I Luoghi del Cuore
Il censimento dei luoghi italiani da non dimenticare
PALAZZO SANTORELLI

PALAZZO SANTORELLI

CARBONARA DI NOLA, NAPOLI

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PALAZZO SANTORELLI
Risalente ai primi anni dell’800 e da sempre di proprietà della Famiglia, il Palazzo Santorelli ha conservato l’impianto d’origine di architettura campano-borbonica a cui si sono aggiunti alcuni significativi interventi nella prima metà del ‘900. La realizzazione dell’edificio nelle sue fasi si deve ai diversi committenti, tutti della Famiglia, che nel corso del tempo hanno provveduto ad ampliarlo e ad arricchirlo anche in funzione delle esigenze. L’edificio di notevoli dimensioni è suddiviso in due corpi di fabbrica, uno principale con accesso su via Fortuna e l’altro con accesso da via Sambuco. Entrambi gli ingressi presentano androni con volte a botte a sesto ribassato, che immettono in cortili di forma rettangolare. L’ingresso principale su via Fortuna è evidenziato da un portale in pietra vulcanica, rastremata verso la base, con lesene a stucco e un portone ligneo probabilmente realizzato dopo la metà dell’800. L’androne ha una volta affrescata di un colore giallo-ocra, decorata al centro dello stemma della Famiglia. La facciata del palazzo è ripartita in fasce orizzontali da uno zoccolo, cornici e fasce marcapiano. In corrispondenza del primo piano la superficie è trattata con finto bugnato, che prende corpo in ampi riquadri sporgenti agli angoli dell’edificio e in corrispondenza del portone di accesso. L’edificio conserva gli originali serramenti in legno con i tipici oscuramenti ad anta interni. In corrispondenza del piano terra le finestre sono protette da caratteristiche inferriate in ferro battuto. Al piano terreno vi sono numerosi ambienti, per lo più di servizio, quali l’ex stalla, il garage, diversi depositi e spazi utilizzati un tempo per l’attività agricola. Sotto l’edificio si sviluppano estese cantine, ormai in disuso, che servivano per la conservazione delle botti e l’imbottigliamento del vino. Un’ampia scala di marmo consente di accedere al piano nobile del palazzo. Il primo piano si sviluppa intorno al cortile e si sporge su di esso attraverso una terrazza e una balconata (“loggia”), posta a destra dell’ingresso principale, sorretta da grossi archi a sesto ribassato. Sul piano si trovano appartamenti personali, ambienti di rappresentanza, locali adibiti a studio o biblioteca. Il secondo piano è costituito da locali per la lavorazione e il deposito dei prodotti agricoli, attività ormai esaurite. I tetti hanno travi in legno e copertura con tegole in cotto. Collegato al palazzo con accesso diretto dal cortile vi è un giardino padronale caratterizzato da antiche piante esotiche e da una “peschiera” ottocentesca. Molto stretto è il rapporto che per decenni ha legato la vita del Palazzo Santorelli a quella del paese. La natura prevalentemente agricola delle proprietà di famiglia richiedeva la raccolta e la lavorazione dei prodotti, con la conseguente frequentazione giornaliera di operai e agricoltori. Alla funzione economica si univa l’aspetto sociale del Palazzo a motivo dei ruoli pubblici svolti da alcuni antenati, tra cui Crescenzo Santorelli Sindaco di Carbonara nel 1809 e il Cav. Giuseppe Antonio, che fu Sindaco e Podestà del paese nei primi anni del ‘900. Per l’impegno sociale e la dedizione agli indigenti va ricordata Sofia Santorelli (1856-1937), la cui opera è ancora oggi ricordata da una cappella in sua memoria in via Roma. Il libro “La Famiglia Santorelli: Intrecci di storia della famiglia e del paese tra ‘800 e ‘900”, edito col patrocinio del Comune di Carbonara, raccoglie le biografie dei principali esponenti della Famiglia e descrive le vicende che l’hanno legata alla storia del paese (Michelangelo 1915 editore, 2017).

