25 gennaio 2021
Siamo in un momento storico drammatico, nel quale la pandemia ha paralizzato molti settori tra i quali anche il turismo invernale in montagna e sulle Alpi. Questo “riposo” forzato può però essere l’occasione per tornare a riflettere sul ruolo delle Alpi nel contesto geografico e socio-economico europeo.
Abbiamo intervistato il geografo e accademico tedesco Werner Bätzing che ci ha raccontato come le Alpi vengono viste come antitesi alla grande città metropolitana. Ma l’arco alpino non è mai stato un mondo idilliaco e le tradizioni delle valli non sono mai rimaste immutate nella storia. Le tradizioni vere sono sempre in mutamento e dare a queste un futuro - come il FAI si prefigge in alcuni suoi Beni come l’Alpe Pedroria e Madrera in Valtellina e con il progetto di più ampio respiro lanciato due anni fa, il Progetto Alpe - vuole dire connetterle oggi con una economia solida e a opere di tutela e valorizzazione.
Professor Bätzing, cosa rappresentano le Alpi nel contesto geografico e socio-economico europeo? Quali sono le sue specificità e potenzialità?
Le Alpi sono montagne uniche nel paesaggio d’Europa, montagne simili si trovano altrimenti solo nell’estrema periferia europea, in Islanda, in Scandinavia settentrionale o nel Caucaso. Questa unicità geografica e ambientale tuttavia non vale per la vita umana nelle Alpi, perché nella storia europea le Alpi sono state sempre connesse da un punto di vista economico e demografico con il resto d‘Europa, e, quindi, non hanno sviluppato forme esclusive di economia e cultura. La natura nelle Alpi, invece, dimostra con molta più evidenza rispetto alle regioni di pianura come l’economia attuale stia distruggendo l’ambiente. Per questo le Alpi sono oggi un sistema di allerta ecologica per l’Europa.
Cosa significa che le Alpi sono cerniera e non barriera: Le Alpi sono un ponte in Europa? O invece sono confine o margine?
Nella percezione tipicamente europea, permeata di idee neoliberali, le Alpi sono un‘area economicamente debole e marginale che ha al più una certa vocazione per il tempo libero. Questa percezione è totalmente sbagliata, perché l‘Europa è piena di regioni marginali: l’Appennino, le isole mediterranee, i grandi spazi delle medie montagne in Germania, Francia, Inghilterra, le aree centrali in Spagna, le regioni della Scandinavia ecc. L’economia moderna, basata solamente sulle regioni metropolitane, distrugge la qualità specifica d’Europa - la sua diversità storica, culturale, sociale e ambientale. Nelle Alpi si incontrano le tre grandi culture europee: il mondo latino, germanico e slavo, e nel passato ogni valle, ogni paese ha avuto la sua propria economia, cultura e tradizione. Per il grande Max Weber questa struttura è stata una chiave di innovazioni straordinarie in Europa: se io vedo che il mio vicino nella stessa regione fa alcune cose in maniera diversa, è più facile per me modificare e cambiare anche le mie attività – questa è la base di ogni innovazione. Nelle Alpi questa realtà è viva ancora oggi e per questo hanno una grande potenzialità d‘innovazione, basta saper guardare oltre le frontiere e non solo all’interno del proprio spazio culturale. Per questo dalle Alpi possono svilupparsi innovazioni importanti per una Europa decentralizzata o federale.
Nei suoi articoli lei richiama oggi il rischio di una “messa in scena delle Alpi“. Che cosa significa? Qual è la relazione con la tradizione?
Oggi le Alpi rischiano di diventare una grande merce. I visitatori non vivono più esperienze proprie, personali, ma comprano il biglietto di una funivia per godere di emozioni sempre più spettacolari: come piattaforme panoramiche, ponti tibetani o grandi campi da gioco sulle alte montagne. Ma queste strutture sono una “messa in scena delle Alpi” e “vendono” esperienze prefabbricate, standardizzate: sono merci e prodotti per un consumo di massa veloce. Queste diventano, inoltre, in poco tempo noiose e obsolete e devono essere sostituite da altre sempre più grandi e sempre più spettacolari. Per questo scopo si strumentalizza anche la tradizione alpina per vendere meglio un idillio – le Alpi come antitesi alla grande città metropolitana. Ma le Alpi non sono mai state un mondo idillico e le tradizioni alpine non sono mai rimaste immutate nella storia – quest’idea è una invenzione cittadina del XIX secolo, che riguarda solamente le feste tradizionali delle domeniche e non la vita quotidiana. Le tradizioni vere sono sempre in mutamento e dare a queste tradizioni un futuro vuole dire connetterle con una economia solida e a progetti di tutela e valorizzazione culturale.
Le Alpi possono essere il laboratorio per uno sviluppo innovativo incentrato sulla sostenibilità ambientale e sociale?
Questo si basa su tre motivi principali. Primo: nelle Alpi esistono tantissime esperienze che risalgono ai secoli passati su come fare economia senza distruggere l’ambiente e senza sviluppare grandi disparità sociali. Secondo: nelle Alpi si incontrano le tre grandi culture d’Europa su piccola scala, e queste differenze sono una grande fonte per le innovazioni. Terzo: le Alpi dimostrano in maniera molto chiara e molto veloce, cosa succede se l’economia umana non rispetta la natura – la natura diventa pericolosa e distruttiva. Questi tre motivi sostengono il potenziale d’innovazione delle Alpi, che però è messo in pericolo dalla loro “messa in scena”. In questa messa in scena le Alpi diventano una merce, privata dei suoi contenuti e i suoi prodotti regionali finiscono per riferirsi a tradizioni e ambienti di mera finzione. Per questo è importante valorizzare le Alpi nel rispetto della natura e nel rispetto della crescita sociale dei suoi abitanti, rafforzando la qualità della vita e in piena responsabilità per l’ambiente, la tradizione e le generazioni future.
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