I Luoghi del Cuore
Il censimento dei luoghi italiani da non dimenticare
SANT'ANDREA APOSTOLO

SANT'ANDREA APOSTOLO

CAPODRISE, CASERTA

7,614°

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SANT'ANDREA APOSTOLO
Posizionata al limite di quello che in origine era un semplice caseggiato agreste, la chiesa di Sant’Andrea cela, dietro una veste tipicamente settecentesca, origini ben più antiche: risulta, infatti, già menzionata nella Bolla di Senne del 1113 come chiesa appartenente alla diocesi di Caserta, e ancora nel 1326 e in documenti ecclesiastici del XV, XVI e XVIII secolo, che attestano le diverse visite pastorali. L'antica struttura medievale fu distrutta dal terremoto del 1732 e, in seguito, riedificata secondo un progetto teso a unificare organicamente le diverse cappelle, sovrappostesi nel corso dei secoli senza un preciso accordo. I lavori terminarono nel 1742, come attestato dalla lapide sul portale d’ingresso, ma ad oggi resta ignoto il nome dell’architetto, benché lo stile sia ascrivibile - nel suo equilibrio complessivo e nell’elevata qualità artistica - alla scuola vanvitelliana, pur con fortissime influenze borrominiane. In particolare, la ricerca di ritmo plastico, attraverso l’impiego di elementi curvilinei tesi a spezzare la linearità strutturale, ha fatto avanzare il nome di Giovan Battista Nauclerio (1666 - 1739), architetto tra i più attivi, a Napoli e in tutta la Campania, tra Seicento e Settecento. Fulcro dell'intero progetto è indubbiamente la facciata, un prospetto maestoso grazie al quale l'edificio sacro si impone autorevole su quello che, nel frattempo, era divenuto il centro abitato di Capodrise. Il riassetto settecentesco non coinvolse il campanile (o torre aragonese), datato 1412, che si articola su tre piani sottolineati da cornici rinascimentali, e si presenta nella nuda semplicità del tufo, in contrasto col nitore delle superfici dell'edificio religioso adiacente. Ancora due terremoti - rispettivamente nel 1857 e nel 1930 – lesero l'edificio, ma furono gli eventi bellici del Secondo conflitto mondiale ad arrecare i danni maggiori. Il grave sisma del 1980, infine, impose un inevitabile quanto importante intervento di restauro che, pur nell’intento di riportare la fabbrica alla sua eleganza originaria, fece un impiego troppo spinto della scialbatura, azzerando la policromia delle superfici. L’interno, a croce latina a tre navate, presenta decorazioni a stucco ricche di motivi floreali e rocaille, che al di sopra delle nicchie assumono la foggia di baldacchini barocchi. L’altare maggiore, opera settecentesca di marmorari napoletani, fa da corona a quelli devozionali delle cappelle laterali, appartenenti a famiglie locali. Nella navata destra è conservato il cinquecentesco fonte battesimale in marmo, a cui fu aggiunta nel corso del XVIII secolo una copertura lignea, splendido esempio dell’attività locale di intagliatori ed ebanisti (attualmente non esposto per esigenze conservative). La cappella del S. Rosario, a destra dell’altare maggiore, è meta di pellegrinaggi non solo dall'Italia ma da tutto il mondo: qui sono custodite, infatti, le spoglie mortali del servo di Dio Giacomo Gaglione, fondatore dell’Apostolato della Sofferenza, il cui processo di canonizzazione è attualmente in corso presso la Congregazione delle Cause dei Santi. Dal lato opposto, a sinistra dell'altare maggiore, è posta invece la cappella della Madonna del Carmelo, da secoli cara alla devozione dei fedeli che, annualmente, le tributano solenni festeggiamenti.

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Posizionata al limite di quello che in origine era un semplice caseggiato agreste, la chiesa di Sant’Andrea cela, dietro una veste tipicamente settecentesca, origini ben più antiche: risulta, infatti, già menzionata nella Bolla di Senne del 1113 come chiesa appartenente alla diocesi di Caserta, e ancora nel 1326 e in documenti ecclesiastici del XV, XVI e XVIII secolo, che attestano le diverse visite pastorali. L'antica struttura medievale fu distrutta dal terremoto del 1732 e, in seguito, riedificata secondo un progetto teso a unificare organicamente le diverse cappelle, sovrappostesi nel corso dei secoli senza un preciso accordo. I lavori terminarono nel 1742, come attestato dalla lapide sul portale d’ingresso, ma ad oggi resta ignoto il nome dell’architetto, benché lo stile sia ascrivibile - nel suo equilibrio complessivo e nell’elevata qualità artistica - alla scuola vanvitelliana, pur con fortissime influenze borrominiane. In particolare, la ricerca di ritmo plastico, attraverso l’impiego di elementi curvilinei tesi a spezzare la linearità strutturale, ha fatto avanzare il nome di Giovan Battista Nauclerio (1666 - 1739), architetto tra i più attivi, a Napoli e in tutta la Campania, tra Seicento e Settecento. Fulcro dell'intero progetto è indubbiamente la facciata, un prospetto maestoso grazie al quale l'edificio sacro si impone autorevole su quello che, nel frattempo, era divenuto il centro abitato di Capodrise. Il riassetto settecentesco non coinvolse il campanile (o torre aragonese), datato 1412, che si articola su tre piani sottolineati da cornici rinascimentali, e si presenta nella nuda semplicità del tufo, in contrasto col nitore delle superfici dell'edificio religioso adiacente. Ancora due terremoti - rispettivamente nel 1857 e nel 1930 – lesero l'edificio, ma furono gli eventi bellici del Secondo conflitto mondiale ad arrecare i danni maggiori. Il grave sisma del 1980, infine, impose un inevitabile quanto importante intervento di restauro che, pur nell’intento di riportare la fabbrica alla sua eleganza originaria, fece un impiego troppo spinto della scialbatura, azzerando la policromia delle superfici. L’interno, a croce latina a tre navate, presenta decorazioni a stucco ricche di motivi floreali e rocaille, che al di sopra delle nicchie assumono la foggia di baldacchini barocchi. L’altare maggiore, opera settecentesca di marmorari napoletani, fa da corona a quelli devozionali delle cappelle laterali, appartenenti a famiglie locali. Nella navata destra è conservato il cinquecentesco fonte battesimale in marmo, a cui fu aggiunta nel corso del XVIII secolo una copertura lignea, splendido esempio dell’attività locale di intagliatori ed ebanisti (attualmente non esposto per esigenze conservative). La cappella del S. Rosario, a destra dell’altare maggiore, è meta di pellegrinaggi non solo dall'Italia ma da tutto il mondo: qui sono custodite, infatti, le spoglie mortali del servo di Dio Giacomo Gaglione, fondatore dell’Apostolato della Sofferenza, il cui processo di canonizzazione è attualmente in corso presso la Congregazione delle Cause dei Santi. Dal lato opposto, a sinistra dell'altare maggiore, è posta invece la cappella della Madonna del Carmelo, da secoli cara alla devozione dei fedeli che, annualmente, le tributano solenni festeggiamenti.
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