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EREMO DI SANTA MARIA A CASTELLO

EREMO DI SANTA MARIA A CASTELLO

LANZARA, SALERNO

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EREMO DI SANTA MARIA A CASTELLO
Fossalupara (odierno Santa Maria a Castello) nacque nel periodo 758 – 786 come fortezza voluta da Arechi II, Principe longobardo di Benevento, sulle rovine dell’antico accampamento romano “Castrum Augusti”, entrando a far parte della lunga catena di castelli che da Castellammare, Lettere, Gragnano, Angri, Sarno, Roccapiemonte, Castel San Giorgio, Mercato San Severino, Montoro, Solofra, fino al Sannio, assicuravano un perfetto controllo di tutto il Principato Longobardo di Benevento. La fortezza fu costruita sulla sommità della collina di Sant’Apollinare a 292 metri sul livello del mare, a guardia della via Popilia. Quest’ultima era l’unica via di accesso tra la valle del Sarno e quella di Sanseverino, ovvero della zona conosciuta anche come “il passo dell’Orco”. Tale denominazione popolare della gola risale all’età medioevale in memoria del passaggio di Annibale nel 216 a.C., durante l’assedio di Nocera. Nel 1077 Il Castello perse la sua funzione militare e fu donato con tutte le sue pertinenze alla Badia Benedettina di Cava de’ Tirreni. Nel 1200 l’Abate Giovanni dell’Abbazia di Materdomini, sui resti del Castello di Fossalupara, fondò l’Eremo per creare un luogo di riposo, di ritiro spirituale e di preghiera per i suoi monaci benedettini (detti anche preti bianchi). Nel 1856 la Parrocchia di Roccapiemonte cedette alla Parrocchia di San Biagio di Lanzara l’Eremo di Santa Maria a Castello con la frazione Trivio. La madonna del Castello: L'autentico capolavoro affrescato di arte trecentesca raffigurante la Madonna delle Grazie, che nel corso dei secoli è stato nascosto da altre immagini sovrapposte dipinte da mani inesperte, ha rivisto la luce nell’anno 1947. L’artista romano prof. Canale, trovandosi a restaurare le pitture del soffitto della chiesa di Materdomini, durante una visita all’Eremo, si accorse che al disotto di quei dipinti eterogenei, vi era ancora conservato il capolavoro originario. Il lavoro di restauro fu iniziato dallo stesso professore e portato a termine qualche anno dopo da padre Stefano Macario, altro esperto in materia. [Da "Raccontando Lanzara e dintorni" -2001, di Francesco Lauro]

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Fossalupara (odierno Santa Maria a Castello) nacque nel periodo 758 – 786 come fortezza voluta da Arechi II, Principe longobardo di Benevento, sulle rovine dell’antico accampamento romano “Castrum Augusti”, entrando a far parte della lunga catena di castelli che da Castellammare, Lettere, Gragnano, Angri, Sarno, Roccapiemonte, Castel San Giorgio, Mercato San Severino, Montoro, Solofra, fino al Sannio, assicuravano un perfetto controllo di tutto il Principato Longobardo di Benevento. La fortezza fu costruita sulla sommità della collina di Sant’Apollinare a 292 metri sul livello del mare, a guardia della via Popilia. Quest’ultima era l’unica via di accesso tra la valle del Sarno e quella di Sanseverino, ovvero della zona conosciuta anche come “il passo dell’Orco”. Tale denominazione popolare della gola risale all’età medioevale in memoria del passaggio di Annibale nel 216 a.C., durante l’assedio di Nocera. Nel 1077 Il Castello perse la sua funzione militare e fu donato con tutte le sue pertinenze alla Badia Benedettina di Cava de’ Tirreni. Nel 1200 l’Abate Giovanni dell’Abbazia di Materdomini, sui resti del Castello di Fossalupara, fondò l’Eremo per creare un luogo di riposo, di ritiro spirituale e di preghiera per i suoi monaci benedettini (detti anche preti bianchi). Nel 1856 la Parrocchia di Roccapiemonte cedette alla Parrocchia di San Biagio di Lanzara l’Eremo di Santa Maria a Castello con la frazione Trivio. La madonna del Castello: L'autentico capolavoro affrescato di arte trecentesca raffigurante la Madonna delle Grazie, che nel corso dei secoli è stato nascosto da altre immagini sovrapposte dipinte da mani inesperte, ha rivisto la luce nell’anno 1947. L’artista romano prof. Canale, trovandosi a restaurare le pitture del soffitto della chiesa di Materdomini, durante una visita all’Eremo, si accorse che al disotto di quei dipinti eterogenei, vi era ancora conservato il capolavoro originario. Il lavoro di restauro fu iniziato dallo stesso professore e portato a termine qualche anno dopo da padre Stefano Macario, altro esperto in materia. [Da "Raccontando Lanzara e dintorni" -2001, di Francesco Lauro]
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