24 novembre 2022
Molti sono gli stimoli e i contenuti emersi dal webinar organizzato dal FAI dedicato all’approfondimento dei risultati della 27° conferenza delle parti delle Nazioni Unite (COP27), appena chiusa a Sharm El-Sheikh, sul cambiamento climatico. Un webinar aperto a tutti, trasmesso da Casa Bortoli, Bene FAI a Venezia, città simbolo della crisi climatica.
La data scelta, il 21 novembre, è molto simbolica per Venezia, la Festa della Madonna della Salute: una festa storica, la più sentita dai veneziani, che ricorda la peste che minacciò nel 1630 la salute – ovvero la salvezza – della città, e che oggi riporta all’attenzione altre minacce alla salute di Venezia, che riguardano proprio l’ambiente della città e della sua laguna.
Nell’incontro, dalla voce di esperti, studiosi e attivisti sono emerse luci e ombre di questa ultima COP27, ma anche l’invito ad attivarsi, #togheterforimplementation affinché ognuno faccia la sua parte: un invito ad agire per l’adattamento alla crisi climatica e per la mitigazione dei suoi effetti.
Come ha detto il Vicepresidente FAI, Maurizio Rivolta:
“Ritrovare l’armonia e l’equilibrio e fare della bellezza il migliore strumento per salvare la nostra salute e la salute del pianeta”.
Questo è il sentire del FAI che ha avuto il piacere di ospitare a Casa Bortoli Emanuele Bompan, giornalista ambientale e geografo, Direttore di Materia Rinnovabile, Carlo Carraro Professore ordinario di Economia ambientale e climatica, Università Ca' Foscari di Venezia, Cecilia Dall'Oglio Direttrice Associata dei Programmi Europei del Movimento Laudato Sì e Valeria Barbi politologa, naturalista e divulgatrice scientifica.
Emanuele Bompan, di ritorno dalla COP27 ha raccontato le tappe principali di questi negoziati, il secondo summit per lunghezza nella storia delle COP dedicate al clima. I negoziati, che nascono nel 1992, hanno trovato una loro architettura, che è l’Accordo di Parigi del 2015 – un accordo tra 196 paesi più l’Europa che hanno firmato un mandato chiaro per ridurre le emissioni di gas serra, per la mitigazione e quindi e per sostenere i Paesi più vulnerabili e meno sviluppati. Da Parigi in avanti i negoziati hanno, quindi, preso una forma diversa e questa COP27, in particolare, era stata rinominata la COP dell’implementazione, una COP che avrebbe voluto segnare un aumento delle ambizioni, purtroppo disattese. Bompan ha stigmatizzato come tra i principali obiettivi sia fallito proprio quello dell’implementazione dei piani di decarbonizzazione e di adattamento, anche se l’accordo finale conserva la volontà di mantenere le temperature medie entro 1,5°C, obiettivo però difficile da raggiungere in mancanza di piani e strategie adeguati. Un successo di questa COP27 è stato invece l’accordo sul Fondo Loss and Damage, il meccanismo di finanziamento per le perdite e i danni che i Paesi più vulnerabili stanno subendo e subiranno a causa dei cambiamenti del clima. Nel Sharm-el-Sheik Implementation Plan, il documento che riporta le decisioni finale delle parti, è stato approvato un importante processo di riforma delle Banche di Sviluppo Multilaterali (MDBs) – come Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale, le banche regionali come Asian Development Bank, African Development Bank. Un processo importante per trasformare l’architettura finanziaria affinché sia di sostegno alle azioni di mitigazione e adattamento anche nei Paesi che non hanno le disponibilità economiche per intervenire, diventando vere e proprie banche di sviluppo per il clima. Importante, nel testo anche la menzione delle energie rinnovabili, come soluzione tecnologica alla crisi climatica. Mentre purtroppo non viene menzionata la prossima COP15 per la biodiversità; sebbene nel testo ci sia una menzione degli oceani e delle foreste, manca lo sforzo di abbracciare e connettere il tema della biodiversità al clima.
«Ora è importante porre tutta l’attenzione sul tema della riduzione delle emissioni, chiedendo un processo globale di riduzione dei sussidi alle fonti fossili e una rapida sostituzione di petrolio, gas e cabone con energie rinnovabili, in particolare il solare. Nel 2023 il negoziato si terrà a Dubai, l’Italia si prepari ad avere un ruolo di leadeship assieme agli altri paesi EU», ha detto Emanuele Bompan.
Carlo Carraro ci ha portato oltre la COP27, sottolineando la necessità di ricercare altre strade – più celeri – oltre a quelle, pur necessarie e fondamentali dei negoziati, per la decarbonizzazione. Abbiamo già sprecato troppo tempo nell’inazione, dobbiamo proseguire con determinazione nella transizione climatica anche sfruttando e accelerando le soluzioni già oggi applicabili. Occorre ascoltare il mondo della scienza, in prima linea nell’analisi del fenomeno, dei suoi rischi e delle azioni necessarie per trovare “altre” strade. Per stimolare questa reazione è necessario acuire la percezione del rischio che stiamo correndo, perché questi rischi si stanno già traducendo in danni economici importanti. I calcoli fatti dalle società di assicurazione e riassicurazione mostrano una perdita all’anno di circa 200 miliardi di dollari a causa dei danni subiti dal cambiamento climatico, che è un quarto di punto della percentuale del PIL mondiale e le prospettive indicano come questo dato sia solo destinato a crescere: al 2050, stando ai dati della Banca Europea e della Banca mondiale, questa percentuale si moltiplicherà per otto volte. In sintesi, il professore ha ricordato che le soluzioni sono oggi già percorribili: la prima è l’efficienza energetica, la seconda è l’elettrificazione (di edifici, trasporti, industrie ecc.) e la terza è la decarbonizzazione dell’energia, grazie all’impiego di fonti rinnovabili. Su queste soluzioni è necessario accelerare, “investendo, ad esempio, nel passaggio alle fonti rinnovabili senza atteggiamenti conservatori”. Carraro ha rimarcato il ruolo dell’innovazione, sulla quale – ha detto – si investe troppo poco e, invece, servono grossi flussi d’investimento e il segnale positivo che registriamo oggi è, che è il mercato stesso a investire. Gli investimenti economici crescono non solo per la convenienza legata ai danni evitati, ma anche per il ritorno economico dal miglioramento ambientale.
