31 maggio 2023
Ogni anno, tra la primavera e l’estate, i rondoni tornano dall’Africa per nidificare in Europa, dopo aver svernato nelle regioni calde e dopo aver percorso migliaia di chilometri dalle aree a sud del Sahara, praticamente senza toccare mai suolo e dormendo in volo. Sono animali sinantropici, abituati a vivere negli ambienti dell’uomo e trovare così tanti ripari, ma purtroppo anche spiacevoli sorprese, come ad esempio non trovare più il vecchio nido in quanto distrutto durante la fase di ristrutturazione della facciata di un palazzo, compiuta in modo superficiale e non conservativo.
A questo piccolo uccello migratore, il più veloce al mondo in volo orizzontale (111,6 km/h), è dedicata una Giornata Mondiale che cade il 7 di giugno, una ricorrenza importante per ricordarci che quella dei rondoni è una specie utile all’uomo per la grande quantità di insetti dannosi, come zanzare e tafani, di cui si ciba: circa 3.000 al giorno! Ma non solo, il rondone è un’importante “specie ombrello”, la cui conservazione aiuta indirettamente quella di altre specie: favorire la loro nidificazione significa quindi favorire anche la sopravvivenza di tanti altri piccoli animali, tutelando la biodiversità dell’ecosistema.
I rondoni sono uccelli che nei secoli si sono sempre più avvicinati ai nostri spazi urbani, fino a utilizzare le cavità degli edifici per costruire i loro nidi: nei sottotetti, nelle fessure dei muri e anche nelle buche pontaie, utilizzate un tempo per i ponteggi di restauro. Questi piccoli uccelli migratori tornano ogni anno nei luoghi conosciuti e confortevoli, occupando il loro precedente nido o, se sono giovani, per costruirne uno proprio. La vicinanza con l’uomo, dunque, fornisce loro tanti ripari, ma purtroppo anche spiacevoli sorprese, come ad esempio non trovare più il vecchio nido in quanto distrutto durante la fase di ristrutturazione della facciata di un palazzo, compiuta in modo superficiale e non conservativo.
Il progetto del FAI per la tutela dei rondoni continua oggi con ancora più impegno. Sono 400 i nidi presenti nelle facciate di tre dei nostri Beni, per un totale di 14 rondonaie. Alcune di queste sono già attive e dalla fine di aprile i rondoni vanno e vengono portando cibo per la loro covata.
Le rondonaie sono dei veri e propri nidi artificiali che sfruttavano l’abitudine dei rondoni a nidificare nelle cavità degli edifici. Tanti diversi tipi di edifici, dai campanili alle edicole, nelle mura delle cascine agricole fino a inserirle nelle mura di palazzi di pregio. La pratica, oggi non più in essere, ma in vigore fin dai tempi del medioevo, consisteva nel prelevare una parte delle covate per fini alimentari o per rivenderla al mercato. Restaurando in modo appropriato le strutture storiche e architettoniche munite di rondonaie, possiamo restituire a questa specie tanti nuovi luoghi dove nidificare e riprodursi. Per il FAI è molto importante questo modello di recupero perché, oltre a tutelare una specie a rischio, contribuiamo a conservare la memoria storica di una tradizione agricola oramai quasi perduta.
A Casa Macchi (Morazzone, Varese) i rondoni popolano già la rondonaia presente nell’edificio Rustico, appena fuori il giardino. Sulle pareti esterne della torretta si contato invece oltre 150 fori collegati a piccole celle ricavate nello spessore murario, in cui altrettante coppie di rondoni tornavano ogni anno, per tutta la loro lunga vita, a nidificare tra marzo e luglio. Terminata la fase di restauro, abbiamo recuperato e riattivato 60 nidi della facciata ovest della torretta.
Anche in questo caso, come già in essere dall’anno scorso per la rondonaia del Monastero di Torba, abbiamo collegato alla rete elettrica in cima alla torretta un piccolo amplificatore con un timer che trasmette in due cicli giornalieri – mattina e tardo pomeriggio – la registrazione a volume naturale di un duetto tra rondoni. Inseriamo nelle celle anche dei sottobicchieri di sughero come invito al nido. L’obiettivo è quello di avvisare della possibilità di nidificare la seconda e la terza ondata migratoria, che arrivano in Italia tra giugno e luglio e sono composte da giovani rondoni in cerca di nido. Non è un’operazione semplice, a volte servono anni per avere una rondonaia abitata, ma se quest’anno non ci riusciremo vuol dire che riproveremo l'anno prossimo.
Sempre nella provincia di Varese, a Casalzuigno, anche Villa Della Porta Bozzolo ospita una rondonaia attiva, che si popola di rondoni dall'inizio della primavera e che testimonia il suo passato agricolo. Situata sull’edicola di Apollo e Dafne, in fondo al Viale dei Tigli, la struttura è composta esternamente da 120 fori su quattro lati dell’edificio, al cui interno corrispondono altrettanti nidi costruiti in mattoni.
I rondoni storicamente hanno abitato i Beni del FAI; continuare ad accoglierli significa contribuire a salvaguardare un alleato importante per l’uomo e per la conservazione di molte altre specie dell’ecosistema e, nello stesso tempo, tutelare un pezzo di patrimonio architettonico e paesaggistico italiano che rischia di scomparire per sempre.
Grazie a Edison che ha scelto di rinnovare il suo sostegno al FAI e che, sostiene anche i progetti di tutela della biodiversità che la Fondazione realizza nei propri Beni sul territorio.
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