Questo antico mulino per macinare il grano, immerso in una splendida radura in alta val Brembana sopra Bergamo, vanta la presenza di macchinari da pesta datati al 1615. Sopra l’ingresso un affresco raffigura una Madonna con Bambino, mentre a destra è rappresentato un albero di noce.
Alle origini il mulino macinava quasi certamente farina bianca dal frumento e dal miglio e più tardi quella gialla dal granturco, ma ben presto a queste attività si affiancò quella di spremere noci per ricavarne olio e, in modo saltuario, anche raspe di uve per ottenere alcolici quali la grappa. Nel corso del XVIII secolo, inoltre, quando le miniere di ferro dell’alta Valle Brembana producevano ancora discrete quantità di materiale, un’antica pesta manuale di origini medievali fu trasformata per vari decenni in maglio e utilizzata per produrre attrezzi di lavoro per l’agricoltura, quali zappe, vanghe, picconi, martelli, rastrelli, falci, asce. Sul finire del Settecento nel maglio si produssero anche armi da taglio come spade e pugnali. A testimonianza di queste trasformazioni, si legge incisa sulle strutture interne di legno e di pietra una serie di date comprese tra 1674 e 1783, che scandiscono i tempi di queste parziali ristrutturazioni.
Legato da generazioni alla famiglia Gervasoni, a cui è appartenuto dalla fine del XVI secolo fino a tempi recentissimi, il mulino è rimasto in funzione fino agli anni Ottanta, quando la prematura scomparsa del suo proprietario lo ha condannato a una lunga inattività.
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