I Luoghi del Cuore
Il censimento dei luoghi italiani da non dimenticare
RIPARO DELLA SPERLINGA

RIPARO DELLA SPERLINGA

SAN BASILIO, MESSINA

589°

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RIPARO DELLA SPERLINGA
L’esistenza del riparo alla Sperlinga di San Basilio fu segnalata dall’ispettore onorario di Milazzo, ing. Domenico Ryolo, fin dal giugno 1942. Le indagini iniziarono solo nel maggio 1951 con una piccola campagna di scavo che fu diretta da L. Bernabò Brea e dall’assistente G. Bottaro. Ai piedi di un’alta parete rocciosa, che si estende a NO del paese e che prospetta verso NE, si susseguono tre ampi ripari sotto roccia denominati localmente “La Sperlinga” (Spelonca). Gli scavi furono eseguiti nel riparo più settentrionale dove vennero in luce in sequenza stratigrafica testimonianze di vita dal neolitico alla prima età dei metalli. Nel deposito si riconobbero i seguenti strati: un primo strato fine di colore rosso-giallastro, contenente ceramica simile a quella della classe degli orizzonti siciliani di Serraferlicchio, di Sant’ Ippolito e della Chiusazza. Un secondo strato il cui terreno assumeva un colore cinerizio; la ceramica era molto abbondante tipica delle fasi finali della cultura di Diana, ed insieme, abbondavano selci, ossidiana e ciottoli spaccati. Un terzo strato di terreno rossastro con ghiaia, privo di ceramica, conteneva abbondante industria litica di tipo epipaleolitico. Il materiale del primo strato non è molto abbondante è di impasto grossolano; le forme sono fruttiere ad alto piede traforato, fiaschi con collo cilindrico, pentoline semiovoidali/sferoidali e pentoloni decorati con impressioni digitali. Il materiale archeologico raccolto nel secondo strato può essere riferito al Neolitico Superiore e cioè alla cultura di Diana. Vi appaiono alcuni frammenti di tipi diversi più antichi o più recenti e cioè alcuni frammenti dello stile di Stentinello, alcuni frammenti di ceramica di argilla depurata a superficie ingubbiata, lucida ed infine alcuni frammenti decorati a solchi dello stile di Piano Conte. La ceramica di Diana costituisce l’ enorme maggioranza del materiale rinvenuto dello strato. La scomparsa della ceramica a superficie rosso lucida; le forme (orletti rilevati ben distinti dalla spalla), la frequenza di una carenatura anche se poco accentuata nel profilo delle coppe e delle scodelle; la pesantezza delle anse a cannone e la stilizzazione ormai puramente decorativa e priva di funzione pratica della anse a rocchetto, sono elementi tutti che riavvicinano questo complesso ceramico piuttosto all’abitato della Spatarella che non all’abitato della contrada Diana. L’industria litica del secondo strato è molto abbondante. Notiamo strumenti su selce ma soprattutto su ossidiana. L’esame dell’industria litica e della fauna rinvenuta nei tre orizzonti del riparo è stato effettuato da I. Bidditu. Tra i Bulini predominano quelli su ritocco a distacchi laterali. Nei Grattatoi predominano quelli frontali lunghi. I Geometrici sono rappresentati da semilune, trapezi e triangoli. Significativi sono molti microliti geometrici su ossidiana. Il riparo di S. Basilio è stato spesso inserito tra i pochi giacimenti nei quali sembra probabile osservare una continuità culturale tra popolazioni tardo mesolitiche locali e l’avvento del Neolitico. Il particolare tipo di associazione (trapezi-semiluna) riscontrato nei livelli a ceramica sembra confermato dai rinvenimenti effettuati nella Contrada Petraro nel comune di Melilli in provincia di Siracusa.

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L’esistenza del riparo alla Sperlinga di San Basilio fu segnalata dall’ispettore onorario di Milazzo, ing. Domenico Ryolo, fin dal giugno 1942. Le indagini iniziarono solo nel maggio 1951 con una piccola campagna di scavo che fu diretta da L. Bernabò Brea e dall’assistente G. Bottaro. Ai piedi di un’alta parete rocciosa, che si estende a NO del paese e che prospetta verso NE, si susseguono tre ampi ripari sotto roccia denominati localmente “La Sperlinga” (Spelonca). Gli scavi furono eseguiti nel riparo più settentrionale dove vennero in luce in sequenza stratigrafica testimonianze di vita dal neolitico alla prima età dei metalli. Nel deposito si riconobbero i seguenti strati: un primo strato fine di colore rosso-giallastro, contenente ceramica simile a quella della classe degli orizzonti siciliani di Serraferlicchio, di Sant’ Ippolito e della Chiusazza. Un secondo strato il cui terreno assumeva un colore cinerizio; la ceramica era molto abbondante tipica delle fasi finali della cultura di Diana, ed insieme, abbondavano selci, ossidiana e ciottoli spaccati. Un terzo strato di terreno rossastro con ghiaia, privo di ceramica, conteneva abbondante industria litica di tipo epipaleolitico. Il materiale del primo strato non è molto abbondante è di impasto grossolano; le forme sono fruttiere ad alto piede traforato, fiaschi con collo cilindrico, pentoline semiovoidali/sferoidali e pentoloni decorati con impressioni digitali. Il materiale archeologico raccolto nel secondo strato può essere riferito al Neolitico Superiore e cioè alla cultura di Diana. Vi appaiono alcuni frammenti di tipi diversi più antichi o più recenti e cioè alcuni frammenti dello stile di Stentinello, alcuni frammenti di ceramica di argilla depurata a superficie ingubbiata, lucida ed infine alcuni frammenti decorati a solchi dello stile di Piano Conte. La ceramica di Diana costituisce l’ enorme maggioranza del materiale rinvenuto dello strato. La scomparsa della ceramica a superficie rosso lucida; le forme (orletti rilevati ben distinti dalla spalla), la frequenza di una carenatura anche se poco accentuata nel profilo delle coppe e delle scodelle; la pesantezza delle anse a cannone e la stilizzazione ormai puramente decorativa e priva di funzione pratica della anse a rocchetto, sono elementi tutti che riavvicinano questo complesso ceramico piuttosto all’abitato della Spatarella che non all’abitato della contrada Diana. L’industria litica del secondo strato è molto abbondante. Notiamo strumenti su selce ma soprattutto su ossidiana. L’esame dell’industria litica e della fauna rinvenuta nei tre orizzonti del riparo è stato effettuato da I. Bidditu. Tra i Bulini predominano quelli su ritocco a distacchi laterali. Nei Grattatoi predominano quelli frontali lunghi. I Geometrici sono rappresentati da semilune, trapezi e triangoli. Significativi sono molti microliti geometrici su ossidiana. Il riparo di S. Basilio è stato spesso inserito tra i pochi giacimenti nei quali sembra probabile osservare una continuità culturale tra popolazioni tardo mesolitiche locali e l’avvento del Neolitico. Il particolare tipo di associazione (trapezi-semiluna) riscontrato nei livelli a ceramica sembra confermato dai rinvenimenti effettuati nella Contrada Petraro nel comune di Melilli in provincia di Siracusa.
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