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Risalente ai primi anni dell’800 e da sempre di proprietà della Famiglia, il Palazzo Santorelli ha conservato l’impianto d’origine di architettura campano-borbonica a cui si sono aggiunti alcuni significativi interventi nella prima metà del ‘900. La realizzazione dell’edificio nelle sue fasi si deve ai diversi committenti, tutti della Famiglia, che nel corso del tempo hanno provveduto ad ampliarlo e ad arricchirlo anche in funzione delle esigenze. L’edificio di notevoli dimensioni è suddiviso in due corpi di fabbrica, uno principale con accesso su via Fortuna e l’altro con accesso da via Sambuco. Entrambi gli ingressi presentano androni con volte a botte a sesto ribassato, che immettono in cortili di forma rettangolare. L’ingresso principale su via Fortuna è evidenziato da un portale in pietra vulcanica, rastremata verso la base, con lesene a stucco e un portone ligneo probabilmente realizzato dopo la metà dell’800. L’androne ha una volta affrescata di un colore giallo-ocra, decorata al centro dello stemma della Famiglia. La facciata del palazzo è ripartita in fasce orizzontali da uno zoccolo, cornici e fasce marcapiano. In corrispondenza del primo piano la superficie è trattata con finto bugnato, che prende corpo in ampi riquadri sporgenti agli angoli dell’edificio e in corrispondenza del portone di accesso. L’edificio conserva gli originali serramenti in legno con i tipici oscuramenti ad anta interni. In corrispondenza del piano terra le finestre sono protette da caratteristiche inferriate in ferro battuto. Al piano terreno vi sono numerosi ambienti, per lo più di servizio, quali l’ex stalla, il garage, diversi depositi e spazi utilizzati un tempo per l’attività agricola. Sotto l’edificio si sviluppano estese cantine, ormai in disuso, che servivano per la conservazione delle botti e l’imbottigliamento del vino. Un’ampia scala di marmo consente di accedere al piano nobile del palazzo. Il primo piano si sviluppa intorno al cortile e si sporge su di esso attraverso una terrazza e una balconata (“loggia”), posta a destra dell’ingresso principale, sorretta da grossi archi a sesto ribassato. Sul piano si trovano appartamenti personali, ambienti di rappresentanza, locali adibiti a studio o biblioteca. Il secondo piano è costituito da locali per la lavorazione e il deposito dei prodotti agricoli, attività ormai esaurite. I tetti hanno travi in legno e copertura con tegole in cotto. Collegato al palazzo con accesso diretto dal cortile vi è un giardino padronale caratterizzato da antiche piante esotiche e da una “peschiera” ottocentesca. Molto stretto è il rapporto che per decenni ha legato la vita del Palazzo Santorelli a quella del paese. La natura prevalentemente agricola delle proprietà di famiglia richiedeva la raccolta e la lavorazione dei prodotti, con la conseguente frequentazione giornaliera di operai e agricoltori. Alla funzione economica si univa l’aspetto sociale del Palazzo a motivo dei ruoli pubblici svolti da alcuni antenati, tra cui Crescenzo Santorelli Sindaco di Carbonara nel 1809 e il Cav. Giuseppe Antonio, che fu Sindaco e Podestà del paese nei primi anni del ‘900. Per l’impegno sociale e la dedizione agli indigenti va ricordata Sofia Santorelli (1856-1937), la cui opera è ancora oggi ricordata da una cappella in sua memoria in via Roma. Il libro “La Famiglia Santorelli: Intrecci di storia della famiglia e del paese tra ‘800 e ‘900”, edito col patrocinio del Comune di Carbonara, raccoglie le biografie dei principali esponenti della Famiglia e descrive le vicende che l’hanno legata alla storia del paese (Michelangelo 1915 editore, 2017).
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