azzerare del tutto!
Quest’anno di fianco a riaperture solenni e fastose come Palazzo Farnese a Roma, Palazzo Clerici a Milano o Palazzo Labia a Venezia (di nuovo grazie alla RAI che lo possiede e che ci auguriamo se lo tenga stretto) mi sono particolarmente cari due monumenti aperti in Giornate FAI di Primavera, nati per la diffusione dell’istruzione e dell’educazione: l’Asilo Sant’Elia di Como, tra i massimi e capitali capolavori razionalisti di Giuseppe Terragni, chiuso ormai da anni e in attesa di una resurrezione che gli consenta di riprendere il suo posto tra le istituzioni educative di Como, e la favolosa quanto poco conosciuta Biblioteca Lucchesiana di Agrigento.
Esempio preclaro di mecenatismo illuminista essa fu voluta dal Vescovo Andrea Lucchesi Palli che la donò nel 1765 alla cittadinanza agrigentina (si badi! alla cittadinanza e non alla curia né al comune, come è enunciato a chiare lettere nel suo testamento) accompagnandola con indicazioni di una inflessibile seppur accogliente severità. Dice, tra l’altro, una solenne lapide ispirata dallo stesso donatore: “Il conte Andrea Lucchesi Palli rende di uso pubblico la propria biblioteca (…). L’analfabeta, il chiacchierone, lo scansafatiche, il vagabondo se ne tengano alla larga (…). Non pagare nulla ma vattene più ricco e ritorna più spesso”. La Biblioteca come indispensabile strumento di crescita per l’uomo civile soprattutto quando debba ricoprire un ruolo pubblico come, in questo caso, quello di vescovo di una grande città. Ho già fatto privatamente i complimenti al Ministro per la sua rinnovata e decisa attenzione alle Biblioteche; glieli rifaccio, ora, pubblicamente e con entusiasmo e vigore. Un grande segnale Signor Ministro!
L’esempio e la lezione di Lucchesi Palli mi introducono al secondo motivo che rende speciali le Giornate FAI di Primavera di quest’anno, caricandole di un significato e di una missione che vanno ben oltre quelli tradizionali. La recente e assai inquietante cronaca politica mondiale sembra affidare di nuovo e con vigore all’Europa e a noi tutti uomini europei una rinnovata, decisa e oserei dire militante consapevolezza della centralità di una cultura e di un sapere in senso lato che affondano nella millenaria, nobile storia del vecchio continente e che ci appaiono sempre più essenziali e cruciali per garantire quei principi di giustizia, equità e fratellanza alla base di una sana democrazia e di una felice convivenza tra i popoli.
Il ruolo di garante e di custode di questo stile e di questi principi sembra dunque ora tornare sempre più nelle mani della vecchia, un poco affaticata e forse viziata Europa, e noi italiani, come eredi e custodi del patrimonio di sapere, di arte e di storia più spettacolare del mondo occidentale, dobbiamo aver ben chiaro il nostro compito in questo senso; vorrei dire: il nostro compito di leader in questo senso!
Da oggi dunque e senza incertezza anche noi del FAI dobbiamo avere ancor più chiaro che ogni nostra azione sociale ed educativa debba concorrere al rafforzamento di una comune coscienza europea e affido dunque a questa edizione delle Giornate FAI del cinquantennale e alle 750 piazze italiane che esse virtualmente rappresentano l’auspicio che la nostra festosa, concreta, e appassionata manifestazione del 22 e 23 marzo possa essere proposta, vissuta e percepita in quest’ottica più ampia, più civile, più militante. Il mondo, e non solo noi europei, ne ha un immenso e drammatico bisogno. Viva l’Europa!
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