Con l’intervento di Cecilia Dall'Oglio abbiamo avuto una testimonianza del ruolo che ciascuno ha come motore del cambiamento. Il movimento Laudato Sì nasce per diffondere l’Enciclica di Papa Francesco, ma soprattutto per tradurla in azioni locali, facendola “vivere”.
“Mentre l’ordine mondiale esistente si mostra impotente ad assumere la responsabilità, l’istanza locale può fare la differenza”.
Proprio su questo invito, contenuto nell’Enciclica, è nato il Movimento Laudato Sì per passare dalle parole all’azione concreta, un movimento capillare per portare innovazione, idee e soluzioni concrete in tutti i più remoti angoli del pianeta coinvolgendo enti, associazioni, diocesi, parrocchie e anche gruppi di persone “di buona volontà” per “realizzare la giustizia climatica ed ecologica”, invitando alla coerenza degli stili di vita e delle abitudini. Un movimento cattolico certo, ma in aperto dialogo interreligioso come ben si può vedere nel docu-film che ne ispira l’azione The Letter. Da questo movimento nascono azioni concrete come la realizzazione di comunità energetiche, lo sviluppo di percorsi di decarbonizzazione delle diocesi, ma anche l’impegno per le istituzioni cattoliche – diocesi, conferenze episcopali, università cattoliche, ordini religiosi – a disinvestire dai combustibili fossili per accelerare la transizione ecologica, per “mettere i soldi dove sono anche i loro valori”.
Valeria Barbi ha chiuso l’incontro lanciando un ponte tra questa COP27 sul clima e la prossima COP15 dedicata alla biodiversità, che aprirà a Montreal il prossimo 7 dicembre e che il FAI seguirà con la campagna dedicata #FAIBiodiversità, riportando con un fitto calendario di news i contenuti che emergeranno. La biodiversità, come ci ha ricordato Valeria Barbi, è un concetto sì noto, ma molto spesso non compreso nella sua complessità e conosciuto solo superficialmente. La diversità biologica è fatta di milioni di specie animali e vegetali che abitano il pianeta e ha, tra l’altro, un ruolo fondamentale nella stabilizzazione del clima locale, perché la biosfera interagisce con il sistema regolandolo. Ma la crisi climatica è una crisi ecologica a 360 gradi e i suoi effetti sono drammatici anche sulla biodiversità: attualmente un milione di specie animali e vegetali rischia di scomparire, ma sappiamo che ci sono specie scomparse prima che le potessimo conoscere. La perdita di biodiversità è irreversibile, tant’è che si parla della “sesta estinzione di massa” che riguarda non solo le specie ma anche interi ecosistemi. I fattori di perdita sono: inquinamento, perdita di habitat, invasioni di specie aliene e cambiamento climatico. È quindi evidente quanto sia rilevante collegare le riflessioni sul clima alla biodiversità e intrecciarne le politiche. L'erosione della biodiversità non è solo una perdita ecologica, ma ha importanti ricadute sociali ed economiche per tutte le popolazioni del pianeta. In Europa è stato calcolato che quasi 15 miliardi della produzione agricola annuale dell’Unione è attribuibile al ruolo che svolgono gli insetti impollinatori.
“Occhi aperti sulla prossima COP15 di Montreal”,
ha detto Valeria Barbi e il FAI lo farà certamente: sarà importante trovare accordi sui finanziamenti e sull’ampliamento delle aree protette, ma soprattutto sulla messa a terra di un principio fondamentale di cui sentiremo molto parlare, il principio Nature Positive, che significa trovare un modo per vivere in maniera sostenibile nel rispetto di tutte le specie. La bozza di accordo ruota intorno a quattro obiettivi che si concentrano su: conservazione, uso sostenibile delle risorse, condivisione dei benefici che ci derivano dalla biodiversità e le capacità tecniche e finanziarie.
Con questo webinar – che può essere rivisto qui – il FAI intende promuovere la conoscenza attraverso la partecipazione e l’esperienza. L’incontro è stato organizzato al culmine della campagna di sensibilizzazione e attivazione #FAIperilClima: un programma di attività nei Beni del FAI volte a far conoscere, approfondire, e toccare con mano, attraverso incontri e visite guidate speciali, l’impatto del cambiamento climatico su paesaggi e monumenti. La campagna nasce, inoltre, per raccontare cosa fa il FAI per la transizione ecologica: grandi azioni, ma anche piccole buone pratiche, per dimostrare che tutti possono fare la propria parte in una battaglia che si vince solo insieme.
Un incontro per ragionare su cosa fare, di più e insieme: conoscere, infatti, è il primo passo per agire. Il FAI fonda su questo principio la sua attività di educazione diffusa alla tutela del patrimonio di storia e di natura dell’Italia, che si incarnano nel paesaggio e nell’ambiente che ci circonda.
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