Santo Stefano di Camastra è uno dei principali centri siciliani per la produzione di ceramiche e in particolare, con una tradizione che risale al XVII secolo, di mattonelle maiolicate. Il Cimitero Vecchio, collocato a un chilometro dal centro storico, rappresenta un vero e proprio museo a cielo aperto di questa produzione. La sua unicità è rappresentata sia dalla struttura architettonica delle 96 tombe presenti, denominata alla “cappuccina”, sia dal rivestimento delle tombe stesse, costituito da mattonelle, chiamate “ambrogette”, decorate con motivi ornamentali su fondo bianco. Ne sono state contate circa 75 tipologie diverse, a testimoniare l’incontro tra conoscenza tecnica, maestranza e gusto artistico di varie scuole di ceramisti operanti nel messinese. Il cimitero, attivo dal 1878 al 1880, fu abbandonato in quell’anno in favore di quello nuovo. Sembra che le tombe qui conservate siano state ispirate da simili realizzazioni tipiche dei cimiteri del nord Africa; verso la metà dell’Ottocento, infatti, erano molto attivi i traffici marittimi di maioliche con le coste settentrionali dell’Africa, in particolare con la Tunisia. La prima sepoltura qui registrata fu quella della giovane Caterina Greco, moglie di un capitano di “barca grossa”, che pare si fosse ispirato proprio a simili manufatti incontrati nei suoi viaggi sulle coste tunisine. Negli anni Novanta la Soprintendenza dei Beni Culturali di Messina ha restaurato alcune delle tombe, ma si rendono ancora necessari lavori di manutenzione e recupero delle altre presenti: originariamente, infatti, le tombe erano completamente ricoperte di maioliche, ma negli anni alcune delle piastrelle si sono staccate e sono conservate nel museo cittadino a Palazzo Trabia.
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Santo Stefano di Camastra è uno dei principali centri siciliani per la produzione di ceramiche e in particolare, con una tradizione che risale al XVII secolo, di mattonelle maiolicate. Il Cimitero Vecchio, collocato a un chilometro dal centro storico, rappresenta un vero e proprio museo a cielo aperto di questa produzione. La sua unicità è rappresentata sia dalla struttura architettonica delle 96 tombe presenti, denominata alla “cappuccina”, sia dal rivestimento delle tombe stesse, costituito da mattonelle, chiamate “ambrogette”, decorate con motivi ornamentali su fondo bianco. Ne sono state contate circa 75 tipologie diverse, a testimoniare l’incontro tra conoscenza tecnica, maestranza e gusto artistico di varie scuole di ceramisti operanti nel messinese. Il cimitero, attivo dal 1878 al 1880, fu abbandonato in quell’anno in favore di quello nuovo. Sembra che le tombe qui conservate siano state ispirate da simili realizzazioni tipiche dei cimiteri del nord Africa; verso la metà dell’Ottocento, infatti, erano molto attivi i traffici marittimi di maioliche con le coste settentrionali dell’Africa, in particolare con la Tunisia. La prima sepoltura qui registrata fu quella della giovane Caterina Greco, moglie di un capitano di “barca grossa”, che pare si fosse ispirato proprio a simili manufatti incontrati nei suoi viaggi sulle coste tunisine. Negli anni Novanta la Soprintendenza dei Beni Culturali di Messina ha restaurato alcune delle tombe, ma si rendono ancora necessari lavori di manutenzione e recupero delle altre presenti: originariamente, infatti, le tombe erano completamente ricoperte di maioliche, ma negli anni alcune delle piastrelle si sono staccate e sono conservate nel museo cittadino a Palazzo Trabia.