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IL COLOMBARIUM DI SOCCAVO

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IL COLOMBARIUM DI SOCCAVO
In un articolo riguardo il cippo di Soccavo, ho già spiegato come la presenza dei romani fosse viva nel quartiere ed a rafforzare questa tesi, vi è il colombarium di Via Pigna. Il colombarium, più comunemente noto come colombario o colombaio/a, è una costruzione funeraria che si sviluppa in altezza, divisa in loculi, ciascuno volto ad ospitare le urne cinerarie dei defunti. Questa tipologia di struttura funeraria ebbe la massima diffusione nel mondo romano, tra la metà del I secolo a.C., fino al II secolo d.C. Il colombarium di Soccavo, definito anche mausoleo romano di Via Pigna, è completamente in tufo, materiale tipico dell’area vesuviana e molto utilizzato nella zona di Soccavo, in quanto fu cava estrattiva proprio in epoca romana; realizzato con la tipica tecnica edilizia romana, opus reticulatum, il colombarium presenta 10 nicchie, disposte su 2 file, a sinistra si trova la nicchia più grande, di cui restano tracce di policromia prevalentemente rossa. Forse la più antica testimonianza visiva ed artistica del colombarium di Soccavo, è quella di Giuseppe Cacciaro, il quale nel 1886, raffigura la struttura immersa, in perfetta armonia, in un paesaggio di campagna. Distrutto, in parte negli anni ‘80 del secolo scorso, a causa dell’allargamento dell’asse viario, il colombarium negli anni è stato visivamente deturpato dalla ingombrante presenza di un cassonetto dei rifiuti che giaceva proprio a ridosso della struttura funeraria e fino al 2008, anno della crisi dei rifiuti in Campania, la spazzatura veniva abbandonata con non curanza davanti al bene culturale. Ad occuparsi, per anni, della manutenzione del colombarium, sono stati i volontari del GAN (Gruppo Archeologico Napoletano), i quali chiesero ed ottennero non solo lo spostamento del cassone, ma anche la realizzazione di una ringhiera di protezione, l’apposizione di una tabella informativa e l’ancoraggio della parete in tufo tramite dei ganci di ferro. soccavoOggi il colombarium è “protetto” da una struttura che aiuta soltanto a tamponare momentaneamente la situazione, impedendo l’aggravarsi delle condizioni già precarie in cui versa la struttura. Ma ciò di cui ha bisogno questo pezzo di storia, sì della nostra città, ma soprattutto del quartiere di Soccavo, è di una manutenzione straordinaria per il restauro e recupero del bene archeologico, da parte della magnifica Soprintendenza che spesso, vuoi per mancanza di fondi, vuoi per mancanza di personale, non si cura abbastanza dei beni culturali.

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