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LA VALLE BORMIDA E IL SUO FIUME

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LA VALLE BORMIDA E IL SUO FIUME

Il Fiume Bormida nasce da Rocca Barbena (1.142 m s.l.m.) e sfocia poco fuori Alessandria gettandosi nel Tanaro. E' un fiume del Piemonte e della Liguria lungo complessivamente circa 180 km, sub-affluente del Po e principale affluente del fiume Tanaro. Ha un bacino molto esteso (2 663 km²), distribuito in parte sulle Alpi liguri (porzione dell'alto corso delle "Bormide") e in parte sull'Appennino Ligure (porzione degli affluenti Erro e Orba). Nel corso degli anni ha subito e subisce ancora il peso dell'influenza dell'uomo. A partire dal 1882 con l'insediamento del dinatimificio Barbieri a Cengio, comune al confine ligure, le acque del fiume iniziano ad essere inquinate. Nel 1906 vengono chiusi i primi pozzi ad uso potabile a Saliceto, primo comune a valle ed in territorio piemontese. Nel 1909 vi sono le prime significative manifestazioni popolari di protesta che vengono soffocate con la forza e vi sono arresti e condanne di alcuni manifestanti. L'inquinamento delle acque peggiora notevolmente a partire dal 1919 quando alla produzione a supporto dell'attività bellica subentra quella di coloranti ed affini (A.C.N.A. - Azienda Coloranti Nazionali e Affini). Da questo momento sino agli anni 90 le proteste popolari si susseguono ma non riescono a invertire il progressivo e pesante danno ambientale. Fra le altre da ricordare la causa intentata da oltre 600 coltivatori della valle prima della seconda guerra mondiale che nei primi anni 1950 - 1960 andrà a sentenza; sentenza che, pur riconoscendo l'inquinamento delle acque del fiume, nega alcun tipo di risarcimento ai coltivatori (che vengono anche condannati al pagamento delle spese processuali) in quanto viene affermato che se i prodotti della terra erano inquinati era per l'adozione di errate tecniche di irrigazione (a pioggia) anzichè a scorrimento. A seguito della sentenza fra i coltivatori vi furono anche alcuni suicidi. Negli anni 80 del secolo scorso il disastro ecologico a causa dell'ACNA di Cengio diventa di dominio pubblico con la progettazione dell'inceneritore denominato ReSol (Recupero Solfati) con cui l'azienda dichiarava che avrebbe potuto inertizzare la frazione solida degli scarichi stoccati nei cosiddetti lagoons. Inceneritore bloccato solo per il senso di responsabilità dell'allora ministro dell'ambiente Edo Ronchi. Si mobilitò anche l'intera valle tant'è che dal 1994 anno della chiusura della fabbrica grazie alle autorità piemontesi e liguri il territorio si sta piano piano riprendendo. Le sue sponde sono citate nel MARZO 1821 di Manzoni Oggi merita attenzione e tutela per tutti coloro che tanto lo hanno a cuore.

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Il Fiume Bormida nasce da Rocca Barbena (1.142 m s.l.m.) e sfocia poco fuori Alessandria gettandosi nel Tanaro. E' un fiume del Piemonte e della Liguria lungo complessivamente circa 180 km, sub-affluente del Po e principale affluente del fiume Tanaro. Ha un bacino molto esteso (2 663 km²), distribuito in parte sulle Alpi liguri (porzione dell'alto corso delle "Bormide") e in parte sull'Appennino Ligure (porzione degli affluenti Erro e Orba). Nel corso degli anni ha subito e subisce ancora il peso dell'influenza dell'uomo. A partire dal 1882 con l'insediamento del dinatimificio Barbieri a Cengio, comune al confine ligure, le acque del fiume iniziano ad essere inquinate. Nel 1906 vengono chiusi i primi pozzi ad uso potabile a Saliceto, primo comune a valle ed in territorio piemontese. Nel 1909 vi sono le prime significative manifestazioni popolari di protesta che vengono soffocate con la forza e vi sono arresti e condanne di alcuni manifestanti. L'inquinamento delle acque peggiora notevolmente a partire dal 1919 quando alla produzione a supporto dell'attività bellica subentra quella di coloranti ed affini (A.C.N.A. - Azienda Coloranti Nazionali e Affini). Da questo momento sino agli anni 90 le proteste popolari si susseguono ma non riescono a invertire il progressivo e pesante danno ambientale. Fra le altre da ricordare la causa intentata da oltre 600 coltivatori della valle prima della seconda guerra mondiale che nei primi anni 1950 - 1960 andrà a sentenza; sentenza che, pur riconoscendo l'inquinamento delle acque del fiume, nega alcun tipo di risarcimento ai coltivatori (che vengono anche condannati al pagamento delle spese processuali) in quanto viene affermato che se i prodotti della terra erano inquinati era per l'adozione di errate tecniche di irrigazione (a pioggia) anzichè a scorrimento. A seguito della sentenza fra i coltivatori vi furono anche alcuni suicidi. Negli anni 80 del secolo scorso il disastro ecologico a causa dell'ACNA di Cengio diventa di dominio pubblico con la progettazione dell'inceneritore denominato ReSol (Recupero Solfati) con cui l'azienda dichiarava che avrebbe potuto inertizzare la frazione solida degli scarichi stoccati nei cosiddetti lagoons. Inceneritore bloccato solo per il senso di responsabilità dell'allora ministro dell'ambiente Edo Ronchi. Si mobilitò anche l'intera valle tant'è che dal 1994 anno della chiusura della fabbrica grazie alle autorità piemontesi e liguri il territorio si sta piano piano riprendendo. Le sue sponde sono citate nel MARZO 1821 di Manzoni Oggi merita attenzione e tutela per tutti coloro che tanto lo hanno a cuore.

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