18 novembre 2022
COP27 si avvia alla chiusura dei negoziati, caratterizzati da fervide discussioni – in questi ultimi giorni a porte chiuse, nelle quali si sta cercando un accordo sulla questione Loss and Damage, il risarcimento per perdite e danni che i Paesi del Sud del mondo e a rischio climatico richiedono a gran voce ai paesi più sviluppati, storicamente responsabili dei cambiamenti climatici. Il gruppo G77 e la Cina hanno presentato una bozza finale di come vorrebbero fosse questo accordo. Secondo la loro visione dovrebbe
«rispondere ai bisogni urgenti di a) nuove, b) addizionali, c) prevedibili, d) adeguate, risorse finanziarie a sostegno di perdite e danni economici e non economici dopo disastri associati al cambiamento climatico».
Inondazioni, siccità, erosione costiera, violente tempeste e altri fenomeni estremi stanno colpendo i Paesi più vulnerabili e meno equipaggiati per rispondere alle conseguenze del cambiamento climatico. Tra questi la Repubblica di Kiribati, uno stato formato da 33 isole e abitato da 120.000 persone. Le previsioni indicano che, nel prossimo futuro, le isole verranno sommerse a causa dell’innalzamento medio del mare. Per questo, nell’ambito della campagna di sensibilizzazione #FAIperilClima abbiamo intervistato Baniti Ekeieta Semilota, una giovane donna di 22 anni che vive nelle isole Kiribati. Baniti Ekeieta è studentessa di legge e presidente del Tungaru Youth Action Kiribati, associazione che si occupa di far crescere la consapevolezza tra le popolazioni insulari degli impatti del cambiamento climatico.
Baniti Ekeieta cosa ti ha portato a COP27?
Sono qui perché la Repubblica di Kiribati, il mio Paese, sta attualmente subendo gli impatti del cambiamento climatico. Si sente parlare spesso di futuro - delle future generazioni, degli impatti futuri - ma nelle isole Kiribati noi stiamo già vivendo gli impatti del cambiamento climatico. Ora. Io sono qui proprio per raccontare cosa stiamo affrontando nel nostro Paese e come le conseguenze del climate change stanno influenzando la vita delle persone, della nostra terra e della nostra cultura.
Quali sono gli effetti che state vivendo sulla vostra pelle?
La nostra terra viene erosa dall’innalzamento medio del mare, i nostri raccolti stanno scomparendo a causa delle frequenti inondazioni, il cuneo salino ha già raggiunto alcune falde di acqua dolce.
Insicurezza idrica e alimentare sono all’ordine del giorno. E questi sono solo alcuni dei disastrosi effetti che stiamo vivendo.
Qual è la richiesta del Kiribati per le delegazioni a COP27?
Ascoltare le nostre voci, ascoltare cosa sta succedendo in Kiribati: qui stiamo vivendo la realtà del cambiamento climatico. La vita di molte persone è a rischio. Persone che potrebbero essere costrette a migrare, a lasciare le loro case e i loro beni e dirigersi verso un altro Paese, che forse non sarà disposto ad accoglierli. Noi stiamo pagando il prezzo per qualcosa di cui non abbiamo colpa. Per questo vorremmo che i Paesi di vecchia industrializzazione si rendano conto della loro responsabilità nell’aver innescato la crisi climatica e chiediamo che ora ci supportino nelle azioni di mitigazione e adattamento che dobbiamo intraprendere fin da subito. Abbiamo bisogno di diventare più resilienti e avere accesso a tecnologie adeguate. Ma non solo: abbiamo bisogno anche delle risorse necessarie per rispondere adeguatamente e immediatamente alle situazioni di emergenza, non appena un fenomeno estremo colpisce la nostra terra e le persone che la abitano. Situazioni di emergenza che, purtroppo, si verificheranno con sempre maggiore frequenza.
Perché secondo te è rilevante che i giovani vengano ascoltati?
I giovani hanno bisogno di vedere davanti a loro un futuro desiderabile, in cui poter vivere serenamente, non vivere con la costante paura del pericolo e del rischio di vita. Nessuno di noi vuole perdere la propria casa, il proprio luogo di vita in cui è cresciuto con tutte le sue memorie. Vogliamo che a questa COP vengano prese delle decisioni rilevanti e concrete per frenare il cambiamento climatico ed evitare che le temperature crescano al di sopra di 1.5°C.
Quali attività promuovete nel Kiribati per creare consapevolezza o per contrastare gli effetti del cambiamento climatico?
Noi stiamo piantando mangrovie per proteggere le coste e i raccolti dall’erosine marina. Inoltre, stiamo implementando azioni per sensibilizzare le persone sulla corretta gestione dei rifiuti. I membri della nostra associazione si spostano di isola in isola per coinvolgere i giovani e chiedere loro di riportare cosa stanno affrontando e quali sono i cambiamenti che stanno vivendo. Questo ci aiuta a capire come prepararci al meglio ai fenomeni che dovremo affrontare da qui in avanti.
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