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SITI ARCHEOLOGICI DI CAPO MISENO: SACELLO DEGLI AUGUSTALI

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SITI ARCHEOLOGICI DI CAPO MISENO: SACELLO DEGLI AUGUSTALI
Il “Templum Augusti quod est Augustalium”, come riporta una iscrizione presente un tempo sull’epistilio del complesso, si colloca in un punto nodale tra il teatro a nord ed edifici probabilmente pubblici a sud. Un tempio dedicato ad Augusto, dunque, il cui culto era affidato agli Augustali. Si tratta di tre ambienti a pianta rettangolare che si aprono su un cortile porticato. Il sacello vero e proprio è costituito dall’ambiente centrale con abside di fondo e con altare esterno a cui si e da una gradinata in marmo. Il pronao tetrastilo era formato da colonne che reggevano l’epistilio ed un frontone a timpano, oggi ricostruito nel Museo Archeologico dei Campi Flegrei. Anche le statue di Vespasiano e Tito, di Domiziano-Nerva e di altri soggetti sono oggi al museo. Attualmente è per metà ricoperto di acqua per effetto del bradisismo che dovette, già alla fine del II sec. d.C., causare la sua distruzione. Gli ambienti laterali, in parte ricavati nella roccia e in parte realizzati in muratura, si sviluppano su due piani con copertura a botte. Essi, come il sacello, dovevano essere arricchiti da pitture, stucchi (conservati in alcuni punti) e da pavimenti musivi a tessere bianche e nere. Maria Rosaria PUGLIESE LA SCOPERTA DEL SACELLO DEGLI AUGUSTALI Nel 1967, tra la Punta Salparella e Punta Terone, nella striscia di terra che ospita anche la caratteristica chiesetta dedicata al martire Sosso e, anticamente occupata dai principali edifici pubblici della città militare di Miseno, fu rinvenuto, grazie al solito colpo di fortuna, un complesso di età Imperiale. Da una iscrizione ivi rinvenuta “TEMPLUM AUGUSTI QUOD EST AUGUSTALIUM”, si capì che si trattava di un tempio voluto a sede degli Augustales, destinato al culto degli imperatori. Il tempio era costituito da un ambiente centrale e due laterali, cinto per tre lati da portici; conobbe, nel corso dei secoli, svariati restauri e abbellimenti. Il più importante di questi è di età antonina, in questo periodo infatti, poco prima che il restante banco tufaceo crollasse a causa di un evento sismico, furono apportate sostanziali modifiche. Per volere di Cassia Victoria, in onore del marito L. Lecanio Primitivo, sacerdote augustale, fu spostato in avanti, rifatto il prospetto marmoreo e ampliato il pronao. Durante il lavoro di scavo archeologico condotto dal compianto prof. A. De Franciscis, furono rinvenute in situ, le statue di due imperatori, in due nicchie laterali scavate nel tufo, in prossimità dell’abside della cella. Esse rappresentavano nella nudità eroica, divinizzati, gli imperatori Vespasiano e Tito. Nel cortile e nel porticato del tempio, un tempo abbelliti con statue, rividero la luce solo le basi di queste. Esse, anche se prive delle relative statue, rivestono comunque una notevole importanza perché riportano dediche a divinità e ad imperatori. Nel prosieguo della campagna di scavo che terminò nel 1972, fu rinvenuto il gruppo bronzeo con statua equestre attribuita agli imperatori Domiziano-Nerva. In uno dei due ambienti laterali, dove si rinvenne la base lastricata di Esculapio che attestava il complesso come: Tempio di Augusto e sede degli Augustali, si trovarono anche due statue femminili. Una rappresentava l’Abbondanza, mentre l’altra, forse, una donna della casa di Augusto. Del tempio oggi sono visibili la cella e i due ambienti laterali, il cortile, a causa dei fenomeni di subsidenza, risulta sommerso dall’acqua proveniente da una sottostante falda freatica. L’edificio da qualche tempo è occupato da una simpatica colonia di starnazzanti oche, uniche templari rimaste alla guardia del tempio. Plinio il Vecchio, a proposito delle oche e della mancata presa di Roma da parte dei Galli, amava dire: “I cani abbaiano, le oche vigilano”. Ciro AMOROSO

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Il “Templum Augusti quod est Augustalium”, come riporta una iscrizione presente un tempo sull’epistilio del complesso, si colloca in un punto nodale tra il teatro a nord ed edifici probabilmente pubblici a sud. Un tempio dedicato ad Augusto, dunque, il cui culto era affidato agli Augustali. Si tratta di tre ambienti a pianta rettangolare che si aprono su un cortile porticato. Il sacello vero e proprio è costituito dall’ambiente centrale con abside di fondo e con altare esterno a cui si e da una gradinata in marmo. Il pronao tetrastilo era formato da colonne che reggevano l’epistilio ed un frontone a timpano, oggi ricostruito nel Museo Archeologico dei Campi Flegrei. Anche le statue di Vespasiano e Tito, di Domiziano-Nerva e di altri soggetti sono oggi al museo. Attualmente è per metà ricoperto di acqua per effetto del bradisismo che dovette, già alla fine del II sec. d.C., causare la sua distruzione. Gli ambienti laterali, in parte ricavati nella roccia e in parte realizzati in muratura, si sviluppano su due piani con copertura a botte. Essi, come il sacello, dovevano essere arricchiti da pitture, stucchi (conservati in alcuni punti) e da pavimenti musivi a tessere bianche e nere. Maria Rosaria PUGLIESE LA SCOPERTA DEL SACELLO DEGLI AUGUSTALI Nel 1967, tra la Punta Salparella e Punta Terone, nella striscia di terra che ospita anche la caratteristica chiesetta dedicata al martire Sosso e, anticamente occupata dai principali edifici pubblici della città militare di Miseno, fu rinvenuto, grazie al solito colpo di fortuna, un complesso di età Imperiale. Da una iscrizione ivi rinvenuta “TEMPLUM AUGUSTI QUOD EST AUGUSTALIUM”, si capì che si trattava di un tempio voluto a sede degli Augustales, destinato al culto degli imperatori. Il tempio era costituito da un ambiente centrale e due laterali, cinto per tre lati da portici; conobbe, nel corso dei secoli, svariati restauri e abbellimenti. Il più importante di questi è di età antonina, in questo periodo infatti, poco prima che il restante banco tufaceo crollasse a causa di un evento sismico, furono apportate sostanziali modifiche. Per volere di Cassia Victoria, in onore del marito L. Lecanio Primitivo, sacerdote augustale, fu spostato in avanti, rifatto il prospetto marmoreo e ampliato il pronao. Durante il lavoro di scavo archeologico condotto dal compianto prof. A. De Franciscis, furono rinvenute in situ, le statue di due imperatori, in due nicchie laterali scavate nel tufo, in prossimità dell’abside della cella. Esse rappresentavano nella nudità eroica, divinizzati, gli imperatori Vespasiano e Tito. Nel cortile e nel porticato del tempio, un tempo abbelliti con statue, rividero la luce solo le basi di queste. Esse, anche se prive delle relative statue, rivestono comunque una notevole importanza perché riportano dediche a divinità e ad imperatori. Nel prosieguo della campagna di scavo che terminò nel 1972, fu rinvenuto il gruppo bronzeo con statua equestre attribuita agli imperatori Domiziano-Nerva. In uno dei due ambienti laterali, dove si rinvenne la base lastricata di Esculapio che attestava il complesso come: Tempio di Augusto e sede degli Augustali, si trovarono anche due statue femminili. Una rappresentava l’Abbondanza, mentre l’altra, forse, una donna della casa di Augusto. Del tempio oggi sono visibili la cella e i due ambienti laterali, il cortile, a causa dei fenomeni di subsidenza, risulta sommerso dall’acqua proveniente da una sottostante falda freatica. L’edificio da qualche tempo è occupato da una simpatica colonia di starnazzanti oche, uniche templari rimaste alla guardia del tempio. Plinio il Vecchio, a proposito delle oche e della mancata presa di Roma da parte dei Galli, amava dire: “I cani abbaiano, le oche vigilano”. Ciro AMOROSO
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