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LA DOLINA "CENTOPOZZI"

LA DOLINA "CENTOPOZZI"

RIGNANO GARGANICO, FOGGIA

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LA DOLINA "CENTOPOZZI"
La Dolina “Centopozzi” si trova in territorio di Rignano Garganico (FG), a circa 4 km dal paese, in direzione San Marco in Lamis, ad una quota media di 637 metri sul livello del mare (quota max 655, quota minima del fondo 620 m s.l.m.). Il toponimo è dovuto alla presenza, nel suo interno, di numerosi punti in corrispondenza dei quali affiora una falda acquifera. Nei secoli scorsi, l’uomo ha arginato ed approfondito tali punti, trasformandone alcuni in cisterne a cielo aperto, localmente denominate “piscine”, altre in pozzi, di dimensioni variabili da poche ad alcune decine di metri di diametro, facendone un prezioso uso per il consumo umano e per quello zootecnico. Oggi, nonostante le esigenze della popolazione siano soddisfatte dal capillare sviluppo dell’Acquedotto Pugliese, la risorsa idrica della dolina è ancora attivamente sfruttata dall’uomo per abbeverare il bestiame, in queste località allevato allo stato brado. Alcuni anni fa nell’area della dolina sono state rinvenute testimonianze risalenti ad una frequentazione del sito avvenuta tra il Paleolitico ed il Neolitico. Altre notizie storiche sul predetto luogo sono contenute nei cinque diplomi dei Catapani succedutisi dal 1006 in poi, confermate dal Decreto del Conte Enrico di Monte Sant’Angelo nel 1095. I documenti riguardano le concessioni e i confini dell’Antica Abbazia benedettina di San Giovanni in Lamis, ora convento di San Matteo. In questi documenti, nella parte dove si fa la descrizione dei confini che passano da questa dolina, si legge “qui vadit ad locus qui dicitur Jova, ubi acquae surgunt…”. Dal punto di vista geomorfologico, la dolina, uno più evidenti fra i fenomeni carsici, rappresenta la seconda dolina più grande del Gargano e, comunque, una delle più grandi d’Italia; tutte le doline pugliesi sono state censite nel Piano Paesaggistico Territoriale della Puglia e sottoposte a tutela. Per quanto riguarda gli aspetti idrogeologici, la falda acquifera affiorante nella Dolina è rappresentata da una rara e preziosa “falda sospesa”, alimentata dalla piogge invernali che lentamente confluiscono nella dolina dal territorio circostante. La Dolina Centopozzi, grazie all’intervento di oltre dieci anni fa dell’Ente Parco Nazionale del Gargano - ripristino degli anzidetti pozzi e dei relativi muri a secco perimetrali, arredi in legno - è ormai diventato l’angolo più suggestivo della zona, assiduamente frequentata dai turisti e dagli amanti della natura. Le particolari condizioni microclimatiche (minore ventosità, maggiore umidità ecc.) favoriscono l’attecchire di peculiari associazioni vegetali legate all’ambiente acquatico o comunque molto umido e, quindi, della fauna che frequenta questi ambienti (Aironi, Tarabusino, anfibi, insetti acquatici ecc.). Non a caso la Dolina “Centopozzi” rientra sia nel Parco nazionale del Gargano sia nel Sito di Importanza Comunitaria (SIC) “Bosco Jancuglia-Monte Castello”. Il paesaggio prevalente dell’area è quello dell’altopiano carsico segnato, oltre che dai fenomeni carsici, dai muri a secco di recinzione e dai tipici “pagliai”, anch’essi rigorosamente in pietra a secco. A causa del lungo periodo intercorso dall’ultimo intervento di valorizzazione del sito, realizzato a cura dell’Ente Parco Nazionale del Gargano), si rende necessario realizzare una serie di interventi di manutenzione straordinaria, fra i quali: Ripristino della sentieristica perimetrale; Ripristino della segnaletica in legno (bacheche tematiche, segnali direzionali ecc.); Ripristino/sostituzione della staccionata in legno; Ripristino/sostituzione degli arredi in legno (tavoli con panche, tettoie); Restauro del “pagliaio” in pietra a secco; Piccoli interventi di manutenzione dei muri in pietra perimetrali dell’area, di quelli di sostegno della strada di accesso e di quelli delle “piscine”; Pulizia generale dell’area (rifiuti abbandonati, rovi ecc.) e potature dei rami bassi

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La Dolina “Centopozzi” si trova in territorio di Rignano Garganico (FG), a circa 4 km dal paese, in direzione San Marco in Lamis, ad una quota media di 637 metri sul livello del mare (quota max 655, quota minima del fondo 620 m s.l.m.). Il toponimo è dovuto alla presenza, nel suo interno, di numerosi punti in corrispondenza dei quali affiora una falda acquifera. Nei secoli scorsi, l’uomo ha arginato ed approfondito tali punti, trasformandone alcuni in cisterne a cielo aperto, localmente denominate “piscine”, altre in pozzi, di dimensioni variabili da poche ad alcune decine di metri di diametro, facendone un prezioso uso per il consumo umano e per quello zootecnico. Oggi, nonostante le esigenze della popolazione siano soddisfatte dal capillare sviluppo dell’Acquedotto Pugliese, la risorsa idrica della dolina è ancora attivamente sfruttata dall’uomo per abbeverare il bestiame, in queste località allevato allo stato brado. Alcuni anni fa nell’area della dolina sono state rinvenute testimonianze risalenti ad una frequentazione del sito avvenuta tra il Paleolitico ed il Neolitico. Altre notizie storiche sul predetto luogo sono contenute nei cinque diplomi dei Catapani succedutisi dal 1006 in poi, confermate dal Decreto del Conte Enrico di Monte Sant’Angelo nel 1095. I documenti riguardano le concessioni e i confini dell’Antica Abbazia benedettina di San Giovanni in Lamis, ora convento di San Matteo. In questi documenti, nella parte dove si fa la descrizione dei confini che passano da questa dolina, si legge “qui vadit ad locus qui dicitur Jova, ubi acquae surgunt…”. Dal punto di vista geomorfologico, la dolina, uno più evidenti fra i fenomeni carsici, rappresenta la seconda dolina più grande del Gargano e, comunque, una delle più grandi d’Italia; tutte le doline pugliesi sono state censite nel Piano Paesaggistico Territoriale della Puglia e sottoposte a tutela. Per quanto riguarda gli aspetti idrogeologici, la falda acquifera affiorante nella Dolina è rappresentata da una rara e preziosa “falda sospesa”, alimentata dalla piogge invernali che lentamente confluiscono nella dolina dal territorio circostante. La Dolina Centopozzi, grazie all’intervento di oltre dieci anni fa dell’Ente Parco Nazionale del Gargano - ripristino degli anzidetti pozzi e dei relativi muri a secco perimetrali, arredi in legno - è ormai diventato l’angolo più suggestivo della zona, assiduamente frequentata dai turisti e dagli amanti della natura. Le particolari condizioni microclimatiche (minore ventosità, maggiore umidità ecc.) favoriscono l’attecchire di peculiari associazioni vegetali legate all’ambiente acquatico o comunque molto umido e, quindi, della fauna che frequenta questi ambienti (Aironi, Tarabusino, anfibi, insetti acquatici ecc.). Non a caso la Dolina “Centopozzi” rientra sia nel Parco nazionale del Gargano sia nel Sito di Importanza Comunitaria (SIC) “Bosco Jancuglia-Monte Castello”. Il paesaggio prevalente dell’area è quello dell’altopiano carsico segnato, oltre che dai fenomeni carsici, dai muri a secco di recinzione e dai tipici “pagliai”, anch’essi rigorosamente in pietra a secco. A causa del lungo periodo intercorso dall’ultimo intervento di valorizzazione del sito, realizzato a cura dell’Ente Parco Nazionale del Gargano), si rende necessario realizzare una serie di interventi di manutenzione straordinaria, fra i quali: Ripristino della sentieristica perimetrale; Ripristino della segnaletica in legno (bacheche tematiche, segnali direzionali ecc.); Ripristino/sostituzione della staccionata in legno; Ripristino/sostituzione degli arredi in legno (tavoli con panche, tettoie); Restauro del “pagliaio” in pietra a secco; Piccoli interventi di manutenzione dei muri in pietra perimetrali dell’area, di quelli di sostegno della strada di accesso e di quelli delle “piscine”; Pulizia generale dell’area (rifiuti abbandonati, rovi ecc.) e potature dei rami bassi